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venerdì 29 settembre 2017

Se lo scopo è scioccare...

THE NEON DEMON
di Nicolas Winding Refn
(2016)


Un orrore o un capolavoro?
Sono in bilico, oscillo tra le due posizioni, ma la verità è che il film non è né l'uno né l'altro.
Sicuramente, però, è disturbante, morboso, e può annoiare a morte (MPM), o affascinare a morte (me), ma, senza dubbio, dalla morte non può prescindere. 
Da un certo punto in avanti, per giunta, non può nemmeno essere dimenticato, ed anzi sembra risucchiare tutta l'aria nella stanza, catalizzando qualunque pensiero/sensazione/turbamento con la forza del suo magnetismo malato. 
Perché dopo un inizio estetizzante, scenografico, graffiante, ma pure votato al vuoto sospinto dell'aridità interiore e gonfio di velleità artistiche fini a se stesse, la pellicola compie uno scatto e degenera tirando in ballo necrofilia, omofagia, abuso di lolita, e un omicidio dissennato quanto gratuito.
Lo scopo è scioccare e viene raggiunto senza fatica, anzi, c'è addirittura una scena che mi sono rifiutata di guardare...
E tutto ciò è allucinante se si considera che la trama ruota attorno ad un gruppo di modelle, e ad una in particolare, Jesse/Elle Fanning, giovanissima, bellissima (senza aiuti da parte della chirurgia) e assolutamente promettente, che scatenerà entusiasmi e invidie, ma che sarà anche veloce nell'abbandonare la sua timida ingenuità, in luogo di spocchia e ambizione, mascherate da consapevolezza di sé.
L'idea è bella, e sfiora il genio, e, lo ribadisco, pure il capolavoro. Il problema è che si perde. Il film, infatti, non ha sostanza, non ha contenuti sufficienti a sostenerlo, e se sotto molti profili rasenta l'eccezionalità (inclusa, chi l'avrebbe mai detto, l'interpretazione di Keanu Reeves in un ruolo per lui insolito, ma effettivamente terrificante), finisce per ridursi ad una carrellata di immagini suggestive, una fotografia ricercata e d'effetto, e un'exploit di ferocia senza pari, che sa di follia insensata, e a cui lo spettatore arriva impreparato. 
Però il film è da vedere, assolutamente. 
Per guardare nell'abisso ed essere a propria volta guardati.

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