Se ti è piaciuto il mio blog


web

mercoledì 3 febbraio 2021

Una celebrazione sui generis

DESTINATO A LEI

di Giulio Vinci

(su Ig @poesie_erotiche)

Riservato ad un pubblico adulto. 

Sì, perché si tratta di poesie erotiche, dionisiache, spesso molto esplicite, in cui si sente scorrere potente la lussuria, in parallelo all'amore, intenso, assoluto, imperativo, anche se ce ne sono alcune che – sensibilità personale – mi suonano possessive e un po' sessiste e non mi sembrano molto lusinghiere per una donna. 

O forse sì, dipende. 

Magari sono io che sono bigotta e imprigionata in schemi preconfezionati, che, in questo caso, non si dovrebbero applicare. O, semplicemente, in quanto non sono che una spettatrice terza, necessariamente incapace di sintonizzarmi con un rapporto che non può che escludermi, perché non è il mio, e che è così assoluto da travalicare le regole ordinarie, se non sovvertirle, per crearne di proprie.

Il dubbio ce l'ho, in effetti.

E non è detto che agli stessi termini diamo il medesimo significato.

Perché una cosa è quello che viene detto, una quello che i componimenti  comunicano, e che, al di là della semantica o dei vocaboli, sono fatti di fuoco, e mi trasmettono intensità, bellezza, forza, e persino ieraticità.

E dunque? Si può parlare di offesa? Di dinamiche che non sempre condivido? O è piuttosto una celebrazione sui generis, sacra, impetuosa, così urgente e perentoria da spingersi oltre tutti i confini fino a ridisegnarne di nuovi? Che tocca corde profonde, ancestrali, e le suona con maestria quasi divina, tanto da non ritenere di doversi preoccupare dei miseri mortali che occasionalmente le intercettano?      

Tralasciando le mie personali concezioni, qualitativamente le poesie sono molto belle, auliche, volgari, o entrambe insieme, ma mai gratuitamente, variegate, feroci, e cariche di desiderio e di passione.

Da leggere.

Con la mente aperta e un occhio al contesto.

Giovanile e un po' coatto

AUG!

di Jans Illusion

(su Ig @jans_illusion)

Un romanzo esplosivo, originale, capace di mostrare più che di dire, volutamente ruvido e stridente... e corposo, non per il numero di pagine, ma per tutto quel che contiene: vita vera e pulsante, amicizia, morte, amore, tradimento, idee sballate, follia, sesso, e un sacco di fracasso.

In primis a livello stilistico: a metà fra Zerocalcare e Irvine Welsh (con più Welsh che Calcare, per fortuna), dalla prorompente freschezza linguistica, genuino, triviale, ma che quando vuole sa fermarsi, inspirare, ed essere elegiaco e dolcissimo. Ti fa entrare nella testa dei protagonisti, nei loro pensieri reconditi e retropensieri, che però restano loro e non ti permettono di immedesimarti del tutto, tanto sono fortemente caratterizzati. Con gusto e divertimento. E tantissima ironia, che sempre apprezzo.  

La trama, poi, è pregna di ambivalenza, di cambi di registro, di situazioni che scivolano in altre, quando non ci precipitano, sovente catturandoti e imbrigliandoti nella loro rete perché vuoi sapere dove accidenti andranno a parare, ma senza imperativi, perché intanto ti fa piacere essere trasportato, immergerti nel viaggio e ascoltare il trambusto, che agisce a più livelli... e ti fa godere di ogni riferimento, di ogni citazione (persino di quelle musicali, che io normalmente detesto). 

L'opera è ipnotica, giovanile, un po' coatta, e frizzantissima.

Ha un unico difetto... Che mi urta. Ma questo dipende dalla differenza di testa fra me e l'autore (peraltro simpaticissimo ed educatissimo), ed è che io sono fortemente normativa. Lui no. Anzi... Ma parla una che avrebbe preso i protagonisti de “La Casa di Carta” e avrebbe fatto loro mangiare ogni nota di “Bella ciao!”, perché, un po' di coerenza, diamine, siete dei cavolo di rapinatori, se vi atteggiate ad eroi rivoluzionari mi fate venire voglia di impalarvi a sangue. Quindi non badate a me. Il romanzo è un diamantino grezzo, ma bello lucente...