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martedì 3 ottobre 2017

Inviato da iPhone

IL SECONDO RACCONTO DI M.M.


Non in generale, ma come ospite di questo Blog (si veda post 2 settembre 2016), per cui, giacché ormai è un “nostro” veterano, e tuttavia sperando che bazzichi più spesso da queste parti come autore, vi lascio al suo: 

INSIDE

Si svegliò al rumore dei passi sulle scale. Il display del cellulare segnava le 4:30 del mattino. Qualcuno si stava avvicinando alla sua stanza, le voci bisbiglianti appena trattenute. Non aveva dubbi: erano loro. Di nuovo. Ormai era diventata una consuetudine che si ripeteva da settimane: lui scappava e si nascondeva cercando di far perdere le proprie tracce, ma loro riuscivano a rintracciarlo ogni volta. Era stremato da questa inesorabile caccia nella quale lui interpretava la parte della preda. Non si ricordava più cosa significasse fare una bella dormita e svegliarsi riposati e carichi per un altro giorno da vivere. Lui aveva smesso di vivere. Cercava di sopravvivere. Le sue notti erano caratterizzate da caffè nero amaro, posacenere stracolmo di mozziconi di sigarette e occhiaie profonde che incorniciavano due occhi stanchi che di tanto in tanto si chiudevano cercando invano un po' di riposo. Muovendosi il più silenziosamente possibile, raccolse di fretta le proprie cose sparse per la camera, mise tutto a forza nello zaino e uscì dalla finestra, che dava sulle scale antincendio del motel. Mentre dietro di sé sentiva la loro presenza incombere, iniziò a scendere i gradini a due a due, usando i corrimani per non cadere. Arrivato alla fine della scala percorse la distanza che lo separava dal suolo con un salto. Appena toccò terra, iniziò a correre senza voltarsi indietro. Non ce n’era bisogno: sapeva che loro erano lì. Corse a perdifiato tra i vicoli angusti e sporchi dell’isolato, facendosi strada tra ubriachi e prostitute nella speranza di seminare gli inseguitori. Ma in cuor suo sapeva di coltivare una speranza vana. Loro lo trovavano. Sempre. Si fermò un attimo per riprendere fiato, e si accorse di vedere riflessa in una vetrina l’immagine di sé stesso. Ma non riuscì a riconoscersi. Vedeva solo il volto di un uomo disperato. L’illuminazione lo folgorò in quel preciso momento. Ora sapeva come scappare. Per sempre. Ricominciò a correre, imboccando la salita che conduceva al ponte vecchio della città. Arrivato esattamente a metà, scavalcò la balaustra di ferro. Guardò la lunga lingua d’acqua scura che scorreva sotto di lui e, dopo tanto tempo che aveva smesso farlo, si ritrovò a sorridere. 

I due detective della polizia Ross e Blake erano sulla riva del fiume mentre osservavano gli uomini del coroner chiudere la cerniera del sacco nero contenente il cadavere. «È il quarto che ripeschiamo in meno di tre settimane. Tutti ragazzi tra i 18 e i 25 anni. E con questa nuova dannata droga in circolazione, non saranno gli ultimi. Poveri dannati. Sembra quasi che scappino dai propri demoni. Tutti loro.»

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