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martedì 10 luglio 2018

Superbi quadri ad olio

IL MERCENARIO
di Vincente Segrelles


Magniloquente. Meno.
Questo il mio voto se dovessi darne uno.
Si badi, era da decenni che auspicavo una ristampa decente di quest'opera, da che mi ci ero imbattuta in non so quale enciclopedia (forse “La Grande Avventura dei Fumetti” di Franco Fossati)... A suo tempo, e grazie a Gian, che mi aveva regalato dei vecchi Lanciostory – non monografici – avevo potuto leggerne qualche episodio, ma la brama mi era rimasta.
Ora è soddisfatta.
Questa edizione cartonata è sontuosa, con pagine ampie e buona carta. Requisiti indispensabili, visto che la potenza di Segrelles è tutta pittorica. Non vignette, infatti, ma sequenze di superbi quadri ad olio, in cui perdersi e in cui fantasticare, che, per certi versi, ci ricordano molto l'Arzach di Moebius, vista altresì la bestia su cui viaggia il nostro eroe.
Il problema, infatti, è quando il Mercenario apre la bocca (Arzach ci faceva il favore di restare muto).
Be', dai, così esagero. Ma certamente il testo non è ai livelli delle immagini: l'andamento è scolastico, la sceneggiatura di repertorio, il montaggio banale e pure i protagonisti sono un tantinello stereotipati. 
Ma cambia poco, se si decide di lasciarsi incantare, perché le figure sono straordinarie, e, volendo, si può immaginare un'altra storia.
Che poi, diciamolo, se non fosse che le tavole sono così fuori standard, forse neanche il testo deluderebbe tanto. E' di maniera, sfrutta il fantasy classico, ma è godibile, e qualche idea, qualche sorpresa, ogni tanto la offre pure.
A suo modo, da riscoprire.

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