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martedì 26 settembre 2017

Gastrico e viscerale

LA FIGLIA FEMMINA
di Anna Giurickovic Dato


Un romanzo fatto di indizi e sottintesi, di illusioni e verità espresse a bruciapelo, in un modo che non ci si aspetta, delicatissimo, quasi soave, eppure più eloquente che se fosse brutale. 
Cattura l'orrore e l'agonia, il fremito del prima e gli strascichi del dopo, e non concede né requie, né redenzione o salvezza.
L'argomento è evidente e denunciato dalla combinazione tra il titolo e la magnifica copertina: la figlia femmina e gli sguardi che attira. Sguardi molesti, inopportuni, gli sguardi del padre, Giorgio – rispettabile diplomatico, marito affettuoso – che presto sfociano in qualcos'altro. Che non viene descritto né mostrato, e che anzi appartiene al ricordo, ma con maestria se ne avvertono i segnali, le spie, a posteriori.
E nel frattempo, giacché la narrazione procede parallelamente su due binari – passato e presente – si assiste allo sfacelo delle conseguenze, con, in mezzo, un colpo di scena eclatante, che fotografa in un lampo l'enormità del fatto, la potenza del suo disagio e dei suoi riverberi, senza retorica e quasi senza parole. 
Un bel romanzo, impegnato, profondo, ma sottile, e al contempo gastrico e viscerale, scritto magistralmente, con uno stile potente, di una fluidità musicale, che incide la pelle persino quando dà l'impressione di smarrirsi nei dialoghi e nella quotidianità, ed anzi, proprio lì dà il suo meglio, perché in mezzo ad una quiete apparente, edificata sulla routine e il pacifico trascorrere dei giorni, dissemina fastidio, irascibilità,  sofferenza. Che deflagrano, nel presente e nel passato.     
In ultimo, segnalo il notevole personaggio di Maria, la bambina abusata... Problematica, scontrosa, burbera, ma pure indifesa... Ma anche maliziosa, dispettosa, infantile e muliebre... Un ritratto vivido e superbo, specie nelle sue contraddizioni.

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