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lunedì 7 settembre 2020

Un pezzo di sé

LA CORSIA DEI VEICOLI LENTI

di Simona Bennardo 

(su Ig @simona.bennardo)



La protagonista di questo libro è proprio Simona, che ci racconta la sua esperienza con il tumore al seno, in modo ironico, positivo, e personale. Ma senza indorarci la pillola, anzi descrivendola esattamente com'è. 

La verità è che temevo che sarebbe stata una lettura difficile da affrontare, invece l'ho trovata soprattutto interessante.  

Intanto perché è interessante Simona. 

Mi affascinano sempre le persone, i loro processi mentali così distanti dai miei. È come se mi spiegassero un po' come si vive, come se mi permettessero di capire quelle cose che sono ovvie per tutti, ma per me no e che magari sul momento ho registrato, ma non capito (davvero è così traumatizzante tagliarsi i capelli? Davvero ci si arrabbia quando si scopre di avere il cancro? Ma perchè?). Solo che Simona lo fa un po' di più. Vuoi perché ha la capacità di narrare con onestà il suo vissuto, guardando in faccia le cose e chiamandole con il loro nome, vuoi perché è psicologa e psicoterapeuta e quindi è particolarmente analitica e sa rendere evidenti quei passaggi che a volte restano sottintesi. Vuoi perché non si limita a questo, ma ci trasmette se stessa. Tutta, nella sua umana ricchezza e complessità.

E poi... beh, per l'esperienza.

Per chi l'ha vissuta, perché la può osservare in modo differente, colmando qualche buco, e perché a volte un confronto è formativo, e, non so, forse persino un po' consolante. Non da “mal comune mezzo gaudio”, ma da “condivisione”. Che è sempre bella, anche quando alla radice c'è una cosa che non la è.

Ma anche per chi non l'ha vissuta, perché permette di capire cose che altrimenti, magari, restano tabù, dato che non sempre si osa chiedere, e che tuttavia non equivalgono solo a levarsi la curiosità, ma proprio ad entrare nel vivo della questione, a comprenderla e ad esaminarla sotto i vari aspetti, che non si esauriscono con la mera salute, ma hanno un sacco di altri  riverberi.   

Alla fine del libro, che è breve e si legge senza quasi accorgersene, ci sembra che Simona ci abbia accolto nella sua vita e regalato un pezzo di sé. Uno bello e luminoso, nonostante tutto. Che non si esaurisce con il tumore, ma che la riguarda nella sua interezza, seppur per un breve tratto di strada. 

Quindi: grazie, Simona.

E, a proposito, c'è un passaggio del libro che ho adorato. Lo riporto: “Ho incontrato tanta gentilezza, tanta dolcezza e tante belle persone in questo viaggio. No no, non pensiate che io stia per scrivere scellerataggini (si dice?) del tipo: ringrazio il tumore perché... ringrazio un bel tubo!”

Ecco, qui sono morta dal ridere.

Perché, ve l'ho detto, Simona è ironica e positiva, ma dice le cose come sono.

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