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sabato 19 settembre 2020

Una miniera di pietre preziose

 SINFONIE DELL'ATTESA

di Stefania Ughi

(su Ig @Fania4000)



Come si fa a conoscere davvero una persona? 

Si legge quello che scrive, ecco come.

E magari alla fine non si conosce lo stesso davvero, nella sua interezza e variabilità, ma in quel preciso istante fotografato dalle parole, in quello sì. Nel modo più autentico possibile. Perché non ci sono filtri, ma solo essenza.

E in questo caso, per quanto evidentemente doloroso, si tratta di un istante fondamentale, pieno di umanità, di grazia, di eleganza e di bellezza.

Stefania è riuscita a trasporre tutto questo sulla carta. 

L'intento era guarire, affrontare il suo dolore personale, legato ad un momento preciso dell'esistenza, ma quello cui ha dato vita non è un percorso di guarigione, quanto piuttosto un catalizzatore di emozioni. Mentre leggi ti senti sopraffare, più e più volte, e avverti il panteismo, la comunione trascendente col Tutto. E senti la sua anima bellissima, e senti la tua. E l'ineluttabilità, la finitezza dell'essere, ma anche la speranza e la dolcezza, e quindi l'escatologia. 

E non basta soffrire per realizzare un libro così: bisogna saper incanalare la propria sensibilità, e mascherarla per renderla più vera attraverso la finzione. Bisogna saper scrivere, comunicare, trasmettere. E bisogna essere persone stupende, se no vengono fuori solo pianti. 

Qui invece abbiamo una miniera di pietre preziose.

Che ogni volta in cui le riguardo luccicano in modo diverso. 

E ogni sentimento è appena sussurrato e avanza in punta di piedi, fino a che ti pervade completamente e si fa strada in te, senza lasciarti più. Nemmeno dopo che hai finito il libro, l'hai classificato e messo insieme agli altri.

Mi è piaciuto tutto, a partire dalla prefazione di Cristiana Vettori: le poesie come i brani in prosa. Densi di significato, e brevissimi, ad eccezione dell'ultimo. Lungo ma con una sua orchestrata frammentarietà, fatta di lampi cristallizzati. 

E divisi questi scritti sono preziosi e unici, ma insieme diventano di più: un universo che ci dà la vertigine, peggio (o meglio) del sublime kantiano.

Stratosferico.

domenica 13 settembre 2020

Meglio di un Lindor!

 L'AMORE BUGIARDO

di Daniela Palumbo 

(su Ig @D.E.L.A.I.N.A.)



L'ho letto in un fiato. Appena arrivato, senza riuscire a staccarmi. 

E non solo in virtù della sua fantastica brevità.

Ma perché Daniela scrive benissimo, con una fluidità senza paragoni. 

In modo fresco, spontaneo, sincero, sebbene con un bel frasario ricco e saporito. 

Anzi, in un modo che sembra fresco, spontaneo e sincero, perché, di solito, per arrivare ad un tale livello di “scioglievolezza” (meglio di un Lindor!) serve un gran lavoro. Ed è proprio “scioglievolezza”, sì. Perché mentre leggi ti sembra di bere la sua scrittura. E non riesci a scollarti. 

Colloquiale, ma esatta, imperativa, trascinante.

Ti scivola dentro.

E questo anche se... beh, la trama è una mazzata. Non che il titolo promettesse rose e fiori, ma, sul serio, senti il dolore. La rabbia. La frustrazione. E vorresti fare una pausa, ma non puoi. Perché già dopo la prima riga ci sei dentro fino al collo e o lo finisci o lo finisci. Devi sapere, innanzitutto. Vieni arso dal bisogno di capire come potrà proseguire. E poi... E poi, beh... mentre la storia ti strappa la carne dalle ossa, contemporaneamente ti restituisce qualcosa. E vuoi che continui. E non alludo al piano stilistico. È proprio come se un po' la lettura ti guarisse, ma da altre ferite, più profonde, più vecchie, che avevi dimenticato. Catarsi, presumo. O magia, non so.

Però so che mi è piaciuto. 

E stata un po' come una SPA per l'anima, anche se all'inizio mi sembrava di no.

E anche la trama riserva sorprese: la fine non è tragica e nera come temevo.

Al contrario.

Non che sia proprio allegra, però... 

Ci voleva, ecco.


P.S.

1) Daniela sa far piangere, ma anche ridere: in “Tutte le cose che amo di te”, suo precedente romanzo, mi aveva fatta sbellicare. Mi piace che sia così versatile. E ho adorato quel romanzo, nonostante sia un maledetto Romance!!!  

2) Nel volumetto c'è un segnalibro bellissimo! Può non sembrare un dato fondamentale, ma sono stata contenta di trovarlo!

giovedì 10 settembre 2020

Il ritratto delle nuove generazioni

 GENERAZIONE SERIALE

di Giovanni Di Rosa

(su Ig @giovannidirosa_writer)



Se vi piacciono le Serie Tv questo libro vi serve perché ha un approccio davvero originale: da un lato c'è l'analisi dettagliata dei telefilm più recenti; dall'altro, contestuale al primo, un ritratto impietoso ma accorato delle nuove generazioni.

In merito all'analisi, si procede per aree tematiche, approfondendo argomenti stimolanti sotto il profilo della critica televisiva, come pure di costume e società: dai telefilm come investimento emotivo, ad amore e amicizia, fino all'emancipazione femminile e alla comunità LGBTQ. 

Non ci si lega a nessuna Serie in particolare, ma si prendono in considerazione tutte per gli aspetti che interessano, delineando un quadro vasto, che non si ferma al nozionismo, ma cerca di indagare le radici di ogni evoluzione. L'opera, acuta e penetrante, evidenzia quindi i cambiamenti socio-culturali più eclatanti e ci aiuta a riflettere su questioni che, magari, ci sono passate davanti senza che nemmeno ce ne accorgessimo e che invece ora ci rendiamo conto di aver vissuto, raccogliendo e mettendo insieme, finalmente, tutti i tasselli. La lettura risulta così assai piacevole, sia per gli appassionati di Serie Tv, che potranno ritrovare i loro beniamini, o riassaporare i momenti salienti degli episodi principali – oltretutto carpendone i meccanismi –, sia per i profani, che in effetti si potranno comunque godere il percorso.   

E poi, dicevo, c'è il ritratto delle nuove generazioni. 

In effetti, non immaginavo si potesse trattare l'argomento in modo tanto personale. Ma l'ho apprezzato moltissimo, tanto più che si tratta di un'asettica incursione dall'esterno,  ed infatti l'autore, lungi dall'essere un distaccato osservatore, vi è coinvolto in prima persona e in sostanza, mentre analizza la televisione, analizza e racconta se stesso, pur riuscendo sempre a mantenere una certa oggettività ed un'indiscutibile professionalità.

In ultimo, l'opera è scritta bene: con uno stile pulito, ma attento alla terminologia specifica. Semplice, colloquiale ed estremamente scorrevole.

Di Giovanni avevo già letto il romanzo Dark Fantasy. Le Cronache di un vampiro, che mi era piaciuto. Ma, lo ammetto, assurdamente questo saggio è ancora più appassionante.

lunedì 7 settembre 2020

Un pezzo di sé

LA CORSIA DEI VEICOLI LENTI

di Simona Bennardo 

(su Ig @simona.bennardo)



La protagonista di questo libro è proprio Simona, che ci racconta la sua esperienza con il tumore al seno, in modo ironico, positivo, e personale. Ma senza indorarci la pillola, anzi descrivendola esattamente com'è. 

La verità è che temevo che sarebbe stata una lettura difficile da affrontare, invece l'ho trovata soprattutto interessante.  

Intanto perché è interessante Simona. 

Mi affascinano sempre le persone, i loro processi mentali così distanti dai miei. È come se mi spiegassero un po' come si vive, come se mi permettessero di capire quelle cose che sono ovvie per tutti, ma per me no e che magari sul momento ho registrato, ma non capito (davvero è così traumatizzante tagliarsi i capelli? Davvero ci si arrabbia quando si scopre di avere il cancro? Ma perchè?). Solo che Simona lo fa un po' di più. Vuoi perché ha la capacità di narrare con onestà il suo vissuto, guardando in faccia le cose e chiamandole con il loro nome, vuoi perché è psicologa e psicoterapeuta e quindi è particolarmente analitica e sa rendere evidenti quei passaggi che a volte restano sottintesi. Vuoi perché non si limita a questo, ma ci trasmette se stessa. Tutta, nella sua umana ricchezza e complessità.

E poi... beh, per l'esperienza.

Per chi l'ha vissuta, perché la può osservare in modo differente, colmando qualche buco, e perché a volte un confronto è formativo, e, non so, forse persino un po' consolante. Non da “mal comune mezzo gaudio”, ma da “condivisione”. Che è sempre bella, anche quando alla radice c'è una cosa che non la è.

Ma anche per chi non l'ha vissuta, perché permette di capire cose che altrimenti, magari, restano tabù, dato che non sempre si osa chiedere, e che tuttavia non equivalgono solo a levarsi la curiosità, ma proprio ad entrare nel vivo della questione, a comprenderla e ad esaminarla sotto i vari aspetti, che non si esauriscono con la mera salute, ma hanno un sacco di altri  riverberi.   

Alla fine del libro, che è breve e si legge senza quasi accorgersene, ci sembra che Simona ci abbia accolto nella sua vita e regalato un pezzo di sé. Uno bello e luminoso, nonostante tutto. Che non si esaurisce con il tumore, ma che la riguarda nella sua interezza, seppur per un breve tratto di strada. 

Quindi: grazie, Simona.

E, a proposito, c'è un passaggio del libro che ho adorato. Lo riporto: “Ho incontrato tanta gentilezza, tanta dolcezza e tante belle persone in questo viaggio. No no, non pensiate che io stia per scrivere scellerataggini (si dice?) del tipo: ringrazio il tumore perché... ringrazio un bel tubo!”

Ecco, qui sono morta dal ridere.

Perché, ve l'ho detto, Simona è ironica e positiva, ma dice le cose come sono.

sabato 5 settembre 2020

Un romanzone!!!

 OMEGA - La fine è solo il principio

di Licia Oliviero

(su Ig @liciaoliviero)



Sì, ma da dove inizio? 

È un romanzone!!! E io pensavo fosse incentrato sui vampiri, invece ci sono soprattutto demoni! E sono magnifici! Licia rielabora la mitologia infernale tutta, scopi, personaggi (c'è pure Nergal, che chi si diletta di demonologia ben conosce) e ridefinisce l'Inferno stesso, creando una trama pazzesca che sembra uno shojo manga per adulti, ma fusa con gli elementi che adoro degli shonen! Tradotto per chi non legge i fumetti giapponesi: ci sono amicizia, giovani fanciulle molto caratterizzate dalle variegate personalità in formazione ed elementi romantici (ma carini! Non di quelli stucchevoli e pallosi! Di quelli alla Hans Solo e Leia, fatti di stuzzicamenti, ironia caustica e gesti eroici), ma anche combattimenti fighissimi, con una splendida attenzione per le armi (adoro i sai), tanto che mentre li vivi ti sembra che ti scorra davanti un film!!! 

E poi c'è la narrazione frizzante, con tanti colpi di scena e battutine, ma anche un forte impianto etico sotteso, un sacco di azione, ma soprattutto uno stile preciso, minuzioso, capace di essere intimistico, soffermandosi sugli stati d'animo dei protagonisti e sui loro circuiti mentali, come anche di folgorarti con scene spettacolari, riempiendoti gli occhi di roba che esplode e si muove alla velocità della luce...

È il primo romanzo di una trilogia Urban/Dark fantasy, che però ha una conclusione soddisfacente. Certamente invoglia a continuare, perché non svela tutto e promette un sacco, ma non lascia i fili mozzati a metà. E, a proposito, il filone principale della trama e il background (dettagliato e complesso) dei personaggi sono notevoli, pluristratificati e incuriosiscono parecchio, riuscendo spesso ad essere imprevedibili. 

Ora sono una vecchiaccia disincantata, ma se l'avessi letto da giovane... oddio, credo l'avrei riletto e riletto mille volta perché ci avrei trovato tutto quello che all'epoca desideravo da un libro: emozioni, intrattenimento, epicità, e mistero!!!  

Complimenti Licia!