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giovedì 2 maggio 2019

La difficoltà insita nell'essere

TUTTO E' POSSIBILE
di Elizabeth Strout


Ho adorato “Mi chiamo Lucy Barton”.
Questo è meglio.
Più corale, più vasto, più sfaccettato.
A metà tra un romanzo ed un'antologia di racconti. 
Col libro di Lucy è collegato: “Tutto è Possibile”, infatti, ne svela i retroscena, insegnandoci la complessità della vita e che ci sono molti modi per vedere la stessa cosa. Si può leggere dopo o prima, è indifferente, tenendo presente che qui la scrittrice di successo nata poverissima non è la protagonista, ma una comprimaria che fa da collegamento tra alcuni personaggi. 
Al di là del titolo, non sempre il volume porta avanti una visione ottimistica, ed anzi canta soprattutto l'amarezza e la difficoltà insita nell'essere. Eppure non è privo di speranza, di spiragli positivi, di ondate di affetto o di sprazzi di sole. Solo ci chiede di non fermarci al primo sguardo, ma di avere la forza di guardare un po' più in là, specie nei rapporti con le persone.
E' toccante, ma in modo quieto e sommesso, poco eclatante, alimentandosi di quotidianità e di attese, di sogni e rimorsi. 
Ampio, ma a misura di uomo e di donna. Con tanti testimoni, che vengono passati da un personaggio all'altro e motivi che ritornano, disegnando corrispondenze.
Credo che ormai della Strout mi manchi solo “Amy e Isabelle”, che ho già inserito nella lista dei miei prossimi acquisti...

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