ANNABELLE
di John R. Leonetti
(2014)
E
qui, in primo luogo, mi sorge spontanea una domanda: ma chi diavolo
potrebbe comprarsi una bambola così ripugnante? Forse giusto Chucky
(ovvero l’orrido bambolotto della saga de “La bambola
assassina”)!
Annabelle,
infatti, è terrificante da subito, già da prima di essere
“contaminata dal male” e io proprio non mi spiego come Mia
Gordon, la gatta morta protagonista della pellicola, potesse
desiderarla… Io avrei urlato appena disfatto il pacchetto, e non
sono una fanciulla perbene, tutta pizzi e merletti!
A
parte ciò, devo rilevare problemi di continuity. “Annabelle” è
il prequel/spin-off del valido “The Conjuring – L’evocazione”
(vedi post 17 aprile 2014), indi, per l’occasione, ne ho recuperato
il blu-ray, che nel prologo ci presenta, appunto, il caso Annabelle.
Ebbene, ci sono diverse discrasie, che, anche facendo qualche sforzo
immaginativo e concedendo agli autori abbondanti licenze poetiche,
non riesco a colmare: in “The Conjuring” Annabelle viene
spacciata per un demone, mentre la bambina Annabelle, dicono i
coniugi Warren, gli indagatori, non è mai esistita. Nel prequel,
però, scopriamo che è esattamente l’inverso: Annabelle (che
talvolta compare sotto forma di bambina) è una persona reale, la
figlia spostata dei vicini di casa di Mia e John Gordon, che si è
affiliata ad una setta satanica e, dopo aver compiuto l’opportuno
rito (con tanto di sacrificio umano), ha iniziato a
possedere/infestare la bambola…
Okay,
alla fine la solfa cambia poco, però che ci voleva a coordinare un
po’ meglio le due opere? Il buco narrativo si sente e dà fastidio!
A
parte ciò il film non è brutto, ma nemmeno bello.
Ci
sono alcuni spunti suggestivi, inquadrature estremamente efficaci
(specie nel primo tempo), dei discreti effetti speciali e molti
momenti tremarellosi, ma… l’impianto di base è banalotto, con
una trama trita e per nulla innovativa, un finale scontato e tempi
troppo dilatati, soprattutto nella seconda parte.
Vada
per i richiami a Charles Manson e a Rosemary’s baby, ma ci vorrebbe
anche qualcosetta di più, o almeno un ritmo più incalzante.
Non
che il film sia noioso… non lo è, e io un po’ di urli li ho
fatti (del resto, quando mai non ne faccio?), però, sinceramente, i
dieci minuti dedicati alla bambola nel prologo di “The Conjuring”,
da soli, valgono più di tutto “Annabelle” nel suo complesso, e
sono molto più spaventosi, anche perché riescono ad andare oltre
gli strilli di repertorio.
Ahimè,
occasione mancata.
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