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venerdì 13 ottobre 2017

Quanta crudeltà e decadenza

I MELROSE
di Edward St. Aubyn


Sembra un tomo monumentale, in realtà sono quattro romanzi bravi riuniti in un unico libro.
I protagonisti sono l’aristocratica famiglia Melrose e in particolare il figlio Patrick, che conosciamo bambino, che ritroviamo ragazzo e poi uomo, e infine padre di famiglia.
Tuttavia non si tratta della solita saga familiare. 
Da un lato, infatti, c’è lo stile raffinatissimo dell’autore, dall’altra… Dio, quanta crudeltà e decadenza e perfidia e superficialità e dolore. Sul serio, ogni tanto, specie durante la lettura del primo volume, dovevo tornare indietro per verificare se davvero era successo quel che avevo inteso. Ed era successo. E io avevo comunque bisogno di un paio di attimi per riprendermi e procedere oltre.
Abbastanza scioccante, dunque, e di sicuro non per tutti.
L’amica che me lo ha consigliato (entusiasta) mi ha detto che la madre glielo ha restituito dandole della pervertita. Io l’ho prestato a mia zia, per cui vi saprò dire che ne pensa lei.
In quanto a me, invece, posso affermare che mi è piaciuto, e che, nonostante l’impatto sia intenso, non lo trovo gratuito, al contrario. Ogni azione viene ripresa ed analizzata (solo un po’ più tardi di quel che ci si potrebbe aspettare) e c’è un incredibile approfondimento psicologico, una complessità che si rinnova e si fa cangiante di romanzo in romanzo, una volontà critica e feroce, ma anche un’ottica sottilmente ironica, e un lirismo di fondo, frammisti al cinismo e alla solitudine.
Vediamo insieme, velocemente, i quattro libri.
Il primo, “Non importa”, è il più traumatizzante, il più annichilente, ma anche il più bello, quello che contiene i semi di quanto avverrà poi.  
Il Secondo, “Cattive Notizie”, è il meno avvincente, ma comunque importante come tappa intermedia per la crescita del protagonista, nonostante, nella fattispecie, Patrick non faccia che passare da una droga all’altra, da un vuoto ad un altro vuoto.
Il terzo, “Speranza”, è piuttosto affascinante, anche perché ritroviamo personaggi che credevamo perduti e che sono, invece, parecchio cambiati. C’è sempre una certa freddezza di base, ma nel complesso ci sembra di tirare una boccata d’aria.
Il quarto “Latte Materno” è piuttosto desolante, ma intriso di riflessioni e con qualche punto fermo.
C’è anche un quinto volume, quello conclusivo, ma devo ancora procacciarmelo…

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