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martedì 31 luglio 2018

Qualcosa da non lasciarsi scappare

LA CHIAMATA
di Elisa 2B


Ecco che cos'è successo: che ho appena finito di leggere “I Segreti di David Lynch” (vedi post di ieri), illustrato da Elisa 2B e – come ogni fortunata sera in cui esco dallo studio prima del tramonto del sole – vado in fumetteria (INKiostro ad Alassio), solo che questa volta... chi ci trovo? Elisa 2B. Che fa shopping. 
Wow! 
Insomma che, pur timidamente, le chiedo un autografo. E poi uno per Gian, dato che ho fatto comprare anche a lui il volume in questione. Elisa è fantastica: si mette a chiacchierare, ci racconta di sé, a livello personale e lavorativo, e mi fa, non due autografi, ma due disegni. Chiede a me di scegliere il soggetto. E io opto per i gufi, giacché non sono quello che sembrano, e così ottengo due gufi bellissimi e diversi fra loro. Il padre la aspetta fuori, la reclama, le dice che ha ordinato le pizze per cena e che diventano fredde. Io mi sento in colpa, mi scuso. Elisa dice a suo padre che la raggiunge a casa, che le mangerà fredde, le pizze, e continua a chiacchierare e disegnare. E io sono colpita perché non è solo brava, ma è persino interessante. E deliziosamente pazza. In un modo scoppiettante, vivace, pieno di vita, spontaneo e libero, privo di manierismi. La adoro. Il mio perfido fumettaro, allora, mi mostra la sua prima graphic novel, uscita da poco. E' totalmente sua: testi, disegni, perfino il lettering. La sfoglio, e intanto lei, priva di filtri, risponde alle mie domande importune. I disegni sono espressivi (specie gli occhi), ma questo lo sapevo già grazie al volume su Lynch. Però mi accorgo di altre cose, cose in più: intanto, che aveva ragione il MPF, Elisa ha uno stile che non assomiglia a quello di nessuno, che non copia, non omaggia, ma è originale, simpatico, e per nulla lezioso, eppure con qualcosa di cartoonistico, che pare farti l'occhiolino. Serio e faceto insieme, adatto, per sua stessa natura, a qualunque tipo di registro. Poi noto il montaggio – dinamico, arioso, fatto di simmetrie come di scelte non condizionate, con partiture della pagina disinvolte e vertiginose, alternate a vere e proprie sequenze dettagliate, comprensive, ad esempio, di tutte le sfumature di stato d'animo racchiuse in un abbraccio – e noto l'equilibrio spaziale tra parole e silenzi, così vibrante, impreziosito dalla bicromia del bianco e nero, più il rosso per le immagini salienti. Insomma che mi rendo conto di essere al cospetto di qualcosa da non lasciarsi scappare. Lo compro (e ne approfitto per farmici fare una dedica). Oggi l'ho letto e l'ho trovato all'altezza delle aspettative. 
La storia è fresca e leggera, vera e propria narrazione per immagini, le tavole scorrono rapidissime, consentendoci, però, di dare il giusto risalto ai cambi di emozione, di assaporare le pause necessarie per assimilare uno shock o un colpo di scena. La storia è fresca, ho detto, e leggera. Lo confermo. Al contempo, però, si trattano tematiche impegnative, quali l'autolesionismo, l'abbandono, la ricerca di integrazione e di amore, che in certi passaggi quasi ci fanno sanguinare. Non intendo fare riassunti, ma l'impressione – l'impressione di una che ha giusto parlato una mezz'ora con l'autrice e che, di fatto, non sa niente di lei – è che Nelia, la protagonista, ed Elisa abbiano molto in comune, non solo lo stesso marchio invisibile sulla faccia. E che questo fumetto, perfetto ad una prima lettura, ad una seconda riveli un potenziale ancora più alto, quasi esplosivo. 
Leggetelo!

P.S.
Il mio perfido fumettaro mi ha mostrato altre illustrazioni online di Elisa, dai toni molto forti e dai colori stupendi, capaci di ferirti e di incantarti insieme. Autentiche bombe. Cercatele e vi farete un'idea.

lunedì 30 luglio 2018

Un universo poliedrico e geniale

I SEGRETI DI DAVID LYNCH
di Matteo Marino
(disegni di Elisa 2B)


Indispensabile per ogni fan di David Lynch o di Twin Peaks. 
No, non esagero, questo è un volume fatto di epifanie e di agnizioni, che, se non chiarisce proprio tutto di Lynch (chi lo può?), sicuramente offre tanti punti fermi e chiavi interpretative preziose, che più preziose non si può (la faccenda del Mago di Oz, ad esempio...), tenendo conto, per giunta, altresì dei due libri recentemente scritti da Mark Frost. 
E in parte sono rielaborazioni concepite altrove, ma in parte sono frutto dell'ingegno (e della competenza e della passione) dell'autore, che (tu guarda!) è lo stesso degli strepitosi dizionari delle Serie Tv Cult (scritti con Claudio Gotti, che una manina la dà anche qui), per cui i pregi sono gli stessi: uno stile fluido e accattivante, ironico, ma tecnico, e molta, molta, moltissima sostanza. 
L'opera si cimenta innanzitutto nell'analisi di alcuni film di Lynch particolarmente ermetici e tuttavia connessi a qualche livello con la mitologia/sensibilità di Twin Peaks: Strade Perdute, Mulholland Drive, Inland Empire. E già tante cose che eravamo convinti non avessero senso finalmente ne acquistano uno, laddove quelle che, invece, restano in sospeso ci appaiono comunque più comprensibili, più decifrabili, più alla nostra portata, mentre, filosoficamente, possiamo affermare che leggere Matteo Marino è un po' come sbarazzarsi del velo di Maya, almeno in rapporto a Lynch. 
Chiariamo, io sono una che ama soprattutto le pellicole in cui “non si capisce niente”. Ma, per quel che mi concerne, arrivare, dopo oltre dieci anni, ad intuirne qualcosa in più è un'esperienza davvero favolosa e ancora più mistica, perciò grazie!
E grazie cento volte di più per la successiva analisi interpretativa di Twin Peaks il Ritorno, più scrupolosa che mai. Di nuovo, percorrerla è come rivivere tutto dal principio, ma accelerato e con maggior consapevolezza. Ci sono conclusioni che vengono tratte, prospettive esaminate, verità che ci vengono rivelate, e altre su cui siamo invitati a riflettere, con il risultato che ci divertiamo un sacco, ma ci sembra anche che ci si spalanchino dinnanzi delle magnifiche porte. Non su una serie Tv. Ma sull'universo poliedrico, geniale e contraddittorio creato da una mente superiore. Un universo a cui finalmente ci sembra di poter accedere davvero, mentre prima ci limitavamo a guardarlo da lontano.
L'ho detto, un saggio indispensabile.
Come se non bastasse, reso più ameno dai disegni di una giovanissima promessa italiana: Elisa 2B (imperdibile il suo autoritratto sul risvolto di copertina), capace di sintetizzare in un'immagine suggestioni e riverberi di sogno.
Sublime.

venerdì 27 luglio 2018

Louisa Clarke, non ti meriti niente!

DOPO DI TE
di Jojo Moyes


Il seguito di “Io Prima di Te”.
Eppure questo post ero convinta di averlo già scritto... Mesi e mesi fa, tra l'altro, appena finito il libro. Ma sul blog non c'è, indi deduco sia andato perduto con il decesso della mia fida chiavetta a forma di tartaruga decapitata, quella che conteneva tutte le riserve da pubblicare quando non ho l'ispirazione (sigh!). Sia come sia, et voilà, la recensione:
Insomma. 
Sì, tutto lì.
Non era questo che avevo buttato giù la prima volta, benché neanche allora fossi particolarmente entusiasta, ma col tempo le cose cambiano e sovente si fanno più amare. Il punto è che ci fa piacere ritrovare Louisa Clarke e i suoi familiari – e ancora di più dare una bella stoccata a quell'idiota del suo ex – ma, da un lato, Will ci manca da pazzi, dall'altro... beh, manca anche un bel po' di altra roba. La storia, vagamente insulsa, appare forzata, oltre che eccessivamente deprimente, e in molti punti sembra che non vada da nessuna parte. Quando finalmente comincia a svilupparsi lo fa in modo banale, senza farci né ridere né piangere, ma al più provocandoci qualche sbadiglio. La stessa Louisa – che ricordo come disastrata, ma simpatica e piena di verve – è esasperante in certi suoi comportamenti e davvero troppo votata alla sofferenza gratuita. Perché, soldi o non soldi, opportunità o meno, a vivere, come l'aveva invitata a fare Will, pare proprio non essere capace. E, per quanto capisca il dolore e l'assenza – in certi passaggi resi molto bene – al contempo mi dico: Louisa Clarke, non ti meriti niente! E poi c'è la ragazzina... Ecco questa trovata mi pare proprio tirata per i capelli. Anche se, in effetti, con lei, almeno, qualcosina si vivacizza. Per il resto, nonostante lo stile leggero della Moyes, la lettura si è rivelata faticosetta e più volte ho arrancato. So che è uscito un terzo volume... Tuttavia, nonostante il mio feticismo da nerd e il mio intrinseco bisogno di completezza, dubito fortemente di volerlo leggere.
E, tutto sommato, vorrei non aver letto neppure questo, perché mi ha guastato il buon retrogusto che aveva lasciato il volume precedente.

giovedì 26 luglio 2018

Intelligente, peculiare e divulgativo

LA COSPIRAZIONE CONTRO LA RAZZA UMANA
di Thomas Ligotti


Il saggio filosofico che ha ispirato il pensiero di Rust/Matthew McConaughey di “True Detective”.
E già questo dovrebbe essere sufficiente a farvi capire che si tratta di una botta di vita, che a confronto Nietzsche e Schopenhauer sono due simpatici umoristi. Ma una botta di vita straordinariamente affascinante, che va al sodo, senza troppi preamboli, e che unisce parti sofisticate ed elaborate, con citazioni colte, di filosofi più o meno conosciuti (Zappfle, chi era costui?), alla mitologia Lovecraftiana e ad altri esempi di narrativa fantastica od horror e magari pure stralci di film.
Ebbene, in certi punti ho sperimentato la vertigine dell'essere (e del non essere), in altri ero semplicemente rapita, in altri ancora ho avvertito vibrazioni arcane e stimoli intellettuali, sorprendendomi, da brava nichilista quale sono, ad annuire con la testa o a riconoscermi. 
Personalmente non condivido tutto e, a tratti, mi è parso persino che ci fosse qualche salto logico, qualche ragionamento un po' troppo disinvolto, o forzato, o non motivato in modo adeguato. Ma non posso negare che questo, al di là della sconcertante e bellissima copertina, sia uno dei volumi più incredibili che abbia mai letto. E che forse dovrei pure rileggere per meglio capire e approfondire (benché non sia difficile, richiede concentrazione e attenzione costanti).
Certo, nonostante i commenti salaci di Ligotti, il mio cuore resta con il Camus de “Il Mito di Sisifo” (che, ovviamente, non sono d'accordo a definire un ingenuo), ma questo volume, intelligente, peculiare e divulgativo insieme, è comunque una delizia. Una delizia intellettualmente sado-maso, magari. 
Ma una delizia.

P.S.
Pare che l'applicazione pratica di questo saggio sia “Teatro Grottesco”, che invece è un'antologia di racconti, sempre di Ligotti. L'ho già comprata, indi presto torneremo sull'argomento. Baci.

mercoledì 25 luglio 2018

Meravigliosamente imperfetta

TONYA
di Craig Gillespie
(2017)


Quanto mi è piaciuto questo film! E già ho iniziato ad amarlo dal trailer, quindi le aspettative erano alte. Ma non mi ha delusa. Anzi.
Ho amato tutto: dal montaggio fenomenale alla colonna sonora retrò, dai passi sul ghiaccio alla storia, venata di crudeltà, di grottesco e anche un po' commedia nera. Ma soprattutto ho amato lei, Tonya, con il suo caratteraccio, la sua perseveranza e le sue ombre oscure. Trattasi, infatti, di una biografia (non so quanto romanzata, ma sicuramente parecchio ironica) di Tonya Harding, la pattinatrice olimpionica, accusata di aver commissionato la gambizzazione di una rivale. E molto, ovviamente, ruota attorno a questo, ma quel che viene prima non è meno interessante e spiega molte cose. Soprattutto di lei, di Tonya, di come è cresciuta, del suo rapporto – allucinante – con la madre, col marito, con se stessa... Dai 4 ai 44 anni, tra finte interviste (più o meno) e azioni rutilanti, intrise di sofferenza, miseria dell'anima e abbruttimento psichico. E, io dico, come si fa a non amarla, così tenera e fragile, e così coraggiosa, ardita e potente, così povera, inadeguata e meravigliosamente imperfetta e tuttavia tristemente consapevole di sè? E' vero è una campionessa. Del pattinaggio, come pure dello spirito. Perché sputa in faccia a tutto e a tutti, specie a chi non riesce ad apprezzarla in quanto non corrispondente ad un vacuo modello ideale, votata unicamente al suo scopo: pattinare. E vincere (stupendo, nonostante Paco, il modo in cui, da bambina, si è procacciata la pelliccia necessaria per le gare). 
Nonostante – come mi ha fatto notare MPM – sia troppo grossa e troppo alta, Margot Robbie la interpreta in modo sublime, rendendone appieno ogni sfumatura caratteriale, conquistandoci con ogni sorriso, e ogni volta che digrigna i denti. 
Un film graffiante, tra bassezze umane e voli sudati, cadute vertiginose e involontaria cretinaggine senza ritorno e – quasi – senza senso. Ferocissimo e magnifico.

martedì 24 luglio 2018

I volumi che sto leggendo e che devo leggere

INDIETRO...


Se lo dico a voce alta trovo sempre qualcuno che mi prende in giro, ma la verità è che mi sento davvero indietro con le letture. Da un lato la faccenda è oggettiva: per ogni libro che finisco, ne arrivano tre. Magari perché li avevo ordinati secoli fa, magari perché me li regalano, magari perché succede. Ed è sempre una fortuna, intendiamoci, e un lieto. lietissimo evento, solo che ora ho deciso di fare il punto, perché alcuni di questi volumi sono da iniziare da oltre un anno, soppiantati da altri giunti più di recente, altri li ho cominciati... e poi lasciati lì. E io non lascio lì proprio niente. Quindi, ecco che mi autodenuncio, indicando i volumi che sto leggendo e che devo leggere. Tra qualche mese tornerò su questo post e valuterò i progressi, auspicando ce ne siano e che siano cospicui:

IN CORSO (18):
  • Fiabe di Andersen;
  • Guida alla Letteratura degli Stati Uniti Odoya;
  • Le nostre anime di notte di Kent Haruf;
  • Enciclopedia delle Tecniche di Combattimento di Chris McNab;
  • Donne che Corrono coi Lupi di Clarissa Pinkola Estes;
  • Omicidio in Darsena Giorgi-Schiavetta;
  • Million Dollar Baby di F.X. Toole;
  • La Pazza della Porta Accanto di Alda Merini;
  • L'Inganno di Thomas Cullinan;
  • Lo Schiaffo di Christos Tsiolkas;
  • I Segreti di David Lynch di Matteo Marino;
  • Il Mare infinito di Rick Yancey;
  • Fiaba Bianca di Antonio Moresco;
  • Corso Completo di Sopravvivenza di G. Scafaro;
  • La Divina Commedia – Inferno – Quasi Mille Anni Dopo;
  • Il Declino della Violenza di Steven Pinker;
  • L'Altra Grace di Margaret Atwood; 
  • Il Labirinto degli Spiriti di Zafòn;


DA LEGGERE, IN ATTESA SUL BRACCIUOLO DEL DIVANO (26):
  • Mi chiamo Lucy Barton di Elizabeth Strout;
  • I Racconti di Malà Strana di Jan Neruda;
  • Il Peso dei Segreti di Aki Shimazaki;
  • Qualcuno con cui Correre di David Grossman;
  • Altrove, forse di Amos Oz;
  • Guida al Fumetto Italiano Odoya;
  • Dieci Autori Raccontano Feltrinelli;
  • Progetto Giove di Fredrick Brown;
  • Augustus di John Williams;
  • Zuckerman Scatenato di Philip Roth;
  • Brighton Rock di Graham Greene;
  • Alien di Alan Dean Forster;
  • Nuvole di Fango di Inge Shilperoord;
  • Cani Neri di Ian McEwan;
  • Il Ricordo dei Soli Gemelli di Laura Facollo;
  • Il Libro degli Squali Odoya;
  • Lo Zoo di Vetro di Tennessee Williams;
  • Amatissima di Toni Morrison;
  • Intervista con la Storia di Oriana Fallaci;
  • Herzog di Saul Bellow;
  • Bestiario di Cortàzar;
  • Rumore Bianco di Delillo;
  • Metro 2033 di D. Glukhovsky;
  • Teatro Grottesco di Thomas Ligotti;
  • Anna dai Capelli Rossi – La Baia della Felicità di L. M. Montgomery;
  • L'Abisso di Huysmans;


DA LEGGERE, IN ATTESA SUL COMODINO (13):
  • Le Avventure di Augie March di Saul Bellow;
  • L'Assassino Cieco di Margaret Atwood;
  • Per Ultimo il Cuore di Margaret Atwood;
  • Mitologia degli Alberi di Jacques Brosse;
  • Viaggio Sentimentale di Vittorio Sgarbi;
  • Ancora Malavita di Tonino Benacquista;
  • Il Rosso e il Nero di Stendhal;
  • L'Uomo dai Denti Tutti Uguali di Philip Dick;
  • Cent'anni di Solitudine di Marquez;
  • Guida alla Letteratura Fantastica;
  • Guida al Cinema di Fantascienza;
  • I Virus della Newton Compton;
  • Jerusalem di Alan Moore; 


QUELLI IN ATTESA IN CAMERA NELLA SEZIONE OTTA DA LEGGERE DELLA LIBRERIA DI MPM: 
… che non menziono perché sono già oltre lo spazio consentito. E, se non erro, questa settimana sono in attesa di altri sei volumi... Devo darmi da fare! Forza me!!!

P.S.
E poi ci sono i fumetti... Ma con quelli sono in linea.

lunedì 23 luglio 2018

Il vuoto sospinto

GENTE
di Alan Bennett


Con questo dico basta, o almeno ci provo (mi conosco, e ritorno sempre sui miei errori, di norma per ripeterli). Il fatto è che da un po' non leggevo nulla di Bennett, che, in generale, se non mi fa sganasciare dalle risate (forse non sono abbastanza inglese), ha comunque spunti interessanti e la capacità di solleticarmi e incuriosirmi, almeno per un po'.
Questa volta, no.
Il vuoto sospinto.
Può darsi che dipenda da me – può essere così per i libri, devi avere l'umore giusto – ma, sinceramente, ritengo che non sia questo il caso.
“Gente”, una commedia, mi è parso inutile, noioso e abborracciato. 
Non solo non mi ha fatta ridere, ma non mi ha nemmeno intrattenuta. E ciò benché, a leggere la trama, mi fosse parso un librino degno di suscitarmi languorini di interesse.
Che poi, ad essere onesti onesti, lo stile è, come al solito, estremamente scorrevole e qualche battuta amena c'è, ma è giusto un lampo nella notte e per lo più si respira tristezza. Sarà che io patisco i fatti al di là della cornice allegra e del tono scanzonato, ma tra povertà, zitellaggio e sconfitte personali, a me, davvero, più che altro viene la depressione. Quindi, sapete che vi dico? Sciopero!!!
Il post finisce qui.
E, lo ribadisco, per un po' basta Alan Bennett.

venerdì 20 luglio 2018

Come le lame di Freddy Krueger nella carne

QUESTO... E' DIO
di Daniele Francardi


Ovvero “Le frasi più terrificanti del cinema horror”.
Quasi sempre da contestualizzare, per cui l'impatto vero lo sente chi ricorda la scena del film e le sue implicazioni. D'altro canto, questo è un volume dedicato – abbastanza ovviamente – agli appassionati del genere, indi...
Personalmente dubito che avrei selezionato proprio le stesse frasi (del resto, la scelta, per sua natura, non può che essere soggettiva), ma, per quel che mi riguarda, a livello di cernita di film, mi pare non manchi nulla: dai classiconi tipo “Psycho” o “L'Esorcista”, alle buone pellicolacce di nicchia come “Leprechaun”, passando per realtà tutte nostre, quali “Dellamorte Dellamore”, o chicche sul confine, ad esempio “Benvenuti a Zombieland”, “Grosso Guaio a Chinatown” o “Sharknado 2”, senza dimenticare successi recenti, come “It Follows” o “Babadook”.
Mi piace anche la formula: ogni pagina una frase, se pure breve, così che ciascuna abbia il giusto risalto, indicando sia il film di provenienza quanto il personaggio che la pronuncia. Magari, questo sì, si sarebbe potuto fare uno sforzino in più e mettere un accenno di trama e due dati sul personaggio in questione, ma, probabilmente, la logica è che chi compra questo libro debba già conoscerli.
Il volume, a proposito, non è molto lungo e si legge strainfretta, scivolando via come le lame di Freddy Krueger nella carne. E' piacevole, divertente, e, se vogliamo, colma una lacuna editoriale, perché di raccolte di frasi di film se ne trovano a bizzeffe, ma gli horror sovente vengono trascurati.

giovedì 19 luglio 2018

Passaggi epici e descrizioni bellissime

INSOMNIA
di Stephen King


L'ho letto mille anni fa, appena uscito, ma in qualche modo mi è rimasto nel cuore.
Di per sé non è uno dei migliori King, la trama è prolissa, il ritmo ondivago. Ma vanta il massimo pregio che può avere un romanzo dello Zio Stevie: si collega alla mitologia della Torre Nera, anzi, ne è parte integrante, introducendo Patrick, un personaggio fondamentale per il dipanarsi delle vicissitudini di Roland, di cui incrementa il sostrato immaginifico con Intento e Caso, occhieggiando altresì, con i “Dottorini Calvi”, alle Parche greche.
Personalmente mi basta questo – e ancor più mi bastava allora, che ancora non erano stati scritti i capitoli finali della Saga più bella di sempre– per essere felice. Anche perché non si tratta  di qualche fugace accenno, ma del motivo portante della storia.
E poi, sì, c'è il tema dell'insonnia, che da sempre mi tocca da vicino (pur senza avermi mai omaggiata di poteri paranormali).
Al di là di ciò, ricordo di aver comunque voluto bene al protagonista – cosa importantissima – Ralph Roberts, che, tra l'altro, non è il solito adolescente problematico in cui immedesimarmi (per cui l'affetto viene facile), quanto piuttosto un anziano signore rimasto vedovo. Insomma, in teoria non proprio il mio tipo. Eppure lo è. Eppure Ralph Roberts mi ha lasciato qualcosa che non è mai sparito.
E mi è piaciuta pure la trama, in realtà. Capisco che “a questo livello della Torre” possa non essere coinvolgente per tutti – chi non conosce il Medio-Mondo rischia una gran confusione – ma ci sono passaggi epici, descrizioni bellissime, sentimenti intensi, e sviluppi inaspettati.
E poi siamo a Derry, il paese di “It” e reincontriamo Mike Hanlon, per tacere della circostanza che il romanzo è zeppo di altre citazioni e ammiccamenti kinghiani.
Immancabile. Ma non da leggere per primo.

mercoledì 18 luglio 2018

Essere parte di qualcosa di grande

COMICON 1998-2018
– 20 ANNI DI FUMETTI IN ITALIA 


Comicon è una fiera annuale dedicata al Fumetto che si tiene ogni anno a Napoli.
Comicon Edizioni è una casa editrice che ha il pregio di trattare il fumetto per l'Arte che è, “restituendoci”, attraverso magnifiche edizioni, pietre miliari che ne hanno caratterizzato la storia.
Quest'opera, invece, è qualcosa di completamente nuovo per il lettore italiano. Anche per quello che, come me, legge “fumetto”, legge “saggio”, e automaticamente mette in saccoccia.
Non è un'enciclopedia, un dizionario o una storia del fumetto. O meglio, la storia sì, viene tracciata, ma solo degli ultimi anni e in una prospettiva tutta italiana, che, peraltro, non rinuncia ad elargire consigli o fornire approcci critici. Ma, soprattutto, ha il pregio di offrire un punto di vista inedito, quello delle case editrici e del mondo editoriale, con tanta passione e tanta competenza. I fumetti, quindi, sono raggruppati e contestualizzati in modo diverso dal solito, e ci consentono di sbirciare dietro le quinte – non del mondo creativo, ma di tutti gli altri aspetti connessi con la letteratura disegnata – e di comprendere cose che, diversamente, non ci eravamo neanche accorti di ignorare. Ci vengono offerti barlumi in ordine a costume e società, ci fanno sentire meno soli, parte di qualcosa di grande, mescolando – inevitabilmente – proposte di lettura a notizie, curiosità e informazioni, arrivando, in qualche modo (parlo di noi nerd) a spiegarci chi siamo. E chi potremmo essere.
Per giunta, il volume è bellissimo, con un sacco di immagini a colori, pagine della dimensione perfetta, mentre gli autori che si alternano hanno tutti uno stile piacevole, fluido, che in certi casi sarà ironico e scherzoso, in altri partecipe ed accorato, ma sempre caratterizzato dalla conoscenza assoluta dell'argomento.
Grazie!!!

martedì 17 luglio 2018

Oscar? No, grazie.

LA FORMA DELL'ACQUA
di Guillermo Del Toro
(2017)


Solo una domanda: ma come diavolo hanno fatto a dargli l'Oscar per il miglior film, specie considerando che in lizza c'era anche lo strepitoso “Tre manifesti a Ebbing, Missouri”, oltre a “L'ora più buia”? Per premiare, per una volta, la fantasia? Ma allora non era meglio “Scappa - Get Out”? Certo che era meglio! Più incalzante, ma, soprattutto, assai più originale!
“La Forma dell'Acqua” è indubbiamente una pellicola gradevole, curata per fotografia, scenografie e atmosfere, dai contorni indefiniti e fiabeschi, i colori ineffabili e sfumati, e supportata da un ottimo cast, ma, misericordia, è derivativa da uccidersi! Sembra la solita minestra riscaldata cui sono state aggiunte un po' di (squisitissime) spezie e un bel po' di parmigiano.
Certo, c'è la tematica del diverso, c'è l'amore che soverchia ogni barriera, c'è l'incanto, c'è la poesia, etica ed estetica... Però... La creatura acquatica sembra presa a forza da “Hellboy” (le cui trasposizioni cinematografiche sono sempre di Del Toro), e in particolare, come mi ha fatto notare MPM, dal suo amico Abe Sapiens (sempre interpretato da Doug Jones), mentre la trama pare quella de “Il Mostro della Laguna Nera” se, anziché di una bellona, il nostro anfibio si fosse innamorato di una dolce inserviente dalle corde vocali recise che possa ricambiare il sentimento... In più il film è troppo lento. Non una lentezza snervante (vedi “Il Filo Nascosto”), bensì una lentezza che culla, che arrotonda, che zucchera, ma comunque eccessiva se non è sostenuta – come ad esempio nel meraviglioso “Il Labirinto del Fauno”, ancora di Del Toro – dalla peculiarità della trama e delle situazioni. Qui, invece, ogni svolta, ogni soluzione è prevedibile, quasi scontata. Non arriva ad inficiare il piacere della visione, ma... un Oscar? Per favore. E, se non si fosse notato, io di Del Toro sono fan.
La verità è che, narrativamente parlando, l'unico elemento de “La Forma dell'Acqua” che davvero ho apprezzato senza riserve è il personaggio dello scienziato russo, che, prima di qualunque altra cosa (mi tengo sul generico per non rivelare troppo) resta, appunto, un uomo di scienza. Così rigoroso e lungimirante da avermi quasi commossa, cosa che, invece, mi dispiace, la sofferta storia d'amore e libertà dei due protagonisti non è riuscita a fare. 
Trita.

lunedì 16 luglio 2018

Un analitico coacervo di solitudini e dolori

NON AVEVO CAPITO NIENTE
di Diego Da Silva


Primo romanzo di Da Silva che leggo, primo della trilogia dell'Avvocato Vincenzo Malinconico, cui non mi sarei, credo, mai avvicinata se non me lo avesse proposto la persona giusta, che, già che c'era, me lo ha pure regalato. Be', carissima, se stai leggendo queste righe, grazie.
Grazie anche se, mi rendo conto, a me questo libro ha fatto male.
Piacere mi è piaciuto, è scritto in modo delizioso, è intelligente, fresco, leggero, molto brioso, ma mi ha quasi uccisa. Perché, per quanto il protagonista sia simpatico e autoironico (nonostante alcune sue caratteristiche un po' mi snervino e spesso mi facciano saltare la mosca al naso), è un tale analitico coacervo di solitudini e dolori e filosofeggiamenti che per leggerlo avrei bisogno di essere molto, molto più serena e felice. Invece così, nonostante il contesto faceto, mi sento tirare a fondo.
Sarà strano, ma il brano che ho preferito è quello (altra botta di vita) su Gilbert O'Sullivan e il suo pessimismo occulto – che nemmeno sapevo chi fosse, ma che mi sono precipitata ad ascoltare e che, volente o nolente, per quanto mi riguarda con Malinconico ha un sacco di punti in comune –.  
Per il resto, benché come avvocato Malinconico mi sembri posticcio per tantissimi piccoli dettagli (che sento come veri e propri errori e che, quindi, inficiano un po' il gusto della lettura), la storia è ben costruita, infarcita di momenti gustosi e scene smaccatamente divertenti, che, talvolta, rasentano piacevolmente l'assurdo e aggiungono un po' di pepe e un po' di sale. Quello che avrei tolto, però, è lo zucchero, ossia la vicenda di Alessandra Persiano (che flebo!), ma si sa, io alle storie d'amore sono allergica.
Se leggerò gli altri due romanzi dedicati a Malinconico? 
Prima devo prepararmi emotivamente.

venerdì 13 luglio 2018

MPM si è impegnato

IL TERZO TACCUINO


Ci siamo: se questo post è uscito vuol dire che MPM si è impegnato e “Il Terzo Taccuino” è su Amazon, pronto per essere acquistato, come sempre al prezzo di 99 miserabili centesimi.
Personalmente non so nemmeno come sia la copertina.
Quello che so è che questo è il IV libro della Saga delle Fanciulle del Mare, ossia un Post-Apocalittico sui generis ambientato in Liguria, ma che, pur essendo un seguito-parallelo di “Corpi Nudi” e de “L'immemore”, e quindi riferito, più o meno, alla stessa unità di tempo e – in parte – di luogo, può anche essere letto da solo.
Nel senso che, volendo, si può cominciare da questo volume, tralasciando i precedenti, salvo, poi, andarseli a recuperare ex post se si ritiene possa valerne la pena.
Chiaro, se invece si conosce a menadito la Saga (o se si fa la fatica di rileggersela) si gusteranno richiami, ammicamenti e punti di contatto. Ma non sono imprescindibili e la storia fila lo stesso, semplicemente agnizioni ed epifanie seguiranno un percorso differente.
E, a proposito, lo so che chi si loda si imbroda, ma credo che questo, fino ad ora, sia il mio librino migliore. Quello con il protagonista e che preferisco (a parte Tristano Gober, ma questa è un'altra faccenda), quello con il mio cattivo preferito (non so perché, ma lo adoro), ma, soprattutto, quello con la trama più fluida e meglio orchestrata. 
Non dovrei dirlo io, lo so. Ma più o meno è quello che ha affermato il Ragno, che mi ha fatto da cavia e da critico in anteprima. 
Ignoro da che cosa dipenda ciò: forse dal fatto che, dopo l'interruzione dei Raccontini, avevo un gran bisogno di tornare qui. Oppure dalla circostanza che finalmente ci sono più ombre, più lati oscuri, e io nelle ombre ci sguazzo e pure nei lati oscuri.  
Per il resto, ringrazio tutti, come al solito, richiamando altresì i ringraziamenti in fondo al volume. 
Baci e omaggi.

giovedì 12 luglio 2018

Un'opera critica ed erudita

GUIDA ALLA LETTERATURA EROTICA
di Alessandro Bertolotti


Ennesima Guida Odoya che leggo, ennesimo centro.
In realtà l'ho comprata nella convinzione di scoprire un mondo nuovo, invece mi sono ritrovata ad aver già letto oltre la metà degli autori citati: da Laclos a Tondelli, da Lawrence a Baudelaire, qui proposti in ordine cronologico (dal Medioevo ai Giorni Nostri). 
A prescindere da ciò, la guida è stata comunque una sorpresa, sia perché, come al solito, ha avuto il pregio di mettere in ordine conoscenze sparse e disordinate, sia perché mi ha resa consapevole di alcune questioni.
Il genere erotico, infatti, si presta a mille declinazioni, e se è nato come compendio comico-grottesco, come trovata o strizzata d'occhio, è stato, nel corso dei secoli, altresì sinonimo di rivoluzione, indipendenza ed emancipazione, specie dando una voce alle minoranze, quali donne od omosessuali, a livello in primis concettuale e solo dopo fisico. Spesso ha dimostrato notevoli valenze terapeutiche e di autoaiuto, pur degenerando, talvolta, in parafilie mostruose (per le quali, lo riconosco, non sono ancora pronta), oppure in drammoni dolorosi e veteromoralistici, rivestiti di ammonimenti e costellati di disgrazie, spie di malesseri sopiti difficili da confessare. La verità che più mi ha presa in contropiede è che, in tutto questo, il piacere puro, l'edonismo o la sua ricerca non hanno uno spazio enorme, e la norma, anzi, è che vengano soffocati da altre esigenze, più intellettuali o spirituali che fisiche.
Peraltro il volume è utilissimo per orientarsi tra le varie evoluzioni e correnti, e, se le illustrazioni sono piccanti e i testi corredati da brani espliciti, tendenzialmente l'opera è critica ed erudita, come qualsiasi altra letteratura. Per intendersi, ne ho letto qualche passaggio casuale a MPM, incuriosito, che però l'ha considerata troppo impegnativa per una domenica mattina prima di colazione e per nulla stuzzicante.
In effetti, nonostante prevalga, a mio avviso, l'intento divulgativo – per cui nel complesso la Guida non sia difficile da leggere – lo scopo a cui risponde è più che altro quello di fornire strumenti conoscitivi, non materiale per il diletto mentale.

Prossimo appuntamento: Guida alla Letteratura degli Stati Uniti.

mercoledì 11 luglio 2018

Un mondo di fantasia

100 MONTADITOS


No, è che è stata una figatina e devo per forza parlarne, benché di solito non faccia la recensione di locali e ristoranti. 
Del resto, questo non è né l'uno né l'altro, quanto piuttosto un mondo di fantasia, che, si dà il caso, dia anche da mangiare dei panini magnifici.
Ma non panini magnifici qualsiasi.
Ce ne sono cento (più insalate e piatti particolari) e richiamano i sapori della Spagna.
E sono piccolissimi, tipo un bigné ciccione.
Il prezzo, del resto, oscilla tra 1,00 e 2,50 Euro, quindi si può tranquillamente fare una scorpacciata, assaggiando di tutto. Personalmente con tre paninetti mi considero sfamata, ma, volendo, si può andare oltre e divertirsi a degustare.
Ci sono quelli con il prosciutto riserva spagnolo (squisito), tagliato al momento e abbinato a pomodoro fresco e mozzarella, o paté di olive, o... O pollo cajun... O pollo abbinato a salsette varie o cipolle croccanti. Ci sono panini vegetariani, panini coi calamari, panini con l'hamburger, l'hot dog o dai nomi esotici. E ci sono panini dolci (col pane al cioccolato), oppure abbiamo le collezioni che riuniscono diverse combinazioni a prezzi ulteriormente concorrenziali. Il pane stesso può essere ai cereali, tipo ciabatta o filoncino...
Il punto è proprio questo: ingredienti ottimi, combinazioni sfiziose e peculiari, ben bilanciate, e tantissima scelta. Ma non solo.
Ecco qual è stata la nostra esperienza.
MPM ci informa che è appena stata aperta in Alassio questa panineria bislacca, abbastanza vicina alla nostra fumetteria di fiducia (Inkiostro, caput mundi). Fabio  spiega che si tratta di una catena, che c'è un esercizio anche a Torino e uno a Milano e che lo ha già provato, trovandosi bene. La cosa bella, commenta, a parte il gusto e la scelta, è che puoi dare il nome che vuoi. Compili la tua ordinazione, vai alla cassa, paghi, e dici il tuo nome, che non deve essere per forza quello vero. Poi, quando il tuo piatto è pronto, vieni chiamato con l'altoparlante con un bel “Per Favore, nome, Per Favore”.
Insomma che puoi sbizzarrirti e dare nominativi di fantasia, facendo uscire robe tipo “Per favore, Mostro della Laguna Nera, per favore”.
Insomma che, incuriositi, io, MPM, e Francesco, abbiamo seguito Fabio e abbiamo occhieggiato la panineria. E a quel punto, rimirati i bocconcini, siamo dovuti entrare e prendere posto, perdendoci nelle sofisticherie del Menù.
Purtroppo la maggior parte dei clienti dava nomi banali. Robe abominevoli di gente senza immaginazione tipo “Stefania 1” ed “Elena Cognome”. A parte il nostro  Fabio/“Godzilla”, solo una persona ha osato con “Bolla di Sapone”. E speravamo fosse un maxi camionista lardoso, invece era una graziosa fanciullina delicata. Tesoro, grazie. Almeno una.
Giacché neanche MPM – che è andato ad ordinare per noi tre ritardatari – si è spemuto più di tanto – pur non arrivando alle banalità di cui sopra – dopo aver sbafato i primi meravigliosi panozzini mi sono sentita in dovere di ordinare altro, per il puro piacere di dare alla cassa un nome di mia invenzione. 
Sei come i bambini!, mi ha accusata MPM. 
Sì. E allora? Io mi amo per questo. E sotto sotto anche lui.
Non che mi sia venuto in mente granché, purtroppo (solo dopo, vista la formula usata all'altoparlante, abbiamo pensato tra tutti amenità tipo “Peste Bubbonica”, “Crepate” e “Sesso Selvaggio”), ma sempre meglio il mio “Squartatore di Boston” a “Elena Cognome”. 
Naturalmente sono riusciti a sbagliarlo, storpiandolo in “Lo Squadrone di Boston”.
Ma pazienza, mi sono divertita lo stesso.
E i paninetti, sono uno spettacolo.
Non ho assaggiato quelli dolci, ma pare siano squisiti pure loro. Persino quelli col biscotto dentro, che, a livello concettuale, mi pareva immondo. A quanto pare, non lo è. Anzi.
In altre parole... Buon Appetito!!! E buon divertimento, se non siete un tragico caso di immaginazione amputata.

P.S.
Fabio ha consigliato le patate bravas...

martedì 10 luglio 2018

Superbi quadri ad olio

IL MERCENARIO
di Vincente Segrelles


Magniloquente. Meno.
Questo il mio voto se dovessi darne uno.
Si badi, era da decenni che auspicavo una ristampa decente di quest'opera, da che mi ci ero imbattuta in non so quale enciclopedia (forse “La Grande Avventura dei Fumetti” di Franco Fossati)... A suo tempo, e grazie a Gian, che mi aveva regalato dei vecchi Lanciostory – non monografici – avevo potuto leggerne qualche episodio, ma la brama mi era rimasta.
Ora è soddisfatta.
Questa edizione cartonata è sontuosa, con pagine ampie e buona carta. Requisiti indispensabili, visto che la potenza di Segrelles è tutta pittorica. Non vignette, infatti, ma sequenze di superbi quadri ad olio, in cui perdersi e in cui fantasticare, che, per certi versi, ci ricordano molto l'Arzach di Moebius, vista altresì la bestia su cui viaggia il nostro eroe.
Il problema, infatti, è quando il Mercenario apre la bocca (Arzach ci faceva il favore di restare muto).
Be', dai, così esagero. Ma certamente il testo non è ai livelli delle immagini: l'andamento è scolastico, la sceneggiatura di repertorio, il montaggio banale e pure i protagonisti sono un tantinello stereotipati. 
Ma cambia poco, se si decide di lasciarsi incantare, perché le figure sono straordinarie, e, volendo, si può immaginare un'altra storia.
Che poi, diciamolo, se non fosse che le tavole sono così fuori standard, forse neanche il testo deluderebbe tanto. E' di maniera, sfrutta il fantasy classico, ma è godibile, e qualche idea, qualche sorpresa, ogni tanto la offre pure.
A suo modo, da riscoprire.

lunedì 9 luglio 2018

A casa di Hitler

IL BAMBINO IN CIMA ALLA MONTAGNA
di John Boyne


Devo ammetterlo, sono rimasta un po' scioccata. 
All'inizio mi è parsa la solita variazione sul tema de “Il Bambino con il Pigiama a Righe”: stessa ambientazione storica, stessa tematica, prospettiva dell'infante. Pare persino lo stesso bambino. Certo, qui si chiama Pierrot, ma il prototipo è sempre quello di Bruno, o di Alfie di “Resta Dove Sei e Poi Vai”: tenero, buono, ingenuo, coraggioso e ben intenzionato. Con la differenza che ormai io comincio a patire questo linguaggio da dodicenni: scorrevole e semplice, senza dubbio, ma pieno di riflessioni inutili, spesso dai toni quasi paternalistici.  
Solo che poi la faccenda cambia. 
Intanto il ragazzino finisce a casa di Hitler. 
Quindi si corrompe irrimediabilmente.
Davvero, non me lo aspettavo.
Con questo, non urlo neppure al capolavoro: ci sono alcuni sviluppi un po' forzati, alcune frasi (tra l'altro poco coerenti con i personaggi che le pronunciano) che mi sanno di captatio benevolentiae a tutti i costi, unite, per giunta, ad un ritmo non eccelso, specie nella prima parte. 
Di buono, però, devo rilevare che nulla è superfluo sotto il profilo dell'azione, nel senso che anche le precisazioni e le divagazioni che di primo acchito possono sembrare puramente decorative, in realtà servono a delineare il contesto o a farci comprendere delle cose per contrasto. Inoltre, non si tratta della solita storiella educativa a lieto fine: la prospettiva è quasi completamente ribaltata. E ancora, riceviamo un discreto numero di pugni nello stomaco.
Insomma, checché si dica, magari il romanzo è pure stato studiato a tavolino, ma di sicuro non è stato fatto con lo stampino.
Curiosità: a pagina 61 viene citato Alfie Summerfield, protagonista del testè citato “Resta Dove Sei e Poi Vai”.

venerdì 6 luglio 2018

L'epicità di Churchill

L'ORA PIU' BUIA
di Joe Wright
(2017)


Ovvero Churchill nel 1940, durante l'ora più buia dell'Inghilterra, appunto, che entra in guerra contro Hitler al fianco della Francia, dopo che mezza nazione è ormai caduta, ma senza essere adeguatamente preparati, sottovalutando la forza e l'efficienza tedesche.
Un altro “Dunkirk”, dunque, ma non solo.
A differenza che nel film di Nolan, infatti, qui non ci sono solo combattimenti – sia pure narrati con un montaggio peculiare e inframmezzato da qualche attimo di pathos – ma un quadro storico completo. Fatto di uomini e di donne, di coraggio e azzardo, di dubbio, di attesa, ma anche di qualche risata (indimenticabili le due dita).
Ottima la ricostruzione della politica dell'epoca, impareggiabile l'interpretazione di Gary Oldman (irriconoscibile), e così il taglio delle inquadrature, specie quelle dall'alto, che, più di una volta, trasmettono con immediatezza la portata della tua impotenza, vulnerabilità e piccolezza.
Ma l'elemento più felice della pellicola, a mio avviso, è dato dal carico di emozioni. Dal senso grigio di sconfitta e di paura che prima si abbatte su di noi e poi si trasforma in un bel “non ci arrenderemo mai”.
Per quel che mi riguarda, i momenti più entusiasmanti del film sono, rispettivamente, la scena sulla metropolitana e il discorso finale di Churchill, che, dato il contesto, sfiorano l'epico.
La verità è che, per quanto Churchill sia tutt'altro che un uomo ineccepibile, non possiamo non invidiarlo profondamente agli inglesi, sentendoci persino, durante la visione, intensamente patriottici.
Ahimè, verso una patria che però non è la nostra.

giovedì 5 luglio 2018

Me la suono e me la canto

IL MESTIERE DELLO SCRITTORE
di Haruki Murakami


Tra tutti i libri letti di Murakami, senz'altro il più deludente.
Persino il titolo è sviante, tutt'al più potrebbe chiamarsi: “Murakami racconta se stesso”. Per giunta, molte di queste cose sono già state dette in “L'Arte di Correre” o nella prefazione di “Vento & Flipper”, ma in quei contesti sembravano necessarie o comunque costituivano un arricchimento. Qui non si arriva da nessuna parte, semplicemente Murakami si incensa e si leva un po' di sassolini dalla scarpa. Senza, peraltro, uscirne benissimo.
Il tono di questo volume è autocelebrativo e autoreferenziale, della serie me la suono e me la canto. Il resto è banalità e qualunquismo. Che diamine, non sembra neanche uno che scrive da oltre trent'anni (come rimarca ad ogni pié sospinto) o uno che ha e ha avuto successo (come non fa che ripetere). Pare uno che per caso un giorno ha preso una penna in mano, ma in realtà pensava fosse un temperino. 
E poi ci sono digressioni talmente personali e soggettive da essere prive di valore intrinseco. I passaggi più significativi sono citazioni di altri (Oliver Sacks, Joyce). 
Riconosco che ci sono anche brani interessanti di Murakami, ma più spesso incappiamo in panegirici che sanno di apologia o di difesa preventiva (o consecutiva), come se, nonostante le numerose proclamazioni in senso inverso, l'autore non avesse davvero il coraggio di dire la sua senza timore di venir criticato e quindi senza sentire il bisogno di giustificarsi.
Indubbiamente, ad ogni modo, il saggio (?) non è sgradevole e l'esposizione è chiara. Ogni tanto fa capolino qualche suggerimento utile, ma non illuminante.
Insomma, non è davvero brutto, ma siamo ben lontani da “On Writing” di Stephen King.
E anche da un qualsiasi manuale di scrittura creativa.
Solo per fan sfegatati.

mercoledì 4 luglio 2018

Genitori bislacchi e irresponsabili

LA FAMIGLIA FANG
di Kevin Wilson


Potremmo definirla una famiglia di artisti, ma forse sarebbe più corretto dire una famiglia stramba e disfunzionale con due genitori fanatici e due figli che, nonostante tutto, artisti li sono diventati sul serio: lui scrittore, lei attrice.
Si parte con leggerezza, tra disavventure e assurdità, alternando la storia di Annie e Buster Fang, ormai adulti e alle prese con vite fatte di potenzialità vertiginose e strapiombi di dissoluzione, e le loro performance infantili al seguito della famiglia, quando erano la Bambina A e il Bambino B e venivano manipolati bizzarramente dai genitori, Caleb e Camille Fang, per dar luogo a quelli che, a giudizio di questi ultimi, erano eventi artistici, tali proprio in virtù della loro imprevedibilità, provocazione e dinamismo. E che, in modo non lineare, sono utilissimi per ricostruire l'infanzia e giustificare l'attuale modo di essere di Annie e Buster.
Il punto, però, è che presto ci si rende conto di ben altro. Ossia che questi genitori bislacchi e irresponsabili hanno fatto assai più che creare arte: ossia hanno cospirato per rovinare i propri figli. E dove, in principio, scorgevamo gag divertenti e momenti simpatici, cominciamo a intravedere disagio e sofferenza sopiti.
Non è un romanzo drammatico, nonostante tutto, e il tono si mantiene allegro e sopra le righe, ogni vicenda viene narrata con ironia e un po' di distacco, facendo emergere la frustrazione, lo sconcerto e il dolore dei protagonisti, ma sotto pelle e senza esasperazioni, come in una commedia. Inoltre, al fianco di trovate spassose e di colpi di scena eclatanti e fuori di melone, perfettamente in linea con i personaggi, questo libro può divenire la base per molteplici riflessioni: dal concetto di Arte, ai sacrifici che richiede e che si può essere disposti a fare, dall'importanza della famiglia, alle sue ripercussioni, sino all'esigenza, in certi casi, di lasciarsela alle spalle.
Peculiare, piacevole, destabilizzante.

martedì 3 luglio 2018

Il nuovo romanzillo

MENO DIECI


Se tutto va bene tra dieci giorni esce “Il Terzo Taccuino”. 
Io ho consegnato puntualmente tutto al Mio Perfido Editore, ma, considerate le sue recenti vicissitudini ospedaliere, se anche quest'anno la pubblicazione dovesse essere in ritardo, sarei costretta a giustificarlo.
Amen. Come mi ripeto ogni volta in cui cerco di convincermene, sono grande e posso sopportarlo.   
MPM, però, ha promesso che ce la farà, indi incrociamo le dita e prepariamo gli annunci.
In quanto a me, devo segnalare due cose:
La prima è che sono stanca e ho bisogno di un po' di tempo per rimettermi in carreggiata. Cercherò di garantire la regolarità dei post sino a fine luglio, ma ad agosto non credo che attuerò il solito piano di dimezzamento. Credo che mi prenderò tutto il mese e forse anche una buona porzione di settembre. Mi dispiace, ma sono alla frutta. Giacché tutti me lo chiedono di continuo, vi dico già che sto bene e che al momento non ho nessun problema di salute. No, i punti sono altri e ce n'è uno di cui sono particolarmente orgogliosa: il romanzillo che devo scrivere quest'estate, “Catarsi”.
Contrariamente al solito, ho già iniziato. Il canovaccio era pronto da mesi e io non ce la facevo più ad aspettare: ho bisogno di sapere che cosa succederà. E' il quinto capitolo della saga delle Fanciulle del Mare e, se potessi, sarei lieta di scrivere pure il successivo e ultimo, “Il Segreto del Sangue”, senza dover attendere l'estate 2019. Anche di questo il canovaccio è pronto da mesi.
Non sono certa di farcela, ma, sia come sia, il Blog mi è di impiccio e quasi senz'altro dovrò sospenderlo per un po', nei termini di cui sopra.
Mi dispiace, ma se da un lato scrivere questi due librini finali mi sembra la cosa più bella del mondo, dall'altra è impegnativa e mi ci vorrei dedicare al cento per cento.
Sono sicura che capirete.
Baci e grazie.

lunedì 2 luglio 2018

Fede e disgusto

IL MIRACOLO


Per questa serie Tv devo ringraziare la mia Dany, se no l'avrei persa. MPM l'aveva adocchiata, ma essendo una produzione italiana ed avendo io problemi in mancanza di dizione, aveva pensato di dovermela risparmiare.
Dany, però, si era detta innamorata...
A convincermi in via definitiva la circostanza che l'abbia ideata da Niccolò Ammaniti, che da sempre apprezzo come scrittore.
In realtà la prima puntata non mi ha conquistata. 
La trama ruota attorno alla Madonnina che lacrima sangue, tipo Civitavecchia, e su di me questi miracoli non hanno molta presa. Non è che pensi necessariamente ad una macchinazione, è solo che non riesco a coglierne il Mistero. Sono una creatura arida, e il fatto mi sembra semplicemente disgustoso. Dio (o chi per lui) non ha altri modi non vomitevoli di manifestarsi? E che cosa dovrei dedurne, poi? Che esiste? Io sono agnostica, intendiamoci, ma questo per me puzza di residuo di paganesimo. O di Anticristo (complice, nella fattispecie, la colonna sonora). Ovviamente MPM mi ha sgridata (sebbene io un sentore di Anticristo continui ad averlo, dati altresì certi sviluppi).
Ad ogni modo, siamo andati avanti, confidando in Dany e in Ammaniti, e, dalla seconda puntata, non ho più potuto fare a meno delle successive (otto in totale).
La storia è bella, sia a livello individuale – grazie agli splendidi personaggi (tra tutti Sole Pietromarchi/Elena Lietti, la moglie del Premier, e la figlia Alma, una sorta di piccola, superinquietante Mercoledì Addams), assai sfaccettati e mai limpidi o unidimensionali, sia a livello sociologico-politico-religioso – con tutto quello che il simulacro piangente scatena, anche solo in via potenziale.
Gli intrecci sono molteplici, ben studiati, e si arricchiscono a vicenda, costellati da sogni lucidi e surreali dal sapore Lynchano e carichi di destabilizzante bellezza (l'unica sottotrama che non ho apprezzato granché è quella di Sandra/Alba Rohrwacher). La struttura e il montaggio sono ottimi e alcune inquadrature davvero stupende.
Certo, ci sono state anche parecchie cose che (volutamente?) mi hanno dato fastidio,  apparendomi morbose, asfissianti, disturbanti, a partire dalla sigla (non tanto la canzone di Jimmy Fontana, quanto le immagini abbinate). 
Ma, ponderando tutto, inclusa la fine un po' frettolosa, o forse solo eccessivamente accelerata, la serie è spettacolare.