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venerdì 6 ottobre 2017

Seguirà l'inferno...

IL FALO' DELLE VANITA'
di Tom Wolf


Tom Wolf è l'autore del romanzo “Radical Chic”, da cui deriva l'omonimo lemma. Già questo è utile per intuire uno dei temi perno della sua poetica: una denuncia contro l'ipocrisia sinistrorsa e di maniera fatta di velleità, più che di sostanza, che, nella fattispecie, per ergersi a esempio contro razzismo e ingiustizia, diventa essa stessa razzismo e ingiustizia. Della specie, tuttavia, del razzismo al contrario.
In mezzo critiche a politica, giornalismo, sistema giudiziario, ambizione, edonismo e avidità, e chi più ne ha più ne metta...
Un romanzo fiume, sotto certi aspetti logorroico, che sicuramente sarebbe stato più incisivo ridotto della metà, ma che ugualmente colpisce per bellezza stilistica, per la capillarità delle descrizioni – non solo di volti e corpi, ma altresì degli stati d'animo – per la ricchezza del frasario e per la capacità di rendere tanto il piccolo quanto il grande, tanto il sistema di pensiero del singolo, che della massa tumultuosa.
Parla di Sherman McCoy, che, nella New York anni 80, si autodefinisce uno dei Padroni dell'Universo, in quanto bianco, ricco e di successo, che lavora a Wall Street. Non è una gran simpatia, troppo arrogante e autoreferenziale, ma siamo lo stesso portati ad immedesimarci in lui. Perché comunque non è una persona cattiva, né tanto meno incosciente o irresponsabile. E perché presto ci farà pena.
Disgraziatamente, mentre si trova con l'amante, la bella Maria Ruskin, finisce nel Bronx con la sua auto di lusso. E qui avviene il pasticcio: troppo scosso per continuare a guidare a seguito di un episodio suscettibile di essere frainteso, Sherman cede il volante alla ragazza, che investe uno studente nero.
Ne seguirà l'inferno, che porterà via a Sherman più o meno qualunque cosa – non solo sul piano materiale – arrivando a mettere in pericolo la sua stessa incolumità.
Il romanzo consta di oltre settecento pagine, è dettagliato, a tratti quasi prolisso, ma gli argomenti che tratta sono talmente vertiginosi che, nonostante tutto, non annoia mai, catturando il lettore in modo ipnotico, grazie anche ai cambi di prospettiva (oltre a quella di Sherman, abbiamo uno squallido giornalista, Peter Fallow, e l'ancor più squallido procuratore, Larry Kramer).
Un libro per molti versi desolante, che fa sentire la lacerazione e l'impotenza, ma per molti altri magnetico, che può fungere da intrattenimento, ma che, soprattutto, aiuta a mettere in discussione tante presunte verità. E a riflettere. Non solo a livello individuale.

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