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mercoledì 4 ottobre 2017

Il tragico sapore della realtà

ROOM
(Stanza, Letto, Armadio, Specchio)
di Emma Donaghue


Ispirato ad una storia vera – quella di un sequestro finalizzato ad abuso di una ragazza – questo è un libro allucinante, opprimente, arsurante.
Ma anche poetico e gentile, pieno di dolcezza e di curiosità.
Com’è possibile?
Perché è filtrato attraverso gli occhi del piccolo protagonista, Jack, cinque anni, convinto che il mondo si riduca alla stanza in cui vive con la mamma, la stessa in cui è nato – che chiama affettuosamente Stanza – e che il Fuori non esista e che quanto vede in Tv sia inventato.
Solo che noi, invece, comprendiamo tutto perfettamente.
Che Jack è figlio di un abuso.
Che i due sono prigionieri e che le violenze si perpetuano.
Che Ma’, la mamma di Jack, è giovanissima, e ha dovuto rinunciare a sette anni della sua vita, mentre Jack ha e continua a perdere tanto di quel che invece ciascuno avrebbe diritto di avere (dagli amici alla luce del sole).
Che le cose sono destinate a peggiorare.  
A meno che i due non riescano a fuggire…
La prima parte è un po’ noiosa, utile a rappresentare l’angoscia claustrofobica della prigionia, il tedio, l’assenza di prospettive… Jack e sua madre, però, sono una forza insieme, entrambi pieni di immaginazione e risorse, e ci mostrano il mondo bellissimo che, nonostante tutto, sono riusciti a costruirsi. La prevalenza di parti dialogiche, inoltre, aiuta a mantenere il ritmo e così le domande di Jack, che, a volte, a dispetto del terribile contesto, risulterebbero persino buffe, se non fossero al contempo laceranti per le loro implicazioni.
Poi si mette la quarta, la tensione cresce, l’azione si fa concitata, e al contempo noi siamo sempre più affezionati ai protagonisti, anche quando ci accorgiamo che in loro c’è qualcosa che non va e che le cose non sono facili nemmeno quando ci sembrano, finalmente, in discesa. 
Un libro che sa di fiaba, di infanzia e di amore sconfinato, ma che è permeato dal tragico sapore della realtà più oscura e terrificante, e che, soprattutto, ci aiuta a non dare mai nulla per scontato.   
Sì, forse si sente un po’ la patina fastidiosa del bestseller. Ma pazienza. L’idea di fondo è geniale e, in linea di massima, resa col la giusta dose di grazia e stupefazione. 

P.S.
So che c’è anche il film, ma quello proprio non mi sentirei di vederlo...

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