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venerdì 2 ottobre 2015

Banalotto, con una trama trita

ANNABELLE
di John R. Leonetti
(2014)


E qui, in primo luogo, mi sorge spontanea una domanda: ma chi diavolo potrebbe comprarsi una bambola così ripugnante? Forse giusto Chucky (ovvero l’orrido bambolotto della saga de “La bambola assassina”)!
Annabelle, infatti, è terrificante da subito, già da prima di essere “contaminata dal male” e io proprio non mi spiego come Mia Gordon, la gatta morta protagonista della pellicola, potesse desiderarla… Io avrei urlato appena disfatto il pacchetto, e non sono una fanciulla perbene, tutta pizzi e merletti!
A parte ciò, devo rilevare problemi di continuity. “Annabelle” è il prequel/spin-off del valido “The Conjuring – L’evocazione” (vedi post 17 aprile 2014), indi, per l’occasione, ne ho recuperato il blu-ray, che nel prologo ci presenta, appunto, il caso Annabelle. Ebbene, ci sono diverse discrasie, che, anche facendo qualche sforzo immaginativo e concedendo agli autori abbondanti licenze poetiche, non riesco a colmare: in “The Conjuring” Annabelle viene spacciata per un demone, mentre la bambina Annabelle, dicono i coniugi Warren, gli indagatori, non è mai esistita. Nel prequel, però, scopriamo che è esattamente l’inverso: Annabelle (che talvolta compare sotto forma di bambina) è una persona reale, la figlia spostata dei vicini di casa di Mia e John Gordon, che si è affiliata ad una setta satanica e, dopo aver compiuto l’opportuno rito (con tanto di sacrificio umano), ha iniziato a possedere/infestare la bambola…
Okay, alla fine la solfa cambia poco, però che ci voleva a coordinare un po’ meglio le due opere? Il buco narrativo si sente e dà fastidio!
A parte ciò il film non è brutto, ma nemmeno bello.
Ci sono alcuni spunti suggestivi, inquadrature estremamente efficaci (specie nel primo tempo), dei discreti effetti speciali e molti momenti tremarellosi, ma… l’impianto di base è banalotto, con una trama trita e per nulla innovativa, un finale scontato e tempi troppo dilatati, soprattutto nella seconda parte.
Vada per i richiami a Charles Manson e a Rosemary’s baby, ma ci vorrebbe anche qualcosetta di più, o almeno un ritmo più incalzante.
Non che il film sia noioso… non lo è, e io un po’ di urli li ho fatti (del resto, quando mai non ne faccio?), però, sinceramente, i dieci minuti dedicati alla bambola nel prologo di “The Conjuring”, da soli, valgono più di tutto “Annabelle” nel suo complesso, e sono molto più spaventosi, anche perché riescono ad andare oltre gli strilli di repertorio.

Ahimè, occasione mancata.

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