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venerdì 31 maggio 2019

Senza fantasia e senza pathos

THE 100 - Day 21
di Kass Morgan


Che stillicidio!
Secondo capitolo peggiore del primo.
Breve, scritto con caratteri enormi, neanche 500 pagine (forse nemmeno 400), ma... che fatica arrivare in fondo! La scrittura è fluida, quasi elementare, non risulta certo difficoltosa o impegnativa... ma il problema è la noia. Non perché non succeda niente, anzi l'azione è sicuramente privilegiata rispetto all'introspezione. Ma perché qualunque cosa avvenga ci passa sopra con indifferenza, senza far breccia dentro di noi. I personaggi non solo non crescono, ma restano appena sbozzati, nomi cui sono state appiccicate caratteristiche vuote, e che non sanno né di carne né di pesce. Non ci importa nulla se si innamorano, litigano o crepano. Il nostro obiettivo è finire il libro, e unicamente per togliercelo di mezzo.
Salvo che poi... poi se siamo me e abbiamo già acquistato il terzo... ci toccherà pure sciropparci quello! Aaaaaaaaaaaaaaaahhhhhhhhhhhhh! 
Se non altro la storia va avanti, benché, senza più il pungolo della novità, anche su questo piano l'incedere risulti abbastanza soporifero. Ogni elemento nuovo viene assorbito e fagocitato dalla banalità. Dalla circostanza che ogni accento è già stato usato da altri, per giunta meglio e con maggior efficacia. Persino i colpi di scena sono prevedibili, mentre sotto il profilo meramente fantascientifico sembra che ogni idea sia già stata esaurita, spesa, detta. Si prosegue solo sul piano di azione/avventura, ma senza fantasia, senza pathos e senza... niente che non siano sentimenti superficiali, quasi irritanti nella loro basicità.
Che flebo assoluta.  
:(

mercoledì 29 maggio 2019

Un cattivo dalla grandezza titanica

DRACULA
di Bram Stoker


Classico della letteratura horror, o forse classico e basta, visti lo stile dell'autore (forbito, elegante, accurato ed intimistico, ma estremamente scorrevole) e la sua impostazione narrativa. Imperniato sull'atmosfera, più che sulle rappresentazioni truci, più anemico di quel che si potrebbe pensare, ed infinitamente più romantico e struggente. E tuttavia, capace, ancora oggi, di far scorrere qualche brivido lungo la schiena dei lettori (per quanto mi concerne, il personaggio di Renfield è assai più inquietante dello stesso Conte), più per il non detto, che per l'esplicito, più per quel che riesce a farti immaginare che per quanto effettivamente accade.
La trama è nota, e procede linearmente, ma non senza sorprese. Ad affascinare, oltre la vicenda in sé, irta di mistero, tormenti interiori e congetture, è il montaggio. Lineare, si diceva, ma non in modo ovvio. Al contrario, la prospettiva cambia, e, a volte, cambia persino il registro (si passa dal gotico al thriller, dal passionale all'avventuroso), pur senza grandi cesure. Tutto è infatti ben amalgamato e mai eccessivo. E tra un fatto e l'altro, si discute molto, sottolineando e rimarcando tutto, ma senza annoiare. Conferendo, semmai, ad ogni momento la giusta, tremebonda, risonanza.
Il tema è quello della battaglia tra Bene e Male, ma, nonostante le parti di ciascuno siano attribuite con precisione, il concetto di fondo è più sfumato di quel che si potrebbe pensare, e ciò che viene affermato con sicurezza a livello teorico, spesso viene smentito a livello pratico, rendendo così Dracula un cattivo dalla grandezza titanica. 
E poi, naturalmente, ci sono i personaggi: spaccano tutti quanti, tanto che alla fine non si distingue più tra comprimari e protagonisti. Ognuno, infatti, resterà a suo modo immortale nell'immaginario collettivo: Dracula, Van Helsing, ma anche Mina e Jonathan Harker, così come la povera Lucy (ho già rivelato chi è il mio prediletto, eppure, a ben rifletterci, è poco più di una comparsa).
Un romanzo imprescindibile, per gli amanti dell'horror, ma altresì per gli amanti della letteratura.

lunedì 27 maggio 2019

Valar Morghulis

L'ULTIMA STAGIONE DEL TRONO DI SPADE


Attenzione: Spoiler !!!


E' stata, ovviamente, una tremenda delusione.
E sì che ero partita colma di aspettative e speranze, ma dopo il terzo episodio il mio cuore ha iniziato ad incrinarsi, fino a che, al quinto, si è spezzato senza rimedio, definitivamente, riuscendo a mala pena a trascinarsi sino al sesto.
Iniziamo con due puntate descrittive, scolastiche, piatte e per nulla epiche. La seconda, in particolare, è puro riempitivo. Ma amavo ancora così tanto i personaggi che non mi importava e mi bastava rivederli per essere felice.
Poi siamo arrivati alla terza puntata: un fiorire di buchi narrativi, di errori drammaturgici, di insensatezze atte a compiacere i fan, per soprassedere sulle catastrofiche ed assurde scelte tattiche e militari (Dio Santo, persino i Puffi sarebbero stati strateghi migliori!). Ma pazienza, mi sono detta. L'epicità questa volta c'è stata. C'è stata l'azione, l'emozione, la tensione emotiva. E io volevo ancora, disperatamente crederci. Pazienza se chi avrebbe dovuto morire non è morto, se alcuni momenti erano pura schizofrenia narrativa, se troppe cose sono state liquidate frettolosamente, senza logica e senza attenzione, tranciando i passaggi o saltando alle conclusioni.
Arriviamo alla quarta puntata... le cose continuano a peggiorare: dalla morte di Rhaegal all'inspiegabile cattura di Missandei (andava dall'altra parte, misericordia!)... Il dubbio, a questo punto, è che tutta la stagione sia una supercazzola, che Martin abbia deciso di sabotare la serie Tv, che sia in corso una cospirazione. Solo la nuova trilogia di Star Wars riesce a fare più schifo!
Alla quinta puntata Daenerys sbrocca. E va bene, l'idea in sé può essere carina, ma è stata giocata male. Solo in questa stagione dà qualche segno di pazzia e gli sviluppi caracollano e sono troppo repentini. Sanno di slealtà. Di truffa. Come per quasi tutti gli altri accadimenti precedenti e successivi (ad esempio: perché di mille che ce ne sono, solo tre scorpioni sparano?). La mia sospensione dell'incredulità, che come spiega Eco è necessaria per avventurarsi in qualunque tipo di costrutto immaginifico, crolla miseramente. E a questo punto non ce la faccio più: seguito a sbadigliare, anziché restare con il fiato in gola. Nel corso dell'ultima puntata non provo nulla. Nulla di nulla. Appena un po' di sonno (e l'ho vista in pausa pranzo). Nemmeno quando Jon ha trafitto Dany. Nulla. Tutto ciò che ho percepito è stata la voglia, da parte degli autori, di finire al più presto, e a tutti i costi, in qualunque modo. Che tristezza.
Davvero pensano che possa aver voglia, adesso, di ciucciarmi gli spin-off? Che me ne possa calere qualcosa? Davvero?
No, l'unica cosa in cui ancora oso sperare sono i romanzi di Martin. Ma il prossimo sarebbe dovuto uscire anni fa. Invece non se ne sa niente.
Che desolazione. 

venerdì 24 maggio 2019

Pillole di serie TV

BREVE PANORAMICA SULLE RECENTI SERIE TV VISTE


Niente, è che tra la riduzione a tre soli post settimanali da una parte e la lunga pausa che mi sono concessa dall'altra, ci sono molti argomenti che devo necessariamente castrare. E un po' mi spiace, ma, in certi casi, preferisco un rapido excursus al sommo nulla. Perciò, ecco:


BODYGUARD – Richard Madden mi piace e la serie regala emozioni e scene cariche di azione. Ma soprattutto è frustrante e ci dà una dimensione di quanto il mondo sia spregevole ed ingiusto e di come nessuno sia santo. Verso la metà il mio interesse è un po' scemato, ma sono solo otto episodi e tutto sommato alla fine ci si arriva.



IL NOME DELLA ROSA – Non mi prende. Ho adorato il libro di Eco, e senz'altro  qui, rispetto al film del 1986, c'è più spazio per eventi e personaggi (e persino per alcune parentesi che proprio non ricordavo). Ma ogni istante rimpiango Sean Connery nei panni di Guglielmo da Baskerville, con il suo sguardo ironico e sornione. Turturro è bravo, ma i suoi occhi sembrano sempre sul punto di liquefarsi. E poi... no, mi dispiace: quello non è Rupert Everett!!! E comunque devo sempre lottare per non addormentarmi...



THE OA – Nonostante qualche momento di umorismo involontario (mi spiace, ma 'sti movimenti non si possono guardare) la serie è originale, stimolante e suggestiva, oltre che piena di sostanza. A tratti si avverte la vertigine dell'essere e del non essere, a tratti sorprende per la profondità esistenziale. Può non piacere, ma senz'altro è da vedere (grazie a Luca e Camilla).



BLACK SUMMER – Ancora una serie sugli zombie. Ma senza remore di nessun tipo (né a livello drammaturgico, né in nome del politically correct) e che quindi risulta straordinariamente rilassante, nonostante la tensione sia perennemente alle stelle e non ci venga concesso nessun attimo di tregua. Perfetta per vincere lo stess (o per farselo venire, dipende dal carattere).



MIRACLE WORKERS – Serie simpatica e cinica, con un ottimo Daniel Radcliffe e uno Steve Buscemi nei panni di Dio (un Dio pessimo), leggermente fuori parte. Potrebbe essere un magnifico pugno nello stomaco, invece, ahimè, pur carina e piena di trovate, non ha abbastanza mordente. Peccato.




FOSSE/VERDON – Miniserie biografica con gli strepitosi Michelle Williams/Gwen Verdon (adorabile) e Sam Rockwell/Fosse (che impareremo ad odiare). Parte lenta, e la struttura dei balzi temporali è forse un po' troppo calcata, ma nel complesso è  coinvolgente e da quando vi ci si addentra non si riesce ad uscirne. Splendida.



SHARP OBJECTS – Una regia particolarissima, sfumata e onirica, che conquista per il modo di narrare, in cui il passato si intreccia con il presente, spesso senza soluzione di continuità. La trama è abbastanza classica – thriller investigativo su omicidi di fanciulle in una piccola cittadina con qualche scheletruccio nell'armadio – ma conquista in fretta. Brava anche Amy Adams, benché io, in generale, la trovi snervante. De gustibus... 



THE SOCIETY – Lo spunto di base è elettrizzante, per quanto già sentito. Ma qui ha connotazioni peculiari e dettagli che lo rendono potenzialmente da urlo (anche se sono solo alla terza puntata e non so dove si andrà a parare sotto il profilo fantascientifico, ammesso che si decida di analizzarlo). Per il resto... immagino che la direzione sarà quella de “Il Signore delle Mosche”, solo con ragazzi del Liceo, anziché preadolescenti (risata truce: sono tutti abbastanza odiosi).



E poi... E poi dovrei parlare dell'ultima stagione di GAME OF THRONES, ma... not today, sorry. Mentre scrivo è domenica 19 maggio e non ho ancora visto l'ultima puntata. E dopo che l'avrò vista... beh, bisognerà vedere di che umore sarò. 


Valar Morghulis.

mercoledì 22 maggio 2019

Il periodo più pacifico della Storia

IL DECLINO DELLA VIOLENZA
di Steven Pinker


Saggio di psicologia, la cui tesi – dimostrata, se seguiamo i ragionamenti dell'autore – è che viviamo nel periodo più pacifico della Storia. 
Quello che descrive è un percorso affascinante, ricco di anse e digressioni, sia sotto l'aspetto propriamente storico, appunto, che sotto l'aspetto umano, tanto collettivo che  individuale. Unico neo, ma sentito come indispensabile: le statistiche e i grafici, che rallentano un po' il ritmo.
Per il resto, questo libro è molte cose: un generale ripasso di storia e di cronaca, una carrellata di atrocità e di sadismo che può urtare, specie nella prima parte del volume, quella più propriamente dedicata alla violenza (io, in particolare, senza nemmeno rendermene contro, tendevo a diventare estremamente nervosa durante la lettura), uno splendido insieme di riflessioni e confutazioni, nonché uno strumento per conoscere più a fondo se stessi e chi ci circonda, oltre che le nostre radici.
Per quanto sia un testo appartenente ad una precisa disciplina, è fruibile anche dai profani (come me), anche perché si serve non solo di mezzi scientifici, ma altresì di filosofia e letteratura per avvalorare e spiegare le proprie motivazioni. 
L'andamento è analitico, ma mai noioso, anche perché chi legge non può non sentirsi coinvolto in prima persona. E poi in quanto i toni non sono accademici, ma colloquiali, discorsivi, talvolta punteggiati di ironia.   
Indubbiamente il tomo è massiccio – contando le note (scomodamente poste in fondo al volume) si superano le 800 pagine, per giunta scritte fitte – ma risulta appassionante e non pesa, anzi si procede con interesse e curiosità, sebbene nella parte dedicata “alla pace” gli stimoli si facciano un poco meno vividi.   
Soddisfacente.

lunedì 20 maggio 2019

Haruf è sempre Haruf

BENEDIZIONE
di Kent Haruf


Primo romanzo della “Trilogia di Holt”, eppure il secondo per me ambientato in questa cittadina rurale americana, dato che ho già letto “Vincoli”, dello stesso autore.
“Vincoli”, però, mi è rimasto più impresso, e mi è parso meglio caratterizzato, dall'intelaiatura più solida, forse perché ci si concentra su un minor numero di personaggi, benché io sia un'amante delle storie corali, forse, semplicemente, perché l'ho affrontato in un momento migliore.
I tratti in comune, peraltro, sono moltissimi, sia in ordine stilistico (ovviamente, si potrebbe chiosare, visto che Haruf è sempre Haruf, ma la verità è che non c'è una coincidenza perfetta tra i due tipi di prosa, che qui, infatti, si assottiglia e diviene più scabra), sia riguardo alla trama.
Tuttavia “Benedizione”, pur non lesinando sulle amarezze della vita, sui rimpianti e sui tormenti, lascia al lettore un filo di speranza in più, e, anziché abbattere, finisce quasi per ristorare i sentimenti, seppur non di un vero happy end si possa parlare. La stessa Holt appare più paesana, meno contadina, meno rustica e primitiva, con qualche sbocco o possibilità in più per i suoi abitanti, benché spesso l'unica soluzione sia migrare altrove. Però i tentativi di anticonformismo, più o meno stroncati, gli sforzi di spingersi contro corrente, più o meno puniti, questa volta ci sono, e forse già questa è una conquista.
Prossima tappa: “Canto della Pianura”.

venerdì 17 maggio 2019

Il mistero e l'imbroglio

ATLANTE DEI LUOGHI MISTERIOSI D'ITALIA
di Francesco Bongiorni e Massimo Polidoro


E' più forte di me, io 'sti atlanti devo leggerli tutti!
Anche se questo è quello che mi è piaciuto meno. 
Pagine troppo affollate, mete meno stuzzicanti, per quanto gli autori si impegnino ad incuriosire e siano pure bravi, destreggiandosi tra riferimenti storici e ammiccamenti alla cultura popolare (Indy, Martin Mystère...).
Il problema, forse, è che ci vengono presentati i misteri, ma subito si scosta il velo di Maya e ci viene spiegato l'imbroglio, puntando il mirino sulla realtà anziché sull'immaginario, mentre l'obiettivo maggiore dei predecessori “atlantisti” era offrire poesia e suggestioni.
Qui ci sono storie emozionanti, ma nulla che ci faccia sognare davvero. Nulla che solletichi quella parte remota del nostro essere.
Del resto, che pretendiamo?
Massimo Polidoro è un membro del CICAP (Comitato italiano per il controllo delle affermazioni sulle pseudoscienza) e fa il suo lavoro.
E dunque, che ci rimane?
Tante informazioni, spunti e descrizioni.
Oltre alle superbe illustrazioni di Francesco Bongiorni.

mercoledì 15 maggio 2019

Molta angoscia

PER ULTIMO IL CUORE
di Margaret Atwood


Fantascienza distopica marchiata Atwood, e dunque un incipit desolante ai massimi gradi con graduali schiarite, buone intuizioni, molta angoscia – non tensione, angoscia: più sottile e più logorante –, mixate con una prosa lenta, ma efficace, e un pizzico di femminismo.
L'inizio non è originalissimo, ma poi, al di là della trama orizzontale, che non presenta grandi sorprese (per quanto non si possa nemmeno tacciare di prevedibilità) e insiste più sull'analisi psicologica che sugli avvenimenti, si susseguono colpi di genio mica male (la crudele faccenda degli orsacchiotti, ad esempio, e così il destino di Veronica), che, come già ne “Il Racconto dell'Ancella”, sollevano problematiche scottanti ed attuali e sanno di satira e di denuncia sociale.
Rispetto al romanzo più famoso, però, la vicenda – costruita con perizia e pazienza, e senz'altro stimolante – è meno incisiva, meno coesa, nonostante certe descrizioni restino inevitabilmente impresse in modo indelebile.
I protagonisti, infine, Charmaine e Stan, a tratti risultano abbastanza spiacevoli e persino irritanti (che diamine, arrivo a preferire quella mezza arpia di Jocelyn!). Se si solidarizza con le loro traversie è per quanto i due coniugi si trovano a subire, certo non per le loro qualità intrinseche, che, anzi, sono piuttosto carenti sin dal principio. 
Prossimo appuntamento con la Atwood: “L'assassino cieco”!

lunedì 13 maggio 2019

Un appuntamento fisso

AGGIORNAMENTO LETTURE


Non lo facciamo da novembre, e già che ormai è quasi un appuntamento fisso (oltre che un utile promemoria per me), rieccoci a fare il punto della situazione, prima che mi sfugga di mano.
Lo so, dovrei darmi una calmata: leggo 1 e compro/adotto 3 (tranquilli, finisce tutto in coda: niente viene abbandonato), ma che ci devo fare? La carne è debole. E in più devo difendere il diritto di scelta... Mica so prima di che umore sarò quando finalmente potrò dedicarmi a leggere!
Comunque, 
             dei volumi in corso di lettura a novembre ne restano 2:

  • Il Declino della Violenza di Steven Pinker (quasi finito);
  • Intervista con la Storia di Oriana Fallaci;


quindi ne ho terminati 9, oltre i 22 finiti dei 27 migrati sul divano. Da questo elenco, quindi, restano:
  

  • I Racconti di Malà Strana di Jan Neruda;
  • Qualcuno con cui Correre di David Grossman;
  • Augustus di John Williams;
  • The 100 vol 2 - Day 21 di Kass Morgan;
  • Fuoco e Sangue G. R. R. Martin;
  • Il Diritto di Contare di Margot Lee Shetterly;
  • La gioia di scrivere di Szymborska;


tutti attualmente in lettura, insieme a:

  • Benedizione di K. Haruf;
  • Star Wars Anno per anno – la storia di una saga;
  • Dizionario dei Dinosauri;
  • Scrittori! Edito da Bompiani;
  • Il Piccolo Lord Fauntleroy di F. H. Burnett;
  • La Lunga Discesa di J. Reynolds;
  • La Porta di M. Szabò;
  • Cento poesie d'amore a Ladyhawke di M. Mari;
  • Winesburg, Ohio di S. Anderson;
  • La Grandiosa DC Comics;
  • Sranger Things – il libro ufficiale;
  • Guida all'immaginario Nerd ed. Odoya;
  • Stanger Things Guida Completa di N. Bailey;
  • Anna dai Capelli Rossi – La Valle dell'Arcobaleno;
  • Visioni dell'Apocalisse;
  • Voodoo e Candomblé;
  • La notte d E. Weisel;
  • L'istruttoria di Peter Weiss;
  • L'occhio del monaco di Nooteboom;
  • Piccola Guida Tascabile agli Animali Pericolosi in Letteratura; 
  • Berta Isla di J. Marìas.


Per un totale di 30 in lettura. Quando di norma non supero i 25. Cavoli. Cercherò di finirne almeno un terzo prima di cominciare altro, ma è difficile frenare l'ingordigia.
Ad ogni modo, tra quelli da iniziare sul divano sono rimasti soltanto: 

  • Altrove, forse di Amos Oz;
  • Amatissima di Tony Morrison;
  • Sherlock Holmes, tutti i romanzi e i racconti.


E non ne ho messi altri, perché non ce ne stanno più.
In compenso, fra i reclusi in camera da letto, siamo passati da 44 a 59, salvo errori od omissioni. Lo so, devo darmi una calmata (ma a mia discolpa, una dozzina mi è stata regalata).
Tra quelli che presto migreranno di là, però, posso ricordare:

  • Canto della Pianura e Crepuscolo di K. Haruf;
  • Fidanzati d'inverno di C. Dabos;
  • Piccola Guida Tascabile ai Mestieri Sconsigliabili in Letteratura;
  • Il Rosso e il Nero di Stendhal;
  • Rilla di Ingleside (sempre della serie di Anna dai Capelli Rossi);
  • Fuoco Pallido di Nabokov; 
  • I Libri della Giungla di Kipling;
  • Le Correzioni di Franzen;
  • Cristo si è fermato a Eboli di Levi.
  • Guida ai Super Robot;
  • Gnomi, ed. Rusconi.


La lista di quelli che voglio prossimamente acquistare, ammonta, invece, a 786 libri... Come vedete, alla fin fine, sono una persona virtuosa! 
Se tutto va bene, ci si ritrova a settembre con il prossimo aggiornamento (lo so, i tre mesi decorrono ad agosto... Ma ormai mi conosco, indi evito false promesse).

venerdì 10 maggio 2019

Stucchevole e lezioso

MITI DEL NORD
di Neil Gaiman


Sono gradevoli da leggere, non dico di no, e possono costituire un buon primo approccio per avventurarsi nella mitologia norrena. Ma, ancora una volta, sono delusa. Neil Gaiman, che pure amo alla follia, non aggiunge molto di suo, non personalizza, non amplifica, al più diluisce, ma senza originalità. Senza passione. 
E, spesso, addirittura senza ritmo.
Una sola scena ho trovato azzeccata, ed è quella di Thor vestito da sposa. Quella mi ha fatto ridere. Non sorridere. Ridere di gusto.
E ho apprezzato qualche frase sparsa.
Per il resto... cento volte meglio “Ragnarok – la fine degli dei” di A. S. Byatt (vedi post 2 aprile 2015), sugli stessi temi. E dieci volte meglio “Mythos” di Stephen Fry (vedi post 30 aprile 2019), sui miti greci, visto che, davvero, lui aggiunge qualcosa di suo alle storie già note e già raccontate e stra-raccontate.
Potrei consigliare il volume di Gaiman giusto ad un ragazzino sotto i quattordici anni o a qualcuno che ha bisogno di un passatempo. Ma non ad uno che già abbia familiarità con l'argomento – tanto vale cimentarsi con l'Edda o con lo splendido libro di Gianna Chiesa Isnardi –. Non ad uno che brami qualcosa in più di un veloce intrattenimento, a tratti persino un po' stucchevole e lezioso.
Peccato.

mercoledì 8 maggio 2019

La storia del fumetto americano

L'INCREDIBILE MARVEL
– 75 anni di meraviglie a fumetti 


Uno splendido volume, interamente illustrato a colori, ma maneggevole e non troppo pesante, che ripercorre la vita della Casa delle Idee dai suoi esordi – quando il nome non era ancora Marvel – a pochi anni fa – con l'exploit cinematografico –, e così, sostanzialmente, anche buona parte della storia del fumetto americano (non solo supereroistico), oltre che la vita del geniale Stan Lee. 
Che, d'accordo, non era da solo a costruire trame e personaggi, ma senza il quale nulla sarebbe stato possibile.
Il volume è edito da Comicon e, come di consueto, è affidato ad una pluralità di esperti, che uniscono passione, competenza e nostalgia, dandoci modo non solo di comprendere e contestualizzare scelte, marketing e tecniche, ma anche, qualora siamo troppo giovani per aver vissuto certi eventi in prima persona, di afferrarne appieno l'importanza, l'emozione e la portata.
Il libro si presenta dunque come un'agevole guida, ma, contemporaneamente, riesce ad essere un saggio critico ed una fantastica avventura, fatta di alti e bassi, di imitazioni e adattamenti, di ispirazioni e rivoluzioni e di grandi difficoltà, che, sovente, si intrecciano alla storia USA e persino a quella mondiale.
Non solo, il libro ci fa sentire parte di qualcosa di magico e meraviglioso, ci spiega meccanismi nascosti e cambi di rotta, che noi, magari, tendiamo a dare per scontati, ma che hanno costituito grandi conquiste, oltre a fornire spunti ed approfondimenti, vellicando la nostra curiosità.
Adesso sto leggendo il volume, sempre Comicon, dedicato alla DC, che è la mia preferita, visto che comprende la linea Vertigo...
Presto vi saprò dire!

lunedì 6 maggio 2019

Distopia postapocalittica

METRO 2033
di Dmitry Glukhovsky


Ci sono molti motivi di interesse, ma nel complesso il romanzo non mi ha convinta: personaggi nemmeno sbozzati, incedere schematico e quasi videoludico, uno stile funzionale, ma non entusiasmante, e tanti passaggi eccessivamente derivativi, se non addirittura scolastici e manieristici.
Metro 2033 ha almeno due seguiti, benché la storia non sia priva di una conclusione, ma io mi fermerò qui. Mi dispiace, odio non completare le serie, ma l'idea di dovermi sorbire altre 500 e più pagine analoghe non mi alletta per niente. E sto usando un eufemismo.
Tuttavia, lo ribadisco, di motivi di interesse ce ne sono. 
Intanto l'ambientazione: la Metropolitana russa, che viene una gran voglia di andare ad esplorare. 
E poi il sottotesto fantastico, legato ad una assai poco rassicurante distopia postapocalittica, ricco di invenzioni evocative, di allusioni venefiche, che, effettivamente, invogliano il lettore a scoprire sempre di più: la prossima galleria, come la superficie esterna, e il passato ancora più del futuro.
In questo, l'opera è davvero riuscita.  
Peccato che il protagonista, Artyom, non sia né simpatico né carismatico, e che incontriamo tanta gente, ma non ci importi di nessuno.
Neppure di quelli che vediamo morire.
E che, voltata l'ultima pagina, ci accorgiamo che non ci è rimasto nulla, se non la fatica di arrivare fin lì.

venerdì 3 maggio 2019

Il dio denaro colpisce ancora

IL RITORNO DI MARY POPPINS
di Rob Marshall
(2018)


Avevo ragione a non volerlo vedere: è l'ennesimo sfruttamento di uno dei miti della mia infanzia, che, per l'occasione, viene insozzato e massacrato in nome del dio denaro.
Ma dopo Star Wars non dovrei più stupirmi di nulla.
Ad ogni modo, anche in questo caso, il seguito rasenta pericolosamente il remake: mutatis mutandis (la sindacalista al posto della suffragetta, la gita nella porcellana anziché nel disegno, il lampionaio al posto dello spazzacamino...), i moduli narrativi sono gli stessi, così i conflitti (che qui appaiono pretestuosi, se non ridicoli) e identiche risultano persino le battute. Un omaggio? No, quando le ripetizioni sono così tante, pedisseque e sistematiche la tesi dell'omaggio proprio non regge. 
Le idee nuove, infatti, si riducono alle ovvietà sull'età adulta di Jane e Michael e a qualche concessione nostalgica, ma tutt'altro che rivoluzionaria, per ingraziarsi i fan, frammista a cliché di repertorio stantii. Persino le canzoni sono lagnose e prive di verve.
La squallida ricerca del patetismo è stemperata dai suoi presupposti caracollanti, i colpi di scena sono telefonati, le figure genitoriali, se vogliamo, e Michael in particolare, sono il triste specchio dei tempi. Emily Blunt è brava e si impegna, ma è troppo leccata, pomposa, e priva della grazia leggera e della naturale simpatia di Julie Andrews. Il lampionaio in sostituzione di Berth è vivace, ma non abbastanza. 
C'è qualcosa che ho davvero apprezzato?
Sì, gli effetti speciali.
E il fatto che, Julie Andrews, piuttosto che interpretare il cameo finale – ceduto ad Angela Lansbury –, abbia preferito doppiare il Karathen in Aquaman.

giovedì 2 maggio 2019

La difficoltà insita nell'essere

TUTTO E' POSSIBILE
di Elizabeth Strout


Ho adorato “Mi chiamo Lucy Barton”.
Questo è meglio.
Più corale, più vasto, più sfaccettato.
A metà tra un romanzo ed un'antologia di racconti. 
Col libro di Lucy è collegato: “Tutto è Possibile”, infatti, ne svela i retroscena, insegnandoci la complessità della vita e che ci sono molti modi per vedere la stessa cosa. Si può leggere dopo o prima, è indifferente, tenendo presente che qui la scrittrice di successo nata poverissima non è la protagonista, ma una comprimaria che fa da collegamento tra alcuni personaggi. 
Al di là del titolo, non sempre il volume porta avanti una visione ottimistica, ed anzi canta soprattutto l'amarezza e la difficoltà insita nell'essere. Eppure non è privo di speranza, di spiragli positivi, di ondate di affetto o di sprazzi di sole. Solo ci chiede di non fermarci al primo sguardo, ma di avere la forza di guardare un po' più in là, specie nei rapporti con le persone.
E' toccante, ma in modo quieto e sommesso, poco eclatante, alimentandosi di quotidianità e di attese, di sogni e rimorsi. 
Ampio, ma a misura di uomo e di donna. Con tanti testimoni, che vengono passati da un personaggio all'altro e motivi che ritornano, disegnando corrispondenze.
Credo che ormai della Strout mi manchi solo “Amy e Isabelle”, che ho già inserito nella lista dei miei prossimi acquisti...

mercoledì 1 maggio 2019

Tanti nuovi spunti di lettura

GUIDA ALLA LETTERATURA TEDESCA
PERCORSI E PROTAGONISTI 1945-2017
di Fambrini, Costagli, Galli e Sbarra


Premesso che io 'sti volumi Odoya li amo da pazzi e vorrei che uscissero per ogni lingua e periodo storico, devo ammettere che questo in particolare mi ha colpita perché se in ordine agli Stati Uniti conoscevo/avevo letto quasi tutto (si veda post 29 ottobre 2018), qui sono più gli autori mai sentiti (vergogna a me) di quelli di cui ho acquistato anche solo un romanzo.
Inoltre, visto l'arco di tempo considerato, è evidente come non mai quanto gli scritti  in oggetto siano legati agli strascichi della Seconda Guerra Mondiale, vuoi in rapporto alla Shoah, vuoi a seguito della divisione della Germania in due, fino alla distruzione del Muro di Berlino. Benché, naturalmente, quando si parla di letteratura tedesca si alluda alla letteratura scritta in tedesco, che, pertanto, comprende, ad esempio, anche autori Svizzeri, sganciati, magari, da radici storiche così ingombranti.
La Guida, comunque, anziché nel solito asettico ordine alfabetico, procede cronologicamente per autore, dando così un affresco più amalgamato e suggestivo, che, come sempre, abbina divulgazione ed erudizione, per cui risulta facile da leggere, oltre che appassionante. Questo nella prima parte, dedicata ai prosatori più importanti, tra i quali ho scoperto davvero tanti nuovi spunti di lettura (anche se, maledizione, non tutto ciò di cui si parla è stato tradotto in italiano). 
Seguono quindi le appendici dedicate a Teatro, Poesia e Letteratura e Cinema, ed infine, graditissima, una carrellata di 26 romanzi considerati per varie ragioni (non sempre edificanti) da non perdere, scritti da autori-meteora o non abbastanza dotati e costanti, a giudizio dei curatori (io a volte dissento), per essere analizzati più sistematicamente nella prima parte.
Se potessi esprimere un desiderio, vorrei che il prossimo volume fosse sulla letteratura inglese...