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lunedì 16 ottobre 2023

Un frullatore acceso molto carino e colorato

KAERU

di Matteo Lorenzi (@...)

A metà tra sci-fi, critica sociale e thriller, “Kaeru” è un romanzo peculiare, che, pur attingendo a diverse fonti espressamente citate dall’autore, riesce a plasmarle in modo personale, dando vita a qualcosa di nuovo, dalle svolte inaspettate, che presto ti fanno venire il dubbio di esserti infilato in un frullatore acceso. 

Un frullatore acceso molto carino e colorato, dalle rifiniture preziose, ma sempre un frullatore.

Non è male come sensazione, ti sballotta giusto un po’ il cervello, specie all’inizio, ti stupisce e ti colpisce… Poi ci si abitua alla sorpresa, si segue piacevolmente il flusso, rilassandosi ed intuendo dove si andrà a parare, grazie anche agli ammiccamenti e agli indizi sparsi dall’autore. Così si crede, ma… Errore! Perché all’improvviso, quando tutto sembra ormai chiaro e lineare, arriva un’altra sferzata dritta alla corteccia cerebrale e ogni certezza viene sovvertita. Mai fidarsi dei frullatori accesi! 

Il risultato finale è divertente e bizzarro, a tratti addirittura rapinoso, eppure, insistendo la narrazione su diversi piani di lettura, riesce altresì a sollevare interrogativi di vario genere, metafisici e filosofici, sempre stimolanti da esplorare e forieri di riflessioni di ordine complesso. A questo proposito, con grande onestà, il romanzo fornisce tutte le risposte legate all’intreccio, ma si guarda bene dall’azzardare soluzioni di natura esistenziale.

Unici nei: alcuni salti logici e almeno una coincidenza difficile da digerire, ma questi piccoli difetti si perdonano volentieri, tanto più che l’opera è godibile, specie nella prima metà, anche sotto il profilo della qualità della scrittura, deliziosamente paratattica. 

Forse, ecco, nell’ultima parte la trama accelera troppo… Ma può essere una sensazione data dal dispiacere per la brevità del romanzo. Non disdegnerei, infatti, una revisione in cui gli eventi precipitassero più lentamente, soprattutto perché mi darebbe l’occasione di rimanere in questo stupefacente universo narrativo un po’ più a lungo.

Crisi come sinonimo di opportunità

IN VOLO CON IL VENTO A FAVORE

di Roberta Capriglione

Un romanzo di rinascita, in cui tutto (lavoro, cuore, equilibrio psicofisico) prima va male e poi, con un po’ di fortuna e tantissima determinazione, si risolve in modi inattesi e non lineari, imboccando strade oblique, con soluzioni che potremmo definire alternative, diverse da quello che avremmo auspicato, ma migliori e più soddisfacenti.

L’applicazione pratica, insomma, del concetto di crisi come sinonimo di opportunità.

Detto così può sembrare semplicemente un’opera consolatoria, invece il romanzo si fonda su una graduale presa di coscienza cui la protagonista, Olivia, arriva a poco a poco, non senza qualche falsa partenza, coinvolgendoci, innanzitutto, emotivamente, grazie al calore che irradia come persona. 

Per la sua ricchezza interiore, per il suo buon senso, bellezza e positività, specie quando fa l’impossibile, ossia comprendere le ragioni di chi l’ha tradita, smettendo di puntare il dito contro il soggetto formalmente colpevole, acquisendo, piuttosto, grazie a riflessione, empatia e onestà intellettuale, la capacità di invertire i ruoli e il punto di vista, fino a comprendere che a volte si sbaglia solo per non affogare.

Sullo sfondo una storia d’amore particolarmente romantica che non disturba nemmeno gli allergici come me, perché, se si è multidimensionali e splendenti quanto Olivia si risulta interessanti sempre, qualunque cosa si faccia, si sogni o si elucubri, perché sempre si sarà autentici e profondi.

Meraviglioso il finale, delicato ed entomologico (non spaventatevi, lo è in un senso che può apprezzare chiunque, non solo un’amante dei coleotteri).

E quindi… Grande, Roberta! Chi ha avuto la fortuna di incontrarti di persona non può che riconoscere da vicino mille eccezionali riflessi di te.

Originalità e carisma

SPRAZZI DI UNA VITA PASSATA

di T. C. White

Sapevo che l'autrice usa il pretesto del romance per confezionare storie di rinascita e perle motivazionali infarcite di fisica quantistica, ma qui andiamo ben oltre: ci immergiamo in teorie immaginifiche e articolate che sforano nella miglior  fantascienza. Quella che non si limita ad intrattenere, ma che ci induce a soffermarci su questioni esiziali e variegate: etiche, esistenziali, metafisiche... senza mai dimenticare, però, leggerezza e pathos, con una base di plausibilità documentata e di ottima prosa, attenta al lessico, ma altresì semplice e squisitamente fluida.

Il romanzo mi è piaciuto persino più del precedente “Scintille di un'altra esistenza”, di cui ritroviamo la protagonista, Sabrina, e la allora comprimaria, Cristina, ora assurta a personaggio principale, oltre a Sophia, a completare il trio di migliori amiche, la protagonista di “Frammenti di un'altra vita”. I tre volumi, infatti (di cui devo ancora recuperare il primo), pur essendo leggibili in maniera indipendente, con richiami e corrispondenze facili da cogliere, insieme costituiscono la preziosa serie “Sulle ali della vita”, che mixa abilmente i generi, le emozioni, gli interrogativi ontologici  e vanta più piani di lettura, a seconda del tipo di impegno che si ricerca. 

Questo tomo finale, però, dotato di originalità e carisma, ha il pregio di completare un climax trascendentale molto affascinante, traboccante di stupore, di ideologie positive e vivificanti, tali da infondere nel lettore una sensazione di pienezza e positività, di ristoro e relax, che lo faranno sentire più sereno, ma anche un gradino più in su nel proprio personale percorso evolutivo. 

Grazie, Tiziana!

Un mondo intero

 SUL VIALE DELLE OMBRE

I TESORI DEL NEGROMANTE

di Enrico Scebba

Secondo volume della trilogia “Sul Viale delle ombre”, ambientata dieci anni dopo la prima. Ma più... Più tutto! Meglio costruita, più incalzante, con personaggi di maggior spessore e misteri più intricati e stimolanti!  E pure stilisticamente si osserva una crescita pazzesca: lo stile dell'autore, già maturo nel primo tomo, si affina e perfeziona ulteriormente, contribuendo a rendere l'opera un gioiellino gotico che non ha nulla da invidiare agli scrittori delle grande Case Editrici! E al contempo si ritrovano i pregi della prima avventura: la coralità della trama, le situazioni che si alternano e intrecciano, le sottotrame, l'atmosfera splendida e le ambientazioni curate e suggestive...

Ma la verità è che questo non è solo un libro, è un mondo intero, un affresco multiforme che è bello godere nella sua interezza: non soltanto con i buoni, vecchi protagonisti de “La lacrima del Principe” (Carl su tutti), che è splendido rincontrare potendone osservare l'evoluzione e i cambiamenti (diamine, persino quell'insulsa sciacquetta di Katie adesso ha il suo perchè), ma completando il quadro e la resa scenica con i personaggi de “La paziente 99”, in primis Barbara Phoenix, che ci appaiono ora sotto una luce diversa, non più semplici vittime, ma... Ma taccio. Non voglio spoilerare. Sappiate, però, che ho dovuto rileggere la recensione e togliere i punti esclamativi perché nella prima stesura ce n'erano così tanti che, come disse una volta un utente instagram, avrebbero rischiato di finirvi in un occhio.  

Il mio sconsiglio? Occhio agli spin-off!

martedì 11 aprile 2023

Suggestivo e piacevolmente “nostrano”

DE OPALE RAPTUS

di @gavrielsevrin

Fantasy quasi canonico, di oltre 600 pagine (dalla grafica eccelsa, anche per caratteri e dimensioni), come ai vecchi tempi, ma con molte caratteristiche originali ed un'elaborata mitologia alla base. Perché ci sono i soliti elfi e gnomi, ma in una veste nuova, diversa, e mescolati a personaggi tratti non dalla mitologia norrena, ma da quella greca, per giunta impreziositi da una affascinante nomenclatura latina a sostenere il tutto, rendendolo più esotico, ma anche suggestivo e piacevolmente “nostrano”. 

Il romanzo è imperfetto, con qualche punto critico (in particolare, a volte è eccessivamente prolisso e descrittivo), ma nel complesso interessante, e ci sono alcune scene (ad esempio quelle relative a Victima) emozionanti ed in certi passaggi quasi magistrali. L'autore riesce a caricare le azioni di pathos, ma conservando un filtro lieve ed improntato alla speranza persino nei momenti più drammatici. Lo sguardo, infatti, è quello del suo protagonista, Francesco Caldomartello, che non è proprio il classico eroe, sprovveduto e imbranatello com'è, ma compensa largamente con la simpatia, oltre a riservare, comunque, sorprese niente male (persino sul piano sentimentale). 

Personalmente ho trovato più stimolante il suo mondo medievale, con le sue allusioni e le sue regole non del tutto esplicitate, rispetto a quello fantastico e capillarmente strutturato, ma è una mera questione di gusti, perché lo sforzo immaginativo dell'autore è notevole e va sottolineato.

Ad ogni modo, “De opale raptus” è sicuramente significativo come romanzo d'esordio e non posso che sperare che Gavriel continui così!

Un Memoir intenso

FLUIR DI FIUME

di @mitariotto

Amato.

Per il cuore, soprattutto.

Qui ce n’è tanto, e non è facile scrivere in modo così sincero: si tende a mentire persino a se stessi, abbellendo, omettendo, interpretando... Mita, invece, percorre la strada dei ricordi, tra nostalgia e dolcezza, autocritica e sensibilità, intervallandola ad osservazioni puntuali sul mondo, senza mai cercare di apparire migliore, ma, semplicemente, essendo Mita, con disarmante quanto straordinaria onestà intellettuale. 

E ne ha ben donde, perché ne emerge un ritratto stupendo, commovente e coraggioso, un animo puro, curioso, attento, ricco di sfumature, di profondità di pensiero, e sempre orientato verso la luce. Anche quando le ombre si stendono, oscure e improvvise. 

Perché se l’infanzia è magica e dorata, costellata di affetto e di scoperte, se l’adolescenza continuerà più stimolante e contraddittoria, con qualche piccola asperità, sarà dopo – dopo che finalmente sembra che tutto abbia preso la piega che doveva, tra una scelta consapevole, molto buon senso, e tanto impegno – che arriverà la mazzata.

E, be’, sarà una mazzata notevole. 

E si sente ancora il dolore, dopo tanto, ma filtrato dall’accettazione, dalla saggezza, dalla bellezza che, sempre, Mita sceglie di vedere.

Non ho le parole per descriverlo, ma è un libro che dà davvero tanto a livello emotivo.   

Un Memoir intenso, che mescola poesia, prosa e disegni, testimonianze e pensieri, e più di una volta mi ha sorpresa a dialogare con lei, da sola, a voce alta, quasi che mi potesse sentire, e sempre con toni diversi, accesi, per confrontare le esperienze, le reazioni. Per condividerle.

E forse di questo si tratta, soprattutto.

Di una splendente, umanissima, condivisione.

Grazie, Mita. 

È un privilegio conoscerti un po’ di più.

Romance permeato di musica

LE MELODIE DELLA TEMPESTA

di Enrico Pedace @Enrico_e_le_melodie

Romance permeato di musica, in cui il tempo è scandito da una precisa colonna sonora, che implementa ed alleggerisce la narrazione, cantando di un amore che comincia, ma anche di uno duraturo che ormai finisce.

Ed è questa dualità il punto di forza del romanzo, che ci permette di passare dalla dirompente passione dell'inizio, fatta di scoperta, di meraviglia e di incertezze, alla stanca conclusione dell'epilogo, irto di recriminazioni, incomprensioni e delusioni, ma altresì di affetto e dolcezza. Solo che le due strade non sempre hanno una demarcazione netta, e i confini si spostano, si mescolano, e i ruoli possono scambiarsi, generando interrogativi e ripensamenti...

Il punto focale, dunque, è il tradimento, vissuto come ultimo riscatto di felicità per sentirsi ancora vivi, ma contemporaneamente fonte di sensi di colpa e lacerazioni profonde, tali da mostrare un nuovo lato di se stessi, non sempre facile accettare.  

Primo volume di una trilogia, scorre che è un piacere, incuriosisce tantissimo, e, nonostante la tematica non tutta zucchero e miele, risulta molto leggero, perfetto per intrattenerci ed assorbirci nella sua umanissima spirale di dubbi e reazioni, ma capace anche di porci di fronte ad una moltitudine di domande, utili per scandagliare noi stessi e i nostri valori. Deliziose le digressioni culinarie giustificate dal mestiere di due dei protagonisti.

Ovviamente, non vedo l'ora di leggere i seguiti, anche perché, potenzialmente, tutte le soluzioni restano aperte, entrambe giuste, entrambe portatrici di felicità e dolore.

lunedì 10 aprile 2023

Un’avventura esotica

MI CHIAMO PAOLA E QUESTA È LA MIA STORIA

di Lucie Lareen (@lucielareen) 

Romance breve e scorrevole, in cui è facile immedesimarsi da subito, soprattutto perché Paola, la protagonista, non è la classica giovinastra appariscente e perfettina, ma una donna autentica, matura, divorziata, con prole e madre a carico, speciale nella sua normalità, ricca di contenuti e di sostanza. Poi, certo, è una bella donna, ma questo non ci viene ribadito sino alla nausea, solo quel minimo per aiutarci a sognare, e che fa da contraltare, tra l’altro, al suo fare dimesso e gentile, in modo da completarne, in qualche modo, il carattere.   

E dunque Paola ci coinvolge nella sua quotidianità, ma nello spazio di poche pagine si passa dall’ordinarietà di famiglia e lavoro (comunque stimolante, visto che fa la traduttrice), ad un’avventura esotica a base di condivisione, attese, dedizione e sacrificio. 

L’opera ci insegna, quindi, che l’amore non è solo passione bruciante, ma soprattutto profondità di sentimenti e capacità di aspettare, unita a determinazione e ad un pizzico di fortuna. Ma è davvero fortuna, poi? O il frutto – non scontato – della devozione?

Lo stile è semplice e coinvolgente, ma preciso e accurato. La vera chicca, però, sta nei riferimenti all’altro romanzo di Lucie: “Mi chiamo Judie e questa è la mia storia”. Non è indispensabile leggerlo prima, però ci sono dei rimandi interessanti, che a tratti corteggiano la meta-narrazione.

Non vi dico di più, ma non saranno un mero ammiccamento fine a sé stesso per la gratificazione di autocitarsi. D’altro canto, leggere prima Paola e poi Judie, ovvero “invertire” il percorso logico, può essere altrettanto piacevole e soddisfacente. 

Un libro che sa intrattenere, che fa compagnia, ma che ci aiuta altresì a riflettere e a dare il giusto valore alle cose, ai momenti, ai legami.

Il disincanto degli adulti

IL PROFUMO DEI PAPAVERI

di @mariofrancescogastoldi

Che trama! 

Semplice, lineare, per quanto svolta su due diversi piani temporali che si alternano, ma di una forza e di un'intensità strepitose.

Non so quanto ci sia di vero, l'autore non lo rivela, ma pur se fosse tutto completamente inventato, sarebbe vero lo stesso: la narrazione è di un'autenticità assoluta, nostalgica, lucida, feroce, e infinitamente dolce.  

E di una ricchezza incredibile, soprattutto umana. 

Riesce a cogliere tanto l'entusiasmo, l'ingenuità e le reazioni tipicamente adolescenziali – di quegli adolescenti di trent'anni fa, che ormai non ci sono più, dai sentimenti e dalle passioni assoluti, ma altresì incapaci di decodificare integralmente ciò a cui assistono, con le debite implicazioni – quanto il disincanto degli adulti, che, però, talvolta, sono anche sinonimo di metabolizzazione, comprensione, accettazione. O di rassegnazione. 

L'opera, nei suoi sottotesti, ci mostra con esattezza che cosa si perde e che cosa si guadagna crescendo. E lo fa in modo scioccante, attraverso un evento traumatico... per il protagonista, che lo deve affrontare di riflesso, come per il paesino in cui vive. Sebbene la vera vittima, invece che soccorsa, sia stata condannata, in una prospettiva che in oggi appare inaccettabile, ma che è geniale per quanto drammaticamente plausibile nel contesto. Che quello di ieri, ma non solo.

Il romanzo è costruito attorno a questo, a poco a poco, facendolo serpeggiare fra intuizioni e riferimenti quasi casuali, iniziando contemporaneamente dalla fine e dal principio, ma senza esaurirsi in questo, neppure quando i due poli confluiscono. Perché è quello che c'è in mezzo a contare davvero, e il testo sarebbe potente persino senza la deflagrazione, per il modo sublime in cui cristallizza passato e presente, mettendoli a confronto, senza raccontare, senza filtrare, ma mostrando ogni sensazione, ogni pensiero. Incidendoceli sulla pelle.

Insomma, per la Verità. 

Vera o inventata che sia.

Sensibilizza, senza essere pedante

 GATTALAND

di @fabiosuraci

e con le traduzioni di @emozionibru

La storia simpatica e divertente, con sottili virate urban fantasy e un tocco autoironico – a partire dal nome della protagonista, l'improbabile Mya Gola, dalle peculiarità ancora più improbabili – di come nasce una colonia felina.

È un romanzo breve, scorrevole, che si legge volentieri, intrattiene, e a tratti strappa una risata (specie quando parla Romano, il gatto che si esprime in dialetto... romano, appunto, che, ammettiamolo, è quello con le battute migliori) o un moto di indignazione, ma soprattutto sensibilizza, senza essere pedante, in merito a temi importanti e attuali, in particolare il rispetto per gli animali, ma pure in ordine ad altre meno eclatanti – ma sempre degne di nota – quali, ad esempio, il luogo in cui è preferibile posizionare la lettiera dal punto di vista di un gatto.

In linea di massima, il registro è leggero, a volte spassoso, ma ci sono momenti in cui   il testo arriva ad emozionare, sfiorando l'epicità, per il senso di comunità che trasmette, di amore, di meraviglia, di collaborazione, aiutandoci a comprendere quanto sia difficoltoso, ma foriero di soddisfazioni e di gioia, costruire insieme qualcosa di utile a tutti, umani e non.

Il percorso non è facile, servono dedizione, spirito di sacrificio, ma anche inventiva e un po' di fortuna. Ma quanto ci fanno sentire bene dopo, e durante, infondendoci la sensazione di aver davvero fatto qualcosa di buono e necessario, di giusto, di bello. Persino se non si ha partecipato davvero, ma ci si è limitati a leggere.

In ultimo, segnalo che il volume è impreziosito da stupende immagini di gatti in bianco e nero, straordinariamente espressive, e che le traduzioni in dialetto romano sono, appunto, della mia adorata @emozionibru, che ringrazio per il dolcissimo regalo.

Una malìa potentissima

 CONSERVA INDIFFERENZIATA

di @f.t.leo

Fate attenzione. 

L'autore scrive con le orecchie, e non è da tutti. Nemmeno tra i grandi della Letteratura.

Scrivere con le orecchie significa dare importanza non solo alla costruzione della frase, ma, in primis, alla musicalità del testo, che così diviene  scivoloso, quasi liquido, quasi melodia... Fino a smarrire i propri contorni e divenire parte di chi legge. 

È un miracolo quando si compie, perché incanta, crea una malìa potentissima.

Qui il miracolo non avviene del tutto perché l'autore non vuole, forse per riguardo. 

Preferisce ricordarci costantemente che lo stiamo leggendo, usando un linguaggio originale, forbito e desueto, talvolta astruso, che richiama continuamente l'attenzione su di sé.  

L'architettura dei periodi è perfetta, di più, è l'unica possibile, e unita ai contenuti - racconti bizzarri, imprevedibili, sottilmente ironici e divertiti - induce un meraviglioso effetto di straniamento, che sa di fiaba, di inesorabile, rassegnata placidità, di frammentazione dell'io, che è distaccato, sornione, ma nasconde ombre desolanti e desolate. E le rimira dall'alto, vagamente divertito, in un folle gioco di specchi.

Ma il lessico, assurdo, ricercato e suggestivo, e così peculiare da assurgere a marcatore di stile, ci permette di restare ancorati a noi stessi, alla realtà, perché, altrimenti, non è detto che poi saremmo in grado di tornare... 

Ogni racconto è a sé, godibile, un po' allucinante, ma se se ne leggono più di tre di fila... Ecco, l'impressione è di star recitando delle formule magiche soffiate dal Diavolo nelle orecchie di una Musa. O di cadere, come si cade nei sogni. 

Quindi, comunque, fate attenzione.

Questi racconti sono potenzialmente molto pericolosi.

Mi fanno pensare a Rilke, che dice: “ogni angelo è tremendo”.

Vi ho avvisati.

domenica 12 marzo 2023

Amore assoluto

GIOCARSI TUTTO

di @marina.lora.ronco

Il tema è la ludopatia, e qui viene indagata con grande sensibilità, soprattutto nelle sue ripercussioni, oggettive e non, su chi ne è vittima indiretta, ed è pure costretta a farsene carico. Per amore e per risolvere la situazione nei limiti delle proprie possibilità. 

Il focus è quindi su Margherita, moglie di Riccardo, il ludopatico, di cui, comunque, non viene trascurato il punto di vista, grazie a periodiche e puntuali soggettive.

L'autrice è bravissima a cristallizzare gli stati d'animo, a mostrarne la progressione e i picchi, le oscillazioni tra rabbia e speranza, cogliendoli nella loro interezza e profondità. Non ce li racconta, ce li fa proprio vedere, come sotto una lente d'ingrandimento, fotografandoli, analizzandoli nelle loro cause ed effetti, ma senza dimenticare l'umanità dolente che ne sta alla base. 

Non ci sono condanne, non ci sono dita puntate, si comprende e si solidarizza con ogni personaggio, partecipando di tutto, tra luci e ombre. E la luce, specialmente, colpisce ed è stupenda: questo amore assoluto che lega i protagonisti, nonostante le difficoltà e le certezze che si sfaldano, e che rende quella che correrebbe il rischio di essere una storia melodrammatica e paturniosa, uno splendido (e feroce) inno alla vita e alla rinascita.   

Magnifico, infine, lo stile dell'autrice, incalzante, ialino, chirurgico, perfettamente intonato al testo, tanto che risulta quasi difficile scinderli.

Un applauso.

Una tensione sottile

LAYLA

di Massimo Piccolo

Su Instagram @macxpi

Un libro scritto molto bene, fluido, con una sua irruenza di fondo, una vena di mistero ed una di soprannaturale, piuttosto marcata, ma abilmente giocata sull’ambiguità. 

La trama è permeata da una tensione sottile, che, a poco a poco, si fa sempre più insinuante, regalando persino qualche brivido, specie verso il finale, diverso da quello che ci si aspetterebbe e piacevolmente originale, con un bel colpo di scena.

Insomma, un romanzo con le carte in regola per intrattenere, ma, grazie alla moltitudine dei temi toccati e al capillare approfondimento psicologico dei personaggi, perfetto per aiutarci ad andare oltre la superficie delle cose, dei sentimenti, della apparente linearità delle situazioni, nonché foriero di spunti stimolanti, per riflettere e discutere, dai disturbi alimentari alla solitudine, passando per il disagio adolescenziale ed abusi di vario genere.

La narrazione risulta piacevolmente spezzettata, moltiplicata dai punti di vista, come a formare un dipinto composto da una successione di pennellate sparse, che man mano si aggregano senza forzature. 

Racconta, in particolare, di un’amicizia e delle sue dinamiche e criticità, dei suoi sviluppi, dando luogo ad una rappresentazione autentica e straordinariamente genuina dei liceali di oggi. 

La forma dialogica prevale spesso, alternata a pagine di blog e chat, e la lettura risulta rapida e variegata, godibile per stile, ritmo e contenuti, per quanto, a volte, richieda di rallentare, di prendere un respiro e di mettere insieme i fatti, le domande, i punti fermi.     

Ringrazio l’autore per avermi dato l’opportunità di leggerlo, è stato un piacere!

Nuove prospettive

VIAGGIO AD OGNI COSTO

di Diana Barbieri

Su Instagram @closetoeternity

Appassionante resoconto di viaggio intrapreso dall’autrice, all’epoca ventiseienne (?), nel 2013, in autostop sino in Medio Oriente, con un compagno di viaggio più esperto, ma alquanto discutibile (e che si rivelerà assai peggio di come si presenta), reclutato per l’occasione. 

L’idea è quella di spendere il meno possibile, grazie al couchsurfing, ovvero facendosi ospitare da perfetti sconosciuti, o arrangiandosi con tenda e sacco a pelo, supportandosi e facendosi compagnia a vicenda.  

Ma la motivazione che va ricercata in queste insolite modalità di vacanza non è soltanto economica. In quel caso, ci avverte l’autrice, le scomodità sopravanzerebbero di gran lunga i vantaggi. No, il pregio maggiore è dato dalla genuinità e dalla ricchezza delle interazioni sociali, dalle splendide persone che si incontrano e conoscono lungo il percorso, intrecciando sia pur brevi legami, dalla crescita interiore, e dalle culture con cui si viene a contatto, che si vivono “dall’interno”, autenticamente, non da turisti, ma da “cittadini del mondo”. 

L’autrice ci racconta le sue peripezie in prima persona, senza limitarsi ad illustrare asetticamente tappe, le bellezze dei luoghi e le difficoltà tecniche, ma soffermandosi sui suoi stati d’animo, sulle sue paure, ragionamenti e deduzioni. Ci aiuta a vedere, a elaborare, e intanto si spinge fino in fondo a se stessa, scoprendo molto di sé, evolvendo e maturando velocemente, ma sempre mantenendo una nota frizzante e incontaminata nel suo affacciarsi alle novità, senza pregiudizi e sempre ben disposta verso il prossimo e all’adattamento.   

Il libro è ben strutturato e consente di contestualizzare, di capire, al di là delle conclusioni immediate, assimilando a poco a poco, insieme a Diana, la mentalità giusta per l’avventura, fatta di un bilanciamento accorto di apertura di pensiero e di attenzione.

Perché i pericoli ci sono, si annidano ovunque, non solo all’esterno, dove ce lo aspettiamo, ma persino in un succo di frutta lasciato nello zaino, o nella premura, apparentemente disinteressata, del nostro compagno di viaggio.

Un’opera avvincente, dettagliata ed introspettiva, che ci aiuta a crescere e ad aprirci a nuove prospettive. E da cui è sempre più difficile staccarsi.

mercoledì 15 febbraio 2023

Impegno e coraggio

PERFETTA A MODO MIO

di @maidabovolenta

Ho finito questo romanzo mesi fa, ma non è facile da recensire, quindi ho aspettato. Ci sono un sacco di cose dentro: una storia d'amore (con frasi che ti stendono in due parole, tipo: “i suoi occhi nei miei”, wow!), amiche invadenti e simpaticissime (non sai mai se strozzarle o abbracciarle), momenti di autentico spasso (cercare online un fidanzato non è sempre consigliabile)... Ma non costituiscono la vera storia, ne sono il contorno. 

La vera storia è quella che sta sotto, e potrebbe sembrare il contorno, invece è il nucleo centrale dell'impianto narrativo, motore propulsivo degli eventi, e principale motivo di interesse dell'opera. 

Che certamente ha i pregi tipici del romance: emoziona, diverte, crea e scioglie tensioni... Ma ne ha anche altri, più importanti e profondi, che travalicano il genere e possono essere di conforto e di sostegno. 

Il punto è il tumore al seno, che colpisce la protagonista e cambia la sua vita, in modi ovvi ed evidenti, ma soprattutto in altri più sottili, più insidiosi, che non sempre è facile cogliere se non si ha avuto un'esperienza diretta (e ci si augura di no) con la malattia... Che qui si affronta al meglio, nonostante le comprensibili esitazioni e dubbi, veicolando messaggi potenti e positivi, che trovano il perfetto paradigma nel titolo: “Perfetta a modo mio”. Come tutti dovremmo essere, a prescindere. 

Bravissima, Maida, per l'idea, per l'impegno e per il coraggio. 

Ma soprattutto per la forza e la positività.

Un meraviglioso climax ascendente

 LA PAZIENTE 99

di @enricoscebba

Spin off della trilogia gotica “Sul Viale delle Ombre”, devo ammettere che mi è persino piaciuto di più.

Intanto sono impazzita per l'ambientazione, un manicomio criminale, descritto con accuratezza e attenzione, e, soprattutto, dando il giusto risalto alle sue inquietanti dinamiche da microcosmo e ai rapporti fra i personaggi.

Poi ho apprezzato la trama, più semplice, forse, rispetto all'opera principale, ma più efficace, proprio in virtù della sua linearità. Mi ha avvinta da subito e tenuta col fiato sospeso fino alla fine, dosando mistero e rivelazioni in un meraviglioso climax ascendente, denso di tensioni e ansie. 

In ultimo, ne ho preferito lo stile. Meno peculiare, forse, ma più maturo e più asciutto, e, come tale, più mirato, maggiormente coinvolgente e preciso. Va dritto al punto, privilegiando l'azione, e tuttavia soffermandosi abilmente sull'interiorità della protagonista e dei comprimari (ce ne sono parecchi degni di interesse).            

Può essere letto da solo, ma sarebbe un peccato: è costellato di riferimenti godibilissimi alla trilogia e, per quanto non siano essenziali, sono un favoloso valore aggiunto.   

Il consiglio, quindi, è di leggere “La Lacrima del Principe” e poi di buttarsi su questo avvincentissimo thriller.