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giovedì 26 marzo 2020

Fiabette Sfigate: Promo

UN PRINCIPE, DUE PRINCIPESSE

(Immagine © Nintendo)

Era tutta colpa della Fata Madrina. Era stata lei a combinare il casino. E ora doveva porvi rimedio, maledizione. Il che significava barcamenarsi tra due Principesse starnazzanti e livorose, Chiara e Bruna, che non facevano che telefonarle in continuazione per vomitarle addosso minacce ed improperi. Misericordia!
Il punto è che si era confusa e aveva dato al Principe Azzurro due indirizzi, anziché uno. E quel bellimbusto, invece di accontentarsi, dopo la prima Principessa aveva pensato bene di andare a salvare (rectius: impalmare) la seconda. Con tutto quello che ne era conseguito.
Un processo penale per bigamia per lui, una contesa tra due fanciulle isteriche per lei. E non solo per lei, a quanto pareva, dato che le urla delle rivali echeggiavano terrificanti nella vallata... Stavano già fioccando le prime denunce per schiamazzi, oltre a diffondersi numerose leggende in proposito, circa lo spirito di un grosso felino mannaro, impalato a morte in una sera d'autunno, e col dono dell'ubiquità... 
E non era mica tutto lì: ben presto le Principesse passarono dalle parole ai fatti, facendo salire l'indice dell'ansia di diverse misure! Iniziarono con dei dispettucci meschini, sempre più sgradevoli e pericolosi, che tra l'altro spiegavano i loro effetti anche sui rispettivi regni di appartenenza: la piaga delle locuste, la pioggia di rane, una piccola apocalisse zombie... La Fata Madrina doveva risolvere, o la cosa le sarebbe sfuggita di mano. 
Dunque si scusò pubblicamente e organizzò un torneo: Chiara e Bruna si sarebbero sfidate in una terna di prove difficilissime, e chi ne avesse vinta la maggior parte, si sarebbe aggiudicata il bel Principe per l'eternità. Tra parentesi, invece di essere oggetto di critiche e censure per il comportamento leggero e scellerato, Azzurro raccoglieva l'ammirazione da tutti: era un grande, un figo, un genio, secondo l'opinione popolare, cosicché passava il tempo a sorridere e a pavoneggiarsi, ed era diventato il testimonial per la réclame di uno shampoo. 
Nessuno, invece, mostrava la benché minima solidarietà per le due Principesse buggerate: era troppo divertente vederle accapigliarsi, tanto più che, avendo entrambe un carattere focoso, davano molte soddisfazioni agli spettatori, specie quando iniziavano ad ingiuriarsi e a recriminare (chi aveva aspettato che cosa e per quanto... a quali disumane condizioni... con quali atroci limiti ed imposizioni...).
La Fata Madrina sospirò. Non voleva tergiversare oltre, così allestì di corsa l'arena, fece accomodare il pubblico – erano accorsi i sudditi di tre Reami, più qualche viandante e dei curiosi di passaggio – e proclamò l'inizio del torneo e l'apertura delle scommesse:
la prima emozionante prova consisteva nel raccogliere otto sacchi di riso il più rapidamente possibile. L'arena era stata divisa in due, ed ogni Principessa aveva una metà a disposizione, il riso era già stato sparpagliato e i sacchi collocati sulla linea centrale dell'area.
Chiara protestò: «Ma che cavolo di prova è mai questa? È demenziale!»
Bruna concordò: «Non potevamo puntare su una sfida al Karaoke? O ad una partita a dama?»
La Fata Madrina si spazientì: che si credevano? Erano in una fiaba! Queste erano le prove in cui si misuravano le Principesse nelle fiabe, era notorio. Volevano forse dormire su un pisello?
«Beh... lo scopo è quello, no?», sibilò Chiara, inarcando le sopracciglia.
Bruna sghignazzò: «Eccome! Direi!» 
Il Principe incoraggiò entrambe dicendo che avrebbe fatto il tifo per tutt'e due.
Le ragazze ebbero la tentazione di levarsi una scarpa ciascuna e di tirargliela, ma c'era pure la Fiabalandia Tv che riprendeva, quindi si diedero un contegno e si misero carponi a raccogliere i chicchi di riso. 
Con le mani. 
Avendo cura di separare ogni chicco dalla polvere dell'arena.
Quando la gara finì, in perfetta parità, il pubblico era in stato semi comatoso, la Fata Madrina russava, mentre Azzurro faceva il cretino con la ragazza che vendeva il popcorn.
«Seconda prova», sbadigliò la Fata Madrina, destandosi. «Ancora più difficile: raccogliere il più velocemente possibile dieci sacchi di zucchero, distinguendo quello di canna da quello raffinato.»
Questa volta Bruna bestemmiò: aveva già la schiena a pezzi, e le toccava ricominciare? Chiara annuì e cominciò ad inveire tra sé: ma poteva una gara essere più stupida? Poteva? 
E mancava ancora la terza prova... In che sarebbe consistita? Raccogliere il borotalco? La Fata Madrina arrossì, sforzandosi di non guardare le casse di borotalco già pronte in un angolo dell'arena.
«Basta», sentenziò Bruna scrutando l'avversaria. «Mi arrendo, do forfait. Non ne posso più di 'ste baggianate. Tieniti pure il tuo bel Principe: hai vinto!» 
«No aspetta», protestò Chiara, «Vuoi dire che mi lasci da sola a fare 'sto lavoraccio ingrato?» Lo zucchero era già stato distribuito su tutta l'area. 
Il Principe le scoccò uno sguardo incandescente e le rivolse il suo sorriso più smagliante.
«E dovrei farlo», si sdegnò Chiara, «per quell'idiota che ha combinato il pasticcio e che ora se ne sta lassù a “sgranocchiare popcorn” mentre noi quaggiù sgobbiamo spezzandoci le ossa? Ma per favore!!! Stiamo scherzando?»
«Io mi sono stufata», annunciò Bruna, infischiandosene altamente del malcontento che serpeggiava fra la folla. «Bye bye!» Voltò le spalle a tutti, e si avviò verso l'uscita emettendo un piccolo “mpf” in segno di spregio. 
«No, aspetta...» la apostrofò Chiara, smarrita. «Aspetta, dannazione. Vengo con te. Alla fine quello svaporato non mi piace neanche, era solo una questione di puntiglio.»
E le fanciulle si allontanarono insieme, mentre Azzurro chiedeva alla ragazza che vendeva i popcorn che accidenti fosse successo. 
Le due Principesse divennero amiche, rimasero nubili, e andarono spesso a caccia di maschi insieme, senza mai più litigare. In fondo erano delle stesso parere: perché accontentasi di un uomo solo, quando il mare era pieno di pesci?
Ah, sì... e vissero felici e contente.

Auguri Blog!

SETTIMO COMPLYBLOG


Mi faccio gli auguri da sola, ben sapendo che sto battendo la fiacca perché ormai mi sono praticamente trasferita su Instagram. 
Mi spiace, ragassuoli. 
Ma non abbastanza, oppure rimedierei. 
Invece non ho nemmeno voglia di darvi in pasto i soliti dati statistici del genetliaco... però... ecco, vi faccio un regalo.
Sperando che lo consideriate un regalo e non una punizione. 
Suspense.
In questa quarantena – in cui, com'è logico, mi sto dedicando alla vita contemplativa – ho finito, MPM permettendo, “Catarsi”, il quinto volume della Saga delle Fanciulle del Mare (in realtà da due anni in fase di correzione) e ora mi sto dedicando alla stesura delle “Fiabette Sfigate”, di cui tanti di voi hanno già avuto un anticipo in appendice all'edizione cartacea de “Il Sogno di Ecate”, uscita a dicembre.
L'idea è quella di pubblicare una piccola antologia. Appena possibile, anche se, al momento, sono ancora in alto mare.
Sia come sia, adesso vorrei regalarvi una fiabetta. Sarà comunque inclusa nel librino (e magari nel frattempo muterà un po', perché non ne ho ancora ricorretta nessuna), ma intanto, se vi va, potete leggervela in anteprima.

Baci a tutti, e grazie di essere ancora qui. 

venerdì 13 marzo 2020

Una stratificazione di misteri

SUL VIALE DELLE OMBRE
di Enrico Scebba
(su Ig @enricoscebba)


Lo so... E' da una vita che non posto, e se lo faccio ora non è per la faccenda del Coronavirus, che al momento sto cercando di tenere lontano dai miei pensieri. Del resto, MPM lo ha sempre detto: sei talmente sconnessa dalla realtà che se dovesse capitare qualche catastrofe a livello mondiale tu, bel bella, continueresti a dissertare di libri come se niente fosse. Esatto. Proprio così. Non intendo parlare di come tutto andrà male o bene. Non intendo parlarne proprio. E in fondo l'ho sempre dichiarato: la realtà è bandita da qui, perciò lasciatemi nella mia bolla di felicità apparente e non me la scoppiate.
Almeno finché non mi ammalo o si ammala MPM. O un'altra persona cara. O arrivano gli zombi. Lasciate che viva a modo mio la quarantena.

In quanto al volume in questione, invece, sappiate che non è di una persona qualsiasi, ma di un valente bookstagrammer, che, tra l'altro, mi ha fatto una dedica bellissima. Questo è il suo romanzo d'esordio, primo di una trilogia che spero di poter continuare a leggere al più presto. 

Et voilà, la recensione (sono schematica perché da qui in giù riporto tutto su Ig, e vorrei evitare troppe cesure o disarmonie):
Ebbene, non sembra il lavoro di un esordiente, men che meno di un esordiente giovane (Enrico è dell'89). Sia lo stile che i contenuti, infatti, vantano un'impostazione molto classica, in linea con quella dei Maestri del Gotico, e in particolare ricordano Dracula e Frankestein, con il loro gravame esistenziale ed il sottotesto romantico (in senso storico), che pulsano sotto la trama principale, imperniata sui colpi di scena e l'intrattenimento. Il pregio maggiore, peraltro, è dato dalla potenza evocativa delle descrizioni, sempre molto dettagliate e precise, che si riflettono sull'atmosfera malsana, suggestiva e ricercata, fondamentalmente fredda, ma avvolgente e piena di riverberi e di echi sussurrati, che continuano a bisbigliarti nelle orecchie dopo che la lettura è terminata. Atmosfera che viene costruita gradualmente, attraverso piccole addizioni, con calibrata abilità, talvolta alleggerita dai dialoghi, nel complesso abbastanza frequenti, che però, in altre occasioni, contribuiscono ad accentuare la tensione e il senso di malessere. La scrittura, sebbene ricca e dal frasario variegato, con una punta di ricercata ridondanza, è scorrevole e rapida, e, lungi dallo scadere in vuoti manierismi, è sempre al servizio dell'azione.
L'impegno e la cura sono evidenti, ed è chiaro che l'autore si è documentato tantissimo, oltre ad essere estremamente scrupoloso. Ma soprattutto innamorato della sua terra. La meravigliosa Villa Phalagon, il luogo principale dove è ambientato il romanzo, nonché suo centro nevralgico, edificato su segreti tremendi ed una stratificazione di misteri, è ispirato a Villa Palagonia di Bagheria. Che, già dopo la prefazione vorremmo ardentemente visitare.  
Quindi, che dire ancora? Complimenti ad Enrico!!! 

E, infine, grazie al prode @sandro_caricato, che si è prestato a condividere la lettura (nonostante sia una brutta e svergognata persona dagli innumerevoli e gravi difetti), rendendo l'esperienza ancora più densa e stimolante grazie al confronto.  E se volete farne uno anche voi... be', ha postato anche lui la sua recensione sul libro... Che mi è piaciuta parecchio, a dispetto della sua perfidia (bleeeeeeee!). 

P.S.
Ovviamente considero Katie una sgualdrinella ipocrita e smorfiosa, Steven e John due arroganti bellimbusti, mentre amo Carl con tutto il cuore, dal primo istante in cui è comparso. I love you, Carl!!! Enrico, mettici una buona parola tu!