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lunedì 16 luglio 2018

Un analitico coacervo di solitudini e dolori

NON AVEVO CAPITO NIENTE
di Diego Da Silva


Primo romanzo di Da Silva che leggo, primo della trilogia dell'Avvocato Vincenzo Malinconico, cui non mi sarei, credo, mai avvicinata se non me lo avesse proposto la persona giusta, che, già che c'era, me lo ha pure regalato. Be', carissima, se stai leggendo queste righe, grazie.
Grazie anche se, mi rendo conto, a me questo libro ha fatto male.
Piacere mi è piaciuto, è scritto in modo delizioso, è intelligente, fresco, leggero, molto brioso, ma mi ha quasi uccisa. Perché, per quanto il protagonista sia simpatico e autoironico (nonostante alcune sue caratteristiche un po' mi snervino e spesso mi facciano saltare la mosca al naso), è un tale analitico coacervo di solitudini e dolori e filosofeggiamenti che per leggerlo avrei bisogno di essere molto, molto più serena e felice. Invece così, nonostante il contesto faceto, mi sento tirare a fondo.
Sarà strano, ma il brano che ho preferito è quello (altra botta di vita) su Gilbert O'Sullivan e il suo pessimismo occulto – che nemmeno sapevo chi fosse, ma che mi sono precipitata ad ascoltare e che, volente o nolente, per quanto mi riguarda con Malinconico ha un sacco di punti in comune –.  
Per il resto, benché come avvocato Malinconico mi sembri posticcio per tantissimi piccoli dettagli (che sento come veri e propri errori e che, quindi, inficiano un po' il gusto della lettura), la storia è ben costruita, infarcita di momenti gustosi e scene smaccatamente divertenti, che, talvolta, rasentano piacevolmente l'assurdo e aggiungono un po' di pepe e un po' di sale. Quello che avrei tolto, però, è lo zucchero, ossia la vicenda di Alessandra Persiano (che flebo!), ma si sa, io alle storie d'amore sono allergica.
Se leggerò gli altri due romanzi dedicati a Malinconico? 
Prima devo prepararmi emotivamente.

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