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martedì 11 aprile 2023

Suggestivo e piacevolmente “nostrano”

DE OPALE RAPTUS

di @gavrielsevrin

Fantasy quasi canonico, di oltre 600 pagine (dalla grafica eccelsa, anche per caratteri e dimensioni), come ai vecchi tempi, ma con molte caratteristiche originali ed un'elaborata mitologia alla base. Perché ci sono i soliti elfi e gnomi, ma in una veste nuova, diversa, e mescolati a personaggi tratti non dalla mitologia norrena, ma da quella greca, per giunta impreziositi da una affascinante nomenclatura latina a sostenere il tutto, rendendolo più esotico, ma anche suggestivo e piacevolmente “nostrano”. 

Il romanzo è imperfetto, con qualche punto critico (in particolare, a volte è eccessivamente prolisso e descrittivo), ma nel complesso interessante, e ci sono alcune scene (ad esempio quelle relative a Victima) emozionanti ed in certi passaggi quasi magistrali. L'autore riesce a caricare le azioni di pathos, ma conservando un filtro lieve ed improntato alla speranza persino nei momenti più drammatici. Lo sguardo, infatti, è quello del suo protagonista, Francesco Caldomartello, che non è proprio il classico eroe, sprovveduto e imbranatello com'è, ma compensa largamente con la simpatia, oltre a riservare, comunque, sorprese niente male (persino sul piano sentimentale). 

Personalmente ho trovato più stimolante il suo mondo medievale, con le sue allusioni e le sue regole non del tutto esplicitate, rispetto a quello fantastico e capillarmente strutturato, ma è una mera questione di gusti, perché lo sforzo immaginativo dell'autore è notevole e va sottolineato.

Ad ogni modo, “De opale raptus” è sicuramente significativo come romanzo d'esordio e non posso che sperare che Gavriel continui così!

Un Memoir intenso

FLUIR DI FIUME

di @mitariotto

Amato.

Per il cuore, soprattutto.

Qui ce n’è tanto, e non è facile scrivere in modo così sincero: si tende a mentire persino a se stessi, abbellendo, omettendo, interpretando... Mita, invece, percorre la strada dei ricordi, tra nostalgia e dolcezza, autocritica e sensibilità, intervallandola ad osservazioni puntuali sul mondo, senza mai cercare di apparire migliore, ma, semplicemente, essendo Mita, con disarmante quanto straordinaria onestà intellettuale. 

E ne ha ben donde, perché ne emerge un ritratto stupendo, commovente e coraggioso, un animo puro, curioso, attento, ricco di sfumature, di profondità di pensiero, e sempre orientato verso la luce. Anche quando le ombre si stendono, oscure e improvvise. 

Perché se l’infanzia è magica e dorata, costellata di affetto e di scoperte, se l’adolescenza continuerà più stimolante e contraddittoria, con qualche piccola asperità, sarà dopo – dopo che finalmente sembra che tutto abbia preso la piega che doveva, tra una scelta consapevole, molto buon senso, e tanto impegno – che arriverà la mazzata.

E, be’, sarà una mazzata notevole. 

E si sente ancora il dolore, dopo tanto, ma filtrato dall’accettazione, dalla saggezza, dalla bellezza che, sempre, Mita sceglie di vedere.

Non ho le parole per descriverlo, ma è un libro che dà davvero tanto a livello emotivo.   

Un Memoir intenso, che mescola poesia, prosa e disegni, testimonianze e pensieri, e più di una volta mi ha sorpresa a dialogare con lei, da sola, a voce alta, quasi che mi potesse sentire, e sempre con toni diversi, accesi, per confrontare le esperienze, le reazioni. Per condividerle.

E forse di questo si tratta, soprattutto.

Di una splendente, umanissima, condivisione.

Grazie, Mita. 

È un privilegio conoscerti un po’ di più.

Romance permeato di musica

LE MELODIE DELLA TEMPESTA

di Enrico Pedace @Enrico_e_le_melodie

Romance permeato di musica, in cui il tempo è scandito da una precisa colonna sonora, che implementa ed alleggerisce la narrazione, cantando di un amore che comincia, ma anche di uno duraturo che ormai finisce.

Ed è questa dualità il punto di forza del romanzo, che ci permette di passare dalla dirompente passione dell'inizio, fatta di scoperta, di meraviglia e di incertezze, alla stanca conclusione dell'epilogo, irto di recriminazioni, incomprensioni e delusioni, ma altresì di affetto e dolcezza. Solo che le due strade non sempre hanno una demarcazione netta, e i confini si spostano, si mescolano, e i ruoli possono scambiarsi, generando interrogativi e ripensamenti...

Il punto focale, dunque, è il tradimento, vissuto come ultimo riscatto di felicità per sentirsi ancora vivi, ma contemporaneamente fonte di sensi di colpa e lacerazioni profonde, tali da mostrare un nuovo lato di se stessi, non sempre facile accettare.  

Primo volume di una trilogia, scorre che è un piacere, incuriosisce tantissimo, e, nonostante la tematica non tutta zucchero e miele, risulta molto leggero, perfetto per intrattenerci ed assorbirci nella sua umanissima spirale di dubbi e reazioni, ma capace anche di porci di fronte ad una moltitudine di domande, utili per scandagliare noi stessi e i nostri valori. Deliziose le digressioni culinarie giustificate dal mestiere di due dei protagonisti.

Ovviamente, non vedo l'ora di leggere i seguiti, anche perché, potenzialmente, tutte le soluzioni restano aperte, entrambe giuste, entrambe portatrici di felicità e dolore.

lunedì 10 aprile 2023

Un’avventura esotica

MI CHIAMO PAOLA E QUESTA È LA MIA STORIA

di Lucie Lareen (@lucielareen) 

Romance breve e scorrevole, in cui è facile immedesimarsi da subito, soprattutto perché Paola, la protagonista, non è la classica giovinastra appariscente e perfettina, ma una donna autentica, matura, divorziata, con prole e madre a carico, speciale nella sua normalità, ricca di contenuti e di sostanza. Poi, certo, è una bella donna, ma questo non ci viene ribadito sino alla nausea, solo quel minimo per aiutarci a sognare, e che fa da contraltare, tra l’altro, al suo fare dimesso e gentile, in modo da completarne, in qualche modo, il carattere.   

E dunque Paola ci coinvolge nella sua quotidianità, ma nello spazio di poche pagine si passa dall’ordinarietà di famiglia e lavoro (comunque stimolante, visto che fa la traduttrice), ad un’avventura esotica a base di condivisione, attese, dedizione e sacrificio. 

L’opera ci insegna, quindi, che l’amore non è solo passione bruciante, ma soprattutto profondità di sentimenti e capacità di aspettare, unita a determinazione e ad un pizzico di fortuna. Ma è davvero fortuna, poi? O il frutto – non scontato – della devozione?

Lo stile è semplice e coinvolgente, ma preciso e accurato. La vera chicca, però, sta nei riferimenti all’altro romanzo di Lucie: “Mi chiamo Judie e questa è la mia storia”. Non è indispensabile leggerlo prima, però ci sono dei rimandi interessanti, che a tratti corteggiano la meta-narrazione.

Non vi dico di più, ma non saranno un mero ammiccamento fine a sé stesso per la gratificazione di autocitarsi. D’altro canto, leggere prima Paola e poi Judie, ovvero “invertire” il percorso logico, può essere altrettanto piacevole e soddisfacente. 

Un libro che sa intrattenere, che fa compagnia, ma che ci aiuta altresì a riflettere e a dare il giusto valore alle cose, ai momenti, ai legami.

Il disincanto degli adulti

IL PROFUMO DEI PAPAVERI

di @mariofrancescogastoldi

Che trama! 

Semplice, lineare, per quanto svolta su due diversi piani temporali che si alternano, ma di una forza e di un'intensità strepitose.

Non so quanto ci sia di vero, l'autore non lo rivela, ma pur se fosse tutto completamente inventato, sarebbe vero lo stesso: la narrazione è di un'autenticità assoluta, nostalgica, lucida, feroce, e infinitamente dolce.  

E di una ricchezza incredibile, soprattutto umana. 

Riesce a cogliere tanto l'entusiasmo, l'ingenuità e le reazioni tipicamente adolescenziali – di quegli adolescenti di trent'anni fa, che ormai non ci sono più, dai sentimenti e dalle passioni assoluti, ma altresì incapaci di decodificare integralmente ciò a cui assistono, con le debite implicazioni – quanto il disincanto degli adulti, che, però, talvolta, sono anche sinonimo di metabolizzazione, comprensione, accettazione. O di rassegnazione. 

L'opera, nei suoi sottotesti, ci mostra con esattezza che cosa si perde e che cosa si guadagna crescendo. E lo fa in modo scioccante, attraverso un evento traumatico... per il protagonista, che lo deve affrontare di riflesso, come per il paesino in cui vive. Sebbene la vera vittima, invece che soccorsa, sia stata condannata, in una prospettiva che in oggi appare inaccettabile, ma che è geniale per quanto drammaticamente plausibile nel contesto. Che quello di ieri, ma non solo.

Il romanzo è costruito attorno a questo, a poco a poco, facendolo serpeggiare fra intuizioni e riferimenti quasi casuali, iniziando contemporaneamente dalla fine e dal principio, ma senza esaurirsi in questo, neppure quando i due poli confluiscono. Perché è quello che c'è in mezzo a contare davvero, e il testo sarebbe potente persino senza la deflagrazione, per il modo sublime in cui cristallizza passato e presente, mettendoli a confronto, senza raccontare, senza filtrare, ma mostrando ogni sensazione, ogni pensiero. Incidendoceli sulla pelle.

Insomma, per la Verità. 

Vera o inventata che sia.

Sensibilizza, senza essere pedante

 GATTALAND

di @fabiosuraci

e con le traduzioni di @emozionibru

La storia simpatica e divertente, con sottili virate urban fantasy e un tocco autoironico – a partire dal nome della protagonista, l'improbabile Mya Gola, dalle peculiarità ancora più improbabili – di come nasce una colonia felina.

È un romanzo breve, scorrevole, che si legge volentieri, intrattiene, e a tratti strappa una risata (specie quando parla Romano, il gatto che si esprime in dialetto... romano, appunto, che, ammettiamolo, è quello con le battute migliori) o un moto di indignazione, ma soprattutto sensibilizza, senza essere pedante, in merito a temi importanti e attuali, in particolare il rispetto per gli animali, ma pure in ordine ad altre meno eclatanti – ma sempre degne di nota – quali, ad esempio, il luogo in cui è preferibile posizionare la lettiera dal punto di vista di un gatto.

In linea di massima, il registro è leggero, a volte spassoso, ma ci sono momenti in cui   il testo arriva ad emozionare, sfiorando l'epicità, per il senso di comunità che trasmette, di amore, di meraviglia, di collaborazione, aiutandoci a comprendere quanto sia difficoltoso, ma foriero di soddisfazioni e di gioia, costruire insieme qualcosa di utile a tutti, umani e non.

Il percorso non è facile, servono dedizione, spirito di sacrificio, ma anche inventiva e un po' di fortuna. Ma quanto ci fanno sentire bene dopo, e durante, infondendoci la sensazione di aver davvero fatto qualcosa di buono e necessario, di giusto, di bello. Persino se non si ha partecipato davvero, ma ci si è limitati a leggere.

In ultimo, segnalo che il volume è impreziosito da stupende immagini di gatti in bianco e nero, straordinariamente espressive, e che le traduzioni in dialetto romano sono, appunto, della mia adorata @emozionibru, che ringrazio per il dolcissimo regalo.

Una malìa potentissima

 CONSERVA INDIFFERENZIATA

di @f.t.leo

Fate attenzione. 

L'autore scrive con le orecchie, e non è da tutti. Nemmeno tra i grandi della Letteratura.

Scrivere con le orecchie significa dare importanza non solo alla costruzione della frase, ma, in primis, alla musicalità del testo, che così diviene  scivoloso, quasi liquido, quasi melodia... Fino a smarrire i propri contorni e divenire parte di chi legge. 

È un miracolo quando si compie, perché incanta, crea una malìa potentissima.

Qui il miracolo non avviene del tutto perché l'autore non vuole, forse per riguardo. 

Preferisce ricordarci costantemente che lo stiamo leggendo, usando un linguaggio originale, forbito e desueto, talvolta astruso, che richiama continuamente l'attenzione su di sé.  

L'architettura dei periodi è perfetta, di più, è l'unica possibile, e unita ai contenuti - racconti bizzarri, imprevedibili, sottilmente ironici e divertiti - induce un meraviglioso effetto di straniamento, che sa di fiaba, di inesorabile, rassegnata placidità, di frammentazione dell'io, che è distaccato, sornione, ma nasconde ombre desolanti e desolate. E le rimira dall'alto, vagamente divertito, in un folle gioco di specchi.

Ma il lessico, assurdo, ricercato e suggestivo, e così peculiare da assurgere a marcatore di stile, ci permette di restare ancorati a noi stessi, alla realtà, perché, altrimenti, non è detto che poi saremmo in grado di tornare... 

Ogni racconto è a sé, godibile, un po' allucinante, ma se se ne leggono più di tre di fila... Ecco, l'impressione è di star recitando delle formule magiche soffiate dal Diavolo nelle orecchie di una Musa. O di cadere, come si cade nei sogni. 

Quindi, comunque, fate attenzione.

Questi racconti sono potenzialmente molto pericolosi.

Mi fanno pensare a Rilke, che dice: “ogni angelo è tremendo”.

Vi ho avvisati.