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venerdì 6 luglio 2018

L'epicità di Churchill

L'ORA PIU' BUIA
di Joe Wright
(2017)


Ovvero Churchill nel 1940, durante l'ora più buia dell'Inghilterra, appunto, che entra in guerra contro Hitler al fianco della Francia, dopo che mezza nazione è ormai caduta, ma senza essere adeguatamente preparati, sottovalutando la forza e l'efficienza tedesche.
Un altro “Dunkirk”, dunque, ma non solo.
A differenza che nel film di Nolan, infatti, qui non ci sono solo combattimenti – sia pure narrati con un montaggio peculiare e inframmezzato da qualche attimo di pathos – ma un quadro storico completo. Fatto di uomini e di donne, di coraggio e azzardo, di dubbio, di attesa, ma anche di qualche risata (indimenticabili le due dita).
Ottima la ricostruzione della politica dell'epoca, impareggiabile l'interpretazione di Gary Oldman (irriconoscibile), e così il taglio delle inquadrature, specie quelle dall'alto, che, più di una volta, trasmettono con immediatezza la portata della tua impotenza, vulnerabilità e piccolezza.
Ma l'elemento più felice della pellicola, a mio avviso, è dato dal carico di emozioni. Dal senso grigio di sconfitta e di paura che prima si abbatte su di noi e poi si trasforma in un bel “non ci arrenderemo mai”.
Per quel che mi riguarda, i momenti più entusiasmanti del film sono, rispettivamente, la scena sulla metropolitana e il discorso finale di Churchill, che, dato il contesto, sfiorano l'epico.
La verità è che, per quanto Churchill sia tutt'altro che un uomo ineccepibile, non possiamo non invidiarlo profondamente agli inglesi, sentendoci persino, durante la visione, intensamente patriottici.
Ahimè, verso una patria che però non è la nostra.

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