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venerdì 29 settembre 2017

Se lo scopo è scioccare...

THE NEON DEMON
di Nicolas Winding Refn
(2016)


Un orrore o un capolavoro?
Sono in bilico, oscillo tra le due posizioni, ma la verità è che il film non è né l'uno né l'altro.
Sicuramente, però, è disturbante, morboso, e può annoiare a morte (MPM), o affascinare a morte (me), ma, senza dubbio, dalla morte non può prescindere. 
Da un certo punto in avanti, per giunta, non può nemmeno essere dimenticato, ed anzi sembra risucchiare tutta l'aria nella stanza, catalizzando qualunque pensiero/sensazione/turbamento con la forza del suo magnetismo malato. 
Perché dopo un inizio estetizzante, scenografico, graffiante, ma pure votato al vuoto sospinto dell'aridità interiore e gonfio di velleità artistiche fini a se stesse, la pellicola compie uno scatto e degenera tirando in ballo necrofilia, omofagia, abuso di lolita, e un omicidio dissennato quanto gratuito.
Lo scopo è scioccare e viene raggiunto senza fatica, anzi, c'è addirittura una scena che mi sono rifiutata di guardare...
E tutto ciò è allucinante se si considera che la trama ruota attorno ad un gruppo di modelle, e ad una in particolare, Jesse/Elle Fanning, giovanissima, bellissima (senza aiuti da parte della chirurgia) e assolutamente promettente, che scatenerà entusiasmi e invidie, ma che sarà anche veloce nell'abbandonare la sua timida ingenuità, in luogo di spocchia e ambizione, mascherate da consapevolezza di sé.
L'idea è bella, e sfiora il genio, e, lo ribadisco, pure il capolavoro. Il problema è che si perde. Il film, infatti, non ha sostanza, non ha contenuti sufficienti a sostenerlo, e se sotto molti profili rasenta l'eccezionalità (inclusa, chi l'avrebbe mai detto, l'interpretazione di Keanu Reeves in un ruolo per lui insolito, ma effettivamente terrificante), finisce per ridursi ad una carrellata di immagini suggestive, una fotografia ricercata e d'effetto, e un'exploit di ferocia senza pari, che sa di follia insensata, e a cui lo spettatore arriva impreparato. 
Però il film è da vedere, assolutamente. 
Per guardare nell'abisso ed essere a propria volta guardati.

giovedì 28 settembre 2017

Il De André romanziere

UN DESTINO RIDICOLO
di Fabrizio De André e Alessandro Gennari


Una storia involuta, caotica, ironica.
Come fan di De André sono contenta di averla letta: c'è molto di lui, a livello di trama (ad esempio, incontriamo l'incarnazione di Boccadirosa) e di spiritualità (tematiche, sensibilità). Ed anzi, c'è persino lui, Fabrizio, che compare tra i personaggi (e così il coautore, Alessandro Gennari). Troviamo Genova, ma anche tocchi sardi... E ci godiamo ammiccamenti e riferimenti.
Però...
Ecco, De André cantautore ci ha abituati a molto di più. Qui la scrittura è ottima a livello di frasario, ma non di architettura. E nemmeno la trama regge il confronto con le canzoni. A tratti sfocia nel “barzellettisco” e appare scontata, inoltre si smarrisce nei suoi stessi meandri. Certo, si va avanti volentieri, non ci si arena... Tuttavia non si è nemmeno consumati dalla brama di proseguire. I personaggi sono delineati bene, ma alcuni passaggi risultano frettolosi, semplicistici, e si pecca di vago paternalismo. 
E poi persino sotto il profilo morale ci sono affermazioni che mi disturbano. Mi sta bene evitare perbenismo e ipocrisia, mi sta bene cercare di comprendere i motivi di tutti ed evitare il pregiudizio... Ma certe assoluzioni ideologiche mi disturbano. Ci sono azioni che sono sbagliate e punto, a prescindere da chi e perché le ha commesse. Uno può essere compreso e perdonato, ma giustificato no. Quello mi dà fastidio.
La storia è piacevole, a tratti fa sorridere, a tratti affascina, ma i vari momenti che la compongono non sono bene amalgamati: non sempre le quattro mani che hanno collaborato alla stesura sono in armonia.
Anche la morale di fondo, con il riferimento al destino, ridicolo in quanto predeterminato e impossibile da rifuggire a causa dell'illusorietà del libero arbitrio, non mi convince e mi sa di faciloneria.
Per essere chiari... se al De André cantautore darei senza esitare un dieci e lode, al De André romanziere darei sei e mezzo, nonostante le frasi intrise di bellezza. E mi sentirei generosa.

mercoledì 27 settembre 2017

I despoti più potenti e crudeli

TIRANNI
di Cllve Foss
e
TIRANNI E DITTATORI
di Domenico Vecchioni


L’argomento mi interessa, soprattutto per via dei miei romanzilli (mi documento per il V libro della Saga delle Fanciulle del Mare, di cui sto buttando giù un po’ di idee), per cui me li sono divorati in un boccone, con più avidità del solito.
“Tiranni e Dittatori”, di Domenico Vecchioni, Editoriale Olimpia, sottotitolato “Volti, manie, deliri e crimini del potere assoluto. Da Bokassa al dispotismo irreale di Shwe” è un vero pugno nello stomaco, particolareggiato e scrupoloso. Incentrato sul secolo XX, scritto in modo molto snello – a tratti persino sarcastico, con continui interrogativi di maniera posti al lettore per accentuare la fluidità della prosa – e va subito al sodo, con una suddivisione per argomenti (Dittature e… di volta in volta,  Decolonizzazione, Business, Culto della personalità, Sterminio etc.). 
Mi è parso esaustivo e ben documentato, e, a dispetto dell’argomento, molto appassionante.
“Tiranni”, invece, di Clive Foss, Newton Compton Editori, ossia “Duemilacinquecento anni di potere assoluto, morte e corruzione nella vita e nella storia dei cinquanta despoti più potenti e crudeli di tutti i tempi da Gengis Khan a Hitler, da Stalin a Saddam Hussein” è più legato ad una prospettiva storica e, come è evidente, inizia molto prima, e precisamente da Serse, il re persiano (518 a.c. – 465 a.c.) figlio di Dario, comprendendo anche figure tutto sommato positive come Giulio Cesare, oltre ad essere corredato da un po’ di fotografie in bianco e nero. E’ più schematico, più rigido nell’esposizione, più solenne, e dedica circa quattro pagine ad ogni soggetto, laddove il tomo di Vecchioni amministra gli spazi con maggior elasticità, risultando altresì più scorrevole, più dettagliato e, per forza di cose, più morboso.
Ritengo, però, che i libri siano da leggere entrambi, tanto più che comprendono personaggi diversi: ad esempio, in quello della Olimpia ci sono Imelda e Ferdinand Marcos, Sekou Touré e Macìas Nguema, che non sono contemplati nel volume di Foss. Il quale, però, a sua volta, considera, ad esempio (solo nei tempi recenti) Pinochet, Saddam Hussein e Milosevic, che Vecchioni ignora.

martedì 26 settembre 2017

Gastrico e viscerale

LA FIGLIA FEMMINA
di Anna Giurickovic Dato


Un romanzo fatto di indizi e sottintesi, di illusioni e verità espresse a bruciapelo, in un modo che non ci si aspetta, delicatissimo, quasi soave, eppure più eloquente che se fosse brutale. 
Cattura l'orrore e l'agonia, il fremito del prima e gli strascichi del dopo, e non concede né requie, né redenzione o salvezza.
L'argomento è evidente e denunciato dalla combinazione tra il titolo e la magnifica copertina: la figlia femmina e gli sguardi che attira. Sguardi molesti, inopportuni, gli sguardi del padre, Giorgio – rispettabile diplomatico, marito affettuoso – che presto sfociano in qualcos'altro. Che non viene descritto né mostrato, e che anzi appartiene al ricordo, ma con maestria se ne avvertono i segnali, le spie, a posteriori.
E nel frattempo, giacché la narrazione procede parallelamente su due binari – passato e presente – si assiste allo sfacelo delle conseguenze, con, in mezzo, un colpo di scena eclatante, che fotografa in un lampo l'enormità del fatto, la potenza del suo disagio e dei suoi riverberi, senza retorica e quasi senza parole. 
Un bel romanzo, impegnato, profondo, ma sottile, e al contempo gastrico e viscerale, scritto magistralmente, con uno stile potente, di una fluidità musicale, che incide la pelle persino quando dà l'impressione di smarrirsi nei dialoghi e nella quotidianità, ed anzi, proprio lì dà il suo meglio, perché in mezzo ad una quiete apparente, edificata sulla routine e il pacifico trascorrere dei giorni, dissemina fastidio, irascibilità,  sofferenza. Che deflagrano, nel presente e nel passato.     
In ultimo, segnalo il notevole personaggio di Maria, la bambina abusata... Problematica, scontrosa, burbera, ma pure indifesa... Ma anche maliziosa, dispettosa, infantile e muliebre... Un ritratto vivido e superbo, specie nelle sue contraddizioni.

lunedì 25 settembre 2017

Gente schifosa tra gente schifosa

LA NEBBIA


Recente Serie Tv di Netflix ispirata all’omonimo racconto di Stephen King, di cui, però, rimane poco e per lo più sotto forma di inside joke.
La Nebbia c’è, certo, ma i mostri lovecraftiani scarseggiano (si gioca più sugli insettacci) e si preferisce dare spazio a… tutto il resto: nuovi personaggi, nuovi scandali, nuove sottotrame. Essendo questa solo la prima stagione, si rinuncia pure al favoloso colpo di scena finale che rendeva la breve opera kinghiana un vero gioiellino.  Si cerca, questo sì, di ricreare qualcosa che ci si avvicini con la faccenda della Primavera Nera e del Sacrificio, ma, ahimè, siamo ben lungi…
La verità è che non partiamo malissimo e nel complesso la serie non è veramente brutta. Magari un po’ povera di mezzi, ma con qualche idea che potrebbe rivelarsi interessante, benché frammista a tanti altri triti luoghi comuni.
A sconvolgere, semmai, è il fatto che alla fin fine l’unico personaggio che possa davvero dirsi positivo è quello accusato di violenza sessuale (a proposito, le pseudo rivelazioni shock sono pateticamente ovvie e qualunque spettatore ci arriva più o meno dall’inizio): per il resto, persino i comprimari che si presentano meglio e che ci vengono spacciati per protagonisti sono meschini e squallidi, o direttamente folli e crudeli, o invasati, insomma, gente schifosa tra gente schifosa… E considerato che le dieci puntate sono imperniate principalmente sullo sviluppo dei rapporti umani…
Se non altro il ritmo non è malvagio, c’è qualche calo, ma si tira avanti dignitosamente, ed è possibile che la faccenda della nebbia, nel prosieguo, venga approfondita abbastanza da essere resa interessante. Perché, da come si mettono le cose, forse qualche spiegazione (assente, se non erro, nel racconto) ci verrà fornita…

P.S.
Segnalo la presenza di Frances Conroy, ormai specializzata in ruoli inquietanti.

P.P.S.
Sullo stesso argomento, ma più fedele al racconto originale, c’è pure il film “The Mist” del 2008 di Frank Darabont.

venerdì 22 settembre 2017

Il profumo e la nostalgia di un’epoca

STAR WARS – L’EPOCA LUCAS
di Giorgio E. S. Ghisolfi


Sottotitolato “I segreti della più grande Saga Postmoderna”, è un saggio molto tecnico e accurato, con un linguaggio che spesso necessita di spiegazioni e che, infatti, è infarcito di note, e non solo per esigenze bibliografiche, ma che, comunque, si legge con piacere, senza fatica, apprendendo, semmai, più di quanto si era sperato.
La parte sullo sviluppo tecnologico infatti, imprescindibile dalla saga di Lucas, viene analizzata sotto ogni profilo immaginabile, tracciando altresì la storia di tre decenni e oltre di animazione, permettendoci così di comprendere aspetti che effettivamente non sono di fruizione immediata.
Tuttavia il saggio si fa ancora più prezioso e accattivante quando offre interpretazioni filosofiche non solo stilistiche e illustra la sofisticata ed eclettica simbologia di George Lucas, indagandone le fonti e i riferimenti.
Ad esempio, per quanto mi consideri una fan sfegatata dello Star Wars ante l’osceno episodio VII (che non è di Lucas), non sapevo che Darth Vader fosse una crasi di Dark Father e Death Water… 
Il saggio, ad ogni modo, ripercorre l’evoluzione storico-tecnologica di Star Wars, anche sul piano iconografico, dando spazio alle tecniche di lavoro come alle illustrazioni, operando, per giunta,  un’ottima contestualizzazione, che non si limita ad offrirci dei paletti sotto il profilo cinematografico, ma ci fa sentire spesso il profumo e la nostalgia di un’epoca, permettendoci di entrare completamente nell’argomento. Si sofferma sui sei film come sulle serie animate (comprese quelle dedicate agli Ewoks e ai due Droidi, risalenti alla mia infanzia) e ai cosiddetti prodotti derivati (incluse le amenità Lego), tracciando anche i progressi della Industrial Light and Magic di Lucas, senza dimenticare, qua e là, riflessioni e riferimenti al Lucas uomo, tra stralci di interviste, osservazioni, citazioni e chiose.
In appendice, la cronologia generale comparata e il glossario.

giovedì 21 settembre 2017

Si riparte, gente

DI NUOVO REGULAR


Il che significa che il prossimo post è previsto per domani e che la periodicità tornerà quella consueta: 5 a settimana, weekend libero.
Per il resto, comunicazioni di servizio:
Intanto grazie a chi ha acquistato, e ancor più a chi ha pure letto, e ancor più a chi ha addirittura recensito i “Raccontini in via di guarigione”, inclusi quelli che lo hanno fatto privatamente. Grazie e molti baci!!!
In secondo luogo, ringrazio il prode Mario, che quando ha saputo che bramo la lettura de “La Gatta sul Tetto che Scotta” (si veda post 9 agosto u. s.) mi ha fatto pervenire l’eBook: cuori a te!!! 
In quanto, invece, al romanzillo di quest’estate, alias “Il Terzo Taccuino”, l’ho finito nei tempi previsti (anzi una settimana prima) e devo ammettere di essere molto compiaciuta perché mi sembra il migliore partorito fino ad ora (con tutto che devo ancora cominciare la “correzione seria”)! Naturalmente il mio può essere solo entusiasmo post partum, ma io sospetto che la questione sia un’altra, ossia che è incentrato su personaggi non proprio positivi, che poi sono quelli che, in generale, mi divertono di più. 
In ultimo, avevo promesso una sorpresa… 
Tutto dipende da MPM, che ci sta ancora lavorando, ma lo ribadisco, è in programmazione.
Se va tutto bene, infatti, a poco a poco tutti i miei librini saranno disponibili su Amazon per il Print On Demand, ossia chi vorrà potrà comprarsi la versione cartacea (tanti me l’hanno chiesta). Stiamo sempre parlando del futuro (quanto prossimo dipende da mon amour), ma di certo il primo esperimento sarà con “Il Sogno di Ecate”, perché è il più corto. Ad ogni modo, quando il miracolo sarà compiuto, sul Blog ne verrà dato debito annuncio.
Grazie ancora e baci!

mercoledì 20 settembre 2017

Pura follia!

LA CURA DAL BENESSERE
di Gore Verbinski
(2017)


Questo film è pura follia! Non un horror, ma qualcosa che gli si avvicina molto, che avvince per l’atmosfera gotica e conquista definitivamente per la trama.
Che, a onor del vero, non è molto originale, ma senz’altro ben reinterpretata… che rischia lo scivolone colossale in una scena da B-movie per un particolare verso la fine…. Che è troppo lunga, ma orchestrata in modo eccellente, persino a livello estetico (anche se avrebbe potuto essere più stimolante sotto il profilo simbolico-allegorico... Ma di che mi lamento? In fondo, tutto torna)… Capace di rimestare nel torbido, nell’arcano, percorrendo le nostre schiene con dita gelate e poi spaccandoci il cranio in due, ma lentamente, un osso alla volta, e addirittura con gentilezza.
E se il trailer fa pensare a “Shutter Island”, la pellicola si rivela diversa: assai meno cerebrale e più fiabesca (per tacere delle sequenze oniriche, che inevitabilmente ci riportano alla stupenda videocassetta di Samara in “The Ring”).
E che dire del cast? Dane DeHaan è perfetto con quegli occhi di cielo, a metà tra l’ambizioso, rampante arrampicatore sociale e il Principe Azzurro; Mia Goth, brutta come il peccato fuso con una mantide religiosa, è comunque profondamente affascinante; e infine Jason Isaac sa essere suadente quanto mefistofelico.
Certo, il sipario sarebbe dovuto calare almeno un quarto d’ora prima (saltando i riferimenti alla Megaditta modello Fantozzi), privilegiando un campo semantico diverso, ma… mi accontento, e anzi avrei voglia di rivedere il film da capo.
Denti e anguille a tutti!

P.S.
Fine alternativa (e totalmente insensata) di MPM: i personaggi si trasformano in cervi e popolano la foresta!

lunedì 18 settembre 2017

Un'ottima struttura narrativa

UN'ESTATE DA RAGAZZI
di Richard Cox


Prendi “It” di Stephen King, togli Pennywise, togli l'orrore (ma non l'immaginazione) e aggiungi un tornado... 
Più o meno il romanzo è questo e, a parte la fine un po' sbrigativa, è davvero uno splendore!
C'è la parte, incantevole, con i protagonisti sulla soglia dell'adolescenza alle prese con un segreto assurdo – più altri meno assurdi e più tristi – inframmezzata alla loro avventura da adulti, in cui i misteri si affrontano e vengono chiariti, tra rivelazioni scioccanti, drammi vari, previsioni meteo (non per caso, il tornado è di nuovo in agguato) e un'ottima struttura narrativa. Di diverso da King c'è, soprattutto, che qui i protagonisti hanno quasi tutti dei lati oscuri piuttosto consistenti, e non sono dolci bambini che devono difendersi dai bulli e dal male o adulti complessati... Sono loro i bulli, e forse anche il male (ciò non toglie che inevitabilmente ci affezioneremo ad alcuni di loro, sebbene, ancor di più, ci affascineranno le loro dinamiche sociali... certo, non ci innamoreremo di loro come di Ben, Richie, Beverly e Bill, ma anche perché qui i ragazzini non sono così uniti. In compenso, non c'è alcun divario qualitativo – che guasta un po' It – con le loro gesta da adulti! 
La trama è accattivante, ricca di colpi di scena, di riferimenti agli anni 80 (e a King in particolare: da “Misery” a “La Zona Morta”) e con un imponderabile elemento fantastico, reso plausibile dall'ottima mise en scene (anche se a tratti si rivela sdrucciolevole, slavata, e qualcosa manca a livello generale, come se si intuisse qualche farraginosità sotto l'impianto di base); l'elemento di maggior efficacia, però, è dato dalla prosa, che non si limita a coinvolgere, ma crea quell'atmosfera fatata che fa compagnia e che ti induce a sentirti protetto, ovattato, coccolato e nostalgico, come quando sei piccolo e ti viene raccontata una fiaba, poco importa che il lupo scanni cappuccetto rosso. 
E' meraviglioso quando un libro riesce a rievocare queste sensazioni, perché, davvero, ti porta altrove avvolgendoti nelle sue spire, fino a farti addirittura scordare che stai leggendo.
Non un romanzo perfetto, è vero, ma uno dei migliori letti ultimamente tra gli autori contemporanei.

sabato 16 settembre 2017

Al sadismo più puro!

LIBRI DIX

Sì, sono grande, ma chi se ne cale! Questi volumi sono una bomba e colmano importanti lacune libresche!
A suo tempo, avevo già recensito il mio prediletto, quello sugli “SQUALI E ALTRE CREATURE DEGLI ABISSI” (vedi post 12 maggio 2015), ma poi, a poco a poco, ho comprato anche tutti gli altri, incluso l’ultimo, stratosferico, sui Mostri, vuoi per feticismo, vuoi per spasso senza pretese. 
La formula è sempre la stessa. Una bella immaginona a tutta pagina, con evidenziate le peculiarità salienti della creatura, e, a fianco, con un’impostazione graficamente ineccepibile, schedine per  caratteristiche “tecniche”, curiosità, e… descrizione-crea-atmosfera votata al sadismo più puro, nel senso che sono accentuati il più possibile i tratti drammatici delle potenziali vicende esemplificative e le qualità pericolose della bestiola esaminata… Ma vediamoli ‘sti libri uno per uno (fatto salvo quello già recensito)…


INSETTI E ALTRE CREATURE SPAVENTOSE

Mi è piaciuto, e, nonostante sia una divoratrice compulsiva di manuali di entomologia, ho pure scoperto qualche amenità che ho sempre ignorato… Ad esempio: le cavallette mordono! Ohibò! E sì che da piccola le prendevo in mano e non ho mai avuto incidenti! Certo, questo è un divertissement e nulla più, per giunta, più che negli altri volumi, ho patito la mancanza di rigore scientifico “adulto”, ma, superato questo inconveniente,  la lettura mi ha divertita lo stesso e la chiave di lettura è sicuramente inedita e spassosa.


SERPENTI E RETTILI

All’altezza del precedente, ma giacché di erpetologia ne mastico meno, mi sono appassionata di più, per quanto, è innegabile, gli insetti siano più vari e diversificati rispetto ai serpenti (e così squali e affini), e quindi, in questo senso,  qui la lettura è risultata meno stimolante, benché si conceda spazio anche a lucertole, Tartarughe, Coccodrilli, Alligatori, e Anfibi. Ma non di molto, e le illustrazioni sono favolose!


DINOSAURI

Stupendo! No, davvero, sarà che questa volta la mia impreparazione era crassa, ma mi sono davvero appassionata, tanto più che, intanto, ho apprezzato la suddivisione cronologica basica (Prima dei Dinosauri – Il Triassico – il Giurassico – Il Primo Cretaceo – il Tardo cretaceo – Dopo i Dinosauri) poi il fatto che non ci sono non ci sono solo dinosauri, ma anche il prima, appunto, ad esempio con il bellissimo trilobita, e il dopo, con tenerezze quali l’andrewsarchus o l’argentavis! Ho anche avuto l’impressione (ma magari è errata e dipende, appunto, dalla mia ignoranza) che qualitativamente il prodotto sia superiore ai due precedenti, più dettagliato e puntuale.


MOSTRI E ALTRE FANTASTICHE CREATURE

Questo ci voleva proprio! Niente più bestiole, dunque, ma creature dell’immaginario! Con un approccio, tra l’altro, innovativo anche per chi, come me, è un fruitore affamato di teratologia: c’è, infatti, una sezione per i Draghi (che comprende di tutto, da quello di San Giorgio a quello di Harry Potter); una per i Mostri Mitologici (non solo norreni e greci, ma di tutto il mondo), una dedicata alle Creature Leggendarie (più o meno famose, e sempre attinte dal folklore universale), e infine una per Mostri della finzione (non solo il solito Dracula, ma pure Shelob, i Trifidi e Cthulu, per esempio)… Certo, per forza di cose – e di numero di pagine – qualche grande assente c’è (niente Vermoni di Dune, per dire, o Draghi di Daenerys), ma ciò è coerente con il target infantile, senza contare che le pagine sono meno di 200. Ad ogni modo, mai ho avuto un volume di teratologia con illustrazioni così grandi e soddisfacenti! E mai che comprendesse tutte queste “varietà” di fonti!!
Che dire? Che spero presto in un seguito!

giovedì 14 settembre 2017

Di matrice classica

DELIRIA DE PROFUNDIS
di Silvio Carrara Sutour


Antologia di racconti old style (che ricordano Lovecraft e Poe), densa di citazioni e ammiccamenti di varia natura (filosofici, artistici e letterari): colpisce per il ricercato barocchismo della prosa – che ugualmente riesce a mantenersi fluida e scorrevole, senza subire inciampi – per la varietà multiforme delle tematiche e degli approcci narrativi, e per “i sovrumani silenzi e profondissima quiete”, che, sensualmente, incute, senza tuttavia obliare sagacia e ironia.
Sebbene le storie siano indipendenti tra loro, anche per ambientazione storica, il protagonista è quasi sempre Francesco, alter ego dell’autore, avvocato che combatte il sistema, soggetto contraddittorio e improntato al sarcasmo e al nichilismo, ma, suo malgrado, pervaso di dolente lirismo, che, mentre nega, esalta. Quando ci racconta non dimentica se stesso, ma intraprende una fosca discesa nella sua weltanschauung, approfittandone per autoanalizzarsi. Quel che ne esce è bizzarro e seducente, oltre ad avere il pregio di risuonare autentico e profondo.
I racconti sono di matrice classica, perfettamente inseriti nei canoni del genere, suggestivi, ispirati ai sogni di un insonne, che del sogno hanno infatti l’incanto e la sospensione, la logica bislacca e lo straniamento. L’impressione è quella di leggere delle partiture musicali, delle sonate, ma sono straordinariamente vividi e dotati di forza espressiva, con un frasario a volte desueto, a volte aulico, ma sempre efficace, che non si risolve in una profusione di aggettivi e avverbi, ma tesse una tela corposa, che ci inebria come un buon bicchiere di Amontillado.  
In ultimo, segnalo come particolarmente interessante la parte V, che mixa abilmente miti greci, demonologia medievale e l’Enuma Elish, reinterpretandoli e a loro volta rimescolandoli con la tradizione giudaico-cristiana, non in modo fine a se stesso, ma volto a supportare stimolanti riflessioni.

Disponibile online, ad esempio su: libreriauniversitaria.it, nonché presso l’Assolibro (Libreria del Conte) di Loano (SV), con ingressi su Via Garibaldi (caruggio) e Corso Roma (lungomare); altre sono presso la Libreria Mondadori, a Loano, Via Garibaldi.

martedì 12 settembre 2017

Il procione che strombetta

L'AMICO DI PACO


Ebbene, l'amico di Paco – che si chiama esattamente così: Amico di Paco – è un procione di peluche dall'aspetto tondeggiante, che mon amour ha comprato per il nostro cucciolo tempo fa (ogni volta che andiamo da qualche parte, qualunque parte sia, MPM si premura di comprargli un regalino).
Il nostro cucciolo, inizialmente, l'ha snobbato, guardandolo con degnazione, poi, presa la debita confidenza, ha pensato bene di stuprarlo ripetutamente in segno di stima e alla fine i due hanno legato.
Novelli Oreste e Pilade, Paco gli dedica periodicamente le sue attenzioni (ma forse sarebbe più opportuno menzionare Achille e Patroclo)... così, 'sto povero procione è condannato a restare a sua disposizione sul pavimento e a venir sballottato a destra e a manca, secondo i comodi del piccolo assatanato.
Il problema è che io a volte ci finisco sopra col piede.
E che il procione a quel punto strombetta, quasi simulando un lamento.
Così io mi spavento e magari strillo.
E Paco, che non è un cuor di leone – e già va a sbattere contro la porta di ingresso, traumatizzato e in fuga preventiva, ogni notte in cui mi capita di alzarmi per andare alla toilette – si spaventa il doppio e, anche se non urla, è come se lo facesse, oltre a correre come un dannato per mezza casa.
In tutto questo allegro caravanserraglio, il Mio Perfido Marito, con voce dolente, commenta: «Hai ucciso il suo amico! Povero Paco: ci credo che si allarma!» E poi, con voce dolce: «Mio unico amore, come stai?»
Che tenero, vero? Ma non dice a me, che potenzialmente potrei essermi spaccata una gamba. Dice a Paco. E' lui l'unico amore di MPM... Io sono solo quella che ogni tanto gli ammazza l'amico.

domenica 10 settembre 2017

I quattro insieme non funzionano

THE DEFENDERS


La Serie che ne riunisce 4: Jessica Jones, Daredevil, Iron Fist e Luke Cage.
Una mezza delusione.
Mezza perché non è brutta.
Ma mezza anche perché non è nemmeno bellissima, e comunque mi aspettavo decisamente di più.
Ci sono molti lati positivi, come vedere, finalmente i nostri eroi “dalla stessa parte” (locuzione che, peraltro, viene ripetuta fino alla nausea, facendomi sperare, per il futuro, in un po’ più di impegno da parte di sceneggiatori e/o traduttori), come il ritorno di Elektra, la presenza di Sigourney Weaver nei panni della cattiva – molto affascinante – , qualche bel combattimento, qualche scena mitica (la mia preferita resta quella in cui i nostri si uniscono, finalmente, nel terzo episodio, e cominciano a fare squadra) e qualche bel combattimento (sorry, adoro le arti marziali… Mostratemi quelle e comunque vada sarò felice).
A livello di personaggi, singoli, invece, risultano evidenti due cose. La prima è che Jessica Jones/Krysten Ritter come protagonista (e interprete) spacca in tutti i sensi ed è la più interessante e quella con le battute migliori, mentre Devil/Charlie Cox, comunque molto bravo e piacevolmente tormentato, si aggiudica la palma per i comprimari più curati e più dotati di introspezione. Anche lui, peraltro, è almeno tre spanne sopra Luke Cage e Iron Fist. Riguardo al primo, in verità, niente da dire: Mike Colter è bravo e Luke è simpatico… solo che, niente, la sua filosofia è troppo “da ghetto” per i miei gusti (non sono nemmeno riuscita ad andare oltre l’episodio 7 della sua Serie omonima): mi disturba persino la colonna sonora hip hop che immancabilmente lo accompagna, per tacere del fatto che, per quanto io un po’ di inclinazioni verso il garantismo ce le abbia, ahimè, di provar pena per dei delinquentelli solo perché sono giovani, stupidi e di mezza tacca non me la sento più di tanto. Per me la responsabilità personale conta, che ci devo fare. Iron Fist/Finn Jones, invece, eh, povero, caro, è il problema maggiore. Ha ragione la Mano a dire che è un idiota (ma non in modo divertente). E in più non ha carisma ed è noioso, con qualche afflato patetico di troppo. E questa volta in senso oggettivo, visto che adoro i suoi combattimenti, e come guerriero è secondo solo a Devil.
Per il resto, nonostante alcune gag molto godibili, i quattro insieme non funzionano proprio alla grande. Sono carini, certo, ma non fanno scintille. Anzi, forse preferisco i duetti Jessica/Matt e Danny/Luke, che invece carburano per contrasto. 
La serie, comunque, scorre abbastanza bene e – per fortuna – consta di soli 8 episodi.

venerdì 8 settembre 2017

La bizzarra famiglia Durrell

IL PICNIC E ALTRI GUAI
di Gerald Durrell


Ossia un’antologia dell’autore di “La mia famiglia e altri animali”, romanzo che avevo adorato.
Contentissima, quindi, di ritrovare la bizzarra famiglia Durrell in tutto il suo splendore nei primi due racconti – graziosi, sebbene non all’altezza delle avventure nell’isola di Corfù – così come ho letto volentieri i successivi tre autobiografici: rispettivamente “Scuola di élite”, ambientato a Venezia e assai spassoso grazie all’amica sciroccata del nostro narratore, la bella Ursula, da cui sarebbe più prudente tenersi alla larga; “Sesso a gogo”, in cui, possiamo dire, la passione per i libri di Gerry gli si rivolta contro (questo è quello che ho preferito di gran lunga, nonostante la fine tiepidina, e non per i libri in sé, quanto per gli equivoci sul sesso, che non fanno sganasciare, ma sono ameni) e “L’uomo della Michelin”, con truce finale a sorpresa (e troppe parentesi culinarie per i miei gusti). Mi ha stupito, invece, tantissimo l’ultimo racconto, di palese ispirazione gotica, in cui si godono di più le sapide descrizioni dell’autore, ottime per creare un’atmosfera inquietante e un po’ spaventosa. 
Ebbene, ecco che cosa osservo:
intanto che l’opera è piacevole e garbata, ma non divertente come forse risultava in allora, quando è stata pubblicata la prima volta (a mio avviso ora i tempi comici sono cambiati e gli annetti sulle spalle si sentono), ma soprattutto si avverte fortissima la mancanza degli animali. Sì, magari viene citato un vecchio cavallo o compare un cane… ma siamo ben lungi dalla ricchezza faunistica del capolavoro di Durrell, con quelle partecipazioni straordinarie,  vivaci e permeate di meraviglia di scorpioni, gazze, mantidi e quant’altro. Peccato. E anche se certamente colpisce lo stile impeccabile di Gerald Durrell, con il suo frasario ricco e preciso, ma soave e armonioso… E anche se indubbiamente lui come personaggio/narratore è amabile e simpaticissimo, be’… nel complesso, mi dispiace, ma ci vorrebbe un po’ più di mordente.
Insomma, se “La mia famiglia e altri animali” è un otto pieno, “Il Picnic” è un sei e mezzo. 
La prossima volta opterò per “Storie del mio zoo”, che, dal titolo mi lascia presagire un maggior numero di bestiole!

mercoledì 6 settembre 2017

La potenza seduttiva del male

BERSERK
di Kentaro Miura


Un manga notevole per violenza e perversione – ma anche per la bellezza dei personaggi e di certi filoni narrativi, a metà tra horror, fantasy e avventura/azione – che offre momenti di intensa epicità come di sommo disgusto, talvolta allietati da un fugace lampo umoristico.
L’opera, tuttora in corso (mi pare siamo attorno al numero 76), è incentrata su Gatsu, potentissimo guerriero dalla muscolatura ipertrofica e dalla personalità cupa (ma chi può biasimarlo?), di cui seguiamo le vicissitudini in una sorta di Medioevo allucinante, costellato da mostri e magie, per lo più votato al male, che, mano a mano, si procede, si popola di una molteplicità di comprimari assai caratterizzati, e, soprattutto, ci presenta un temibile nemico dalle fattezze angeliche e l’animo demoniaco. E non è solo un modo di dire…
Il fumetto parte in sordina, schematico e noioso, poi, in capo a pochi numeri, decolla regalandoci una trama (quella dei Falchi) stupenda, intensa ed emozionante, destinata, ahimè, a sfociare in tragedia (in particolare, sob, per quanto riguarda Caska, la mia prediletta), che però ci lega per l’eternità al destino del nostro eroe cui – seppur con alti e bassi, anche sul piano della narrazione - non riusciamo più a scollarci e che infatti accompagniamo volentieri tra drammi, soprusi e peripezie. Non tanto per lui, che un mondo di simpatia proprio non è, quanto piuttosto per gli altri personaggi che si avvicendano attorno a lui, che tendono a evolvere e a non irrigidirsi in un ruolo, mentre lui, schivo, solitario e fondamentalmente dannato, è l’unico baluardo (o quasi) che ci separa dal tracollo. 
E intanto affrontiamo temi di spessore, come il libero arbitrio, la dannazione e la potenza seduttiva del male. 
L’atmosfera di fondo, però, è davvero malsana e lugubre, talvolta godutamente stomachevole, mentre il pessimismo regna sovrano, persino a livello cosmologico. Principalmente grazie a Gatsu – che si rivela una persona migliore di quella che vorrebbe essere – riusciamo a tirare avanti, ma ci sentiamo perennemente sull’orlo del baratro. La bellezza e l’innocenza, per lo più, ci vengono mostrate solo per essere travolte e vituperate, anche se, andando avanti, a dispetto dell’esasperarsi della trama, il nostro animo si rischiara grazie all’acquisizione di nuovi amici, e il nostro spirito diventa più temerario.
Se mi piace?
Benché sia un po’ discontinuo e a tratti parecchio disturbante… lo adoro. Lo adoro da morire.

lunedì 4 settembre 2017

Una farsa, fatta per essere dimenticata

LA TORRE NERA
di Nikolaj Arcel
(2017)


Sono antipatica, ma un po' godo.
Il film è pietoso: tragica trasposizione di un romanzo lirico, romantico e dolente sulla dannazione – assumendo che il riferimento sia solo a “L'Ultimo Cavaliere” – trasformato in un teen movie senza contenuti, senza sugo e senza atmosfera, svogliato e banale, fatto di cliché e ammiccamenti ridicoli e preconfezionati, semplicizzato e depauperato.
Godo perché il risultato è così miserando che non attecchirà nemmeno presso l'ignobile massa – come è avvenuto con quell'aborto di Star Wars VII – e per una volta eviterà di fagocitare uno dei miei miti storici per impoverirlo, snaturarlo e darlo in pasto alla turba del pronto consumo senza radici.
Godo perché Idris Elba nei panni di Roland proprio non ci sta e non ci può stare, e se il film fosse stato bello ciò mi avrebbe fatto male, perché, in qualche modo, nell'immaginario collettivo il falso Roland avrebbe spodestato il Roland vero. 
Così no. 
Così è una farsa, fatta per essere dimenticata già mentre la si sta vedendo. 
Il che, lo ammetto, un po' mi stupisce perché il trailer mi era parso valido, con tutto che l'avevo visto in lingua originale, e io l'inglese non lo mastico mica. Però c'era l'incipit fulminante – quello l'avevo capito pure io –, mi pareva trasudasse epicità, e Matthew McConaughey mi sembrava perfetto nei panni dell'Uomo in Nero e, mio malgrado, un po' di vibrazioni le avevo sentite. 
Invece no. Invece non convince niente, di questo film: McConaughey sembra un guitto malefico ad una sola dimensione, Idris Elba pare sempre prossimo ad addormentarsi, ci sono un sacco di effettacci “che fanno fantasy”, ma che fanno anche luna park e possono giusto ingraziarsi i bambini, ma soprattutto la trama è un paciugo ripetitivo e senza mordente, che sa di promo, e, naturalmente, glissa sul passaggio più importante del volume, ossia “la caduta” di Jake e, per contro, i sentimenti di Roland, il suo modus vivendi, la sua dannazione (sentita come necessaria e inevitabile), e la sua tensione verso la Torre.   
Insomma, direi che il vecchio Zio Stevie ha dimenticato il volto di suo padre.
Oltre a quello di Roland.
Ed ecco spiegato perché ha la faccia di Idris Elba.

sabato 2 settembre 2017

Viva gli asteroidi!

IL BUONDI' E L'ASTEROIDE


Il Mio Perfido Marito mi ha appena mostrato il nuovo spot del Buondì... Esatto, quello in cui nel prato stucchevole, arriva la bimba stucchevole e infiocchettata che parla di una colazione che coniughi leggerezza e golosità, venendo subito ripresa dalla mamma sussiegosa poiché non esiste una colazione del genere, possa un asteroide colpirla! E l'asteroide... la colpisce.
Wow! Fichissimo!!! E magnificamente dissacrante nei confronti delle mielose famiglie del Mulino Bianco (che ormai è passata a Banderas e alle galline, ma ha comunque fatto scuola) e, se vogliamo, persino delle merendine e della pubblicità  stessa (che riprenderà al più presto possibile, come ci avvisa un messaggio in sovrimpressione al termine della réclame)! Insomma, un delizioso colpo di genio! E c'è pure il seguito, in cui viene maciullato il papà!
Stiano però tranquille le madri bigotte: nessuna frattaglia è stata maltrattata, o è schizzata in giro grondando sangue, lo spot è semplicemente ironico e spiritoso. Però... Però a quanto pare il caos lo ha scatenato ugualmente, tanto che è stato tacciato di cattivo gusto, violenza e altre amenità, in particolare lamentando la demenzialità della morte della madre (e sì che in questi giorni si festeggiano i 70 anni di Bambi, uno dei cartoni animati più traumatizzanti di sempre, a proposito delle madri) e addirittura segnalato dall'Aiart, l'associazione dei telespettatori e dei cittadini mediali.
Che dire?
Che offro il mio sostegno ufficiale ai pubblicitari, al Buondì e all'asteroide e li ricopro dei miei migliori complimenti! Viva la libertà di espressione, viva l'ironia e viva le robe venute dallo spazio!
I bambini non sono necessariamente lobotomizzati e acritici e non credo avranno difficoltà ad interpretare il tono scherzoso della pubblicità, e se anche fosse... non servono a questo i genitori? Ad offrire ai figli delle linee guida per decodificare le immagini e interpretare correttamente i contesti? A commentare insieme quello che vedono in giro, televisione o internet che sia, e trarne riflessioni e insegnamenti?


P.S.
MPM insinua... e se fosse stata la Motta a mettere in piedi tutto l'ambaradan per far parlare del prodotto? Beh, rispondo, anche in questo caso avrebbero fatto centro e reso, comunque, un po' meno avvilente il mortificante piccolo mondo della televisione! Quindi, quale che sia la verità, grazie e complimenti!