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lunedì 2 ottobre 2017

Una trama illustrata

IL GRANDE PRATO
di Roberto Grossi


Per certi versi una sorta di copia-clone de “Il Grande Quaderno” di Agota Kristof, ma più povero, meno crudo, meno lirico e meno efficace, con lo zio al posto della nonna e un aggiornamento di periferia italiota a rimpiazzare la piccola città dell’Ungheria durante la seconda Guerra Mondiale. 
Sotto altri aspetti, però, qualcosa di nuovo, con un messaggio di fondo differente, più umano, meno spietato, non dovuto solo al diverso mezzo espressivo. Al di là dell’alienazione e dell’ingiustizia sociale, infatti, al di là dello stile asciutto e volutamente impersonale, e al di là della denuncia pluristratificata (contro il razzismo, contro l’abbandono, contro il disagio di classe e l’infanzia rubata), pare di scorgere una speranza, una solidarietà che può allignare nei luoghi (e nei cuori) più inaspettati. Che non solleva il morale, ma rende tutto ancora più tragico, eppure, in qualche modo, conforta.
Gli stessi gemelli protagonisti – qui detti “i Siamesi” – sono meno algidi, nonostante la loro eccezionalità, più sensibili e meno intelligenti, geniali e dotati. 
L’opera si legge volentieri e mi piace come viene narrata: più che un fumetto ricorda una trama illustrata, descrittiva, inesorabile, con pagine bipartite. Disegni grandi, dai contorni calcati,  protagonisti senza pupille, una didascalia sottile, poche nuvolette e parche. Prima persona plurale a sottolineare come i due fratellini, in realtà, siano come uno. 
La verità è che se non avessi letto la Kristof inneggerei al quasi capolavoro (qualcosina manca lo stesso, peraltro, per giungere all’apice).
Avendola letta, e riconoscendo il forte debito dell’autore verso di lei, mi limito a dare un giudizio discreto, che, comunque, non mi fa rimpiangere di aver intrapreso la lettura.

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