IL
PESO DELLA FARFALLA
di Erri De Luca
...La
farfalla sul corno del camoscio, la farfalla bianca, che si è posata
lì e ha deciso di rimanerci.
E
che, nella mia interpretazione, rappresenta la bellezza e l'eternità,
la cristallizzazione di un momento, che è uno solo eppure, in
qualche modo, contiene tutti gli altri.
Perché
comunque erano diretti lì.
Una
farfalla che è un paradigma, dunque. E che per certi versi ancora mi
lascia perplessa, e di cui non sono sicura.
Che
mi porta a vacillare e mi induce a guardarla da un altro lato.
Ma
che mi è piaciuta, e che è la cosa più bella del libro.
Più
che un libro un racconto, sessanta pagine scritte larghe.
Un
racconto particolare, però, che si legge come una fiaba e che è
scritto come una poesia, seppure in prosa. Che è rapido e lento e
descrive un momento cruciale, soprattutto, visto che ogni frase tende
ad arrivare in quell'attimo, e lì si ferma, pur andando avanti, ma
che al contempo contiene due vite, quella di un camoscio – non uno
qualunque, ma il più forte di tutti, il più grosso, il maschio
dominante, che da vent'anni troneggia sui suoi simili sulla montagna,
e che ormai è anziano e prossimo ad essere scalzato dal suo ruolo –
e quella di un cacciatore, anche lui vecchio, anche lui speciale,
perché, paradossalmente, è proprio soprannominato il Camoscio, dato
che ne uccide più di tutti gli altri (ma non gli stambecchi. Gli
stambecchi non più).
E
all'inizio odiamo il cacciatore, ma poi ci rendiamo conto che lui e
il camoscio sono uno, e che entrambi sono soli, e più simili tra
loro di quanto ci siano parsi all'inizio.
Speculari,
quasi.
Ma
c'è altro, nascosto fra le immagini e le parole.
E
i piani di lettura si sovrappongono e divengono simbolo e allegoria e
vanno scoperti pian piano.
Ed
è bello addentrarvisi, anche se la paura è sempre di aver lasciato
indietro qualcosa.
In
appendice, un breve brano, “Visita ad un albero”, per non rendere
troppo traumatizzante voltare l'ultima pagina.
Per
restare ancora un istante in sospensione, prima di chiudere il libro.