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giovedì 8 ottobre 2015

Una pellicola cerebrale

INTERSTELLAR
di Christopher Nolan
(2014)


Un film che mi è piaciuto, ma che mi ha lasciata perplessa.
Sicuramente è troppo lungo, di almeno una quarantina di minuti buona, ma paradossalmente, a visione finita, pur accusando il peso di questi minuti in più, sono contenta non sia stato tagliato.
Per apprezzarlo, naturalmente, bisogna accettare le speculazioni relative alla fisica quantistica come potenzialmente plausibili e non liquidarle quali “assurdità”, diversamente la pellicola può sembrare un’enorme boiata... Al di là di ciò, la trama è affascinante, benché abbastanza prevedibile nei suoi sviluppi (colpi di scena inclusi) e un po’ retorica in certi passaggi (altamente diseducativa in altri), ma non priva di originalità e davvero ricca di substrati e contenuti.
E sono così suggestive le tempeste di sabbia dell’inizio, il personaggio di Murph, i legami familiari, la crescita degli individui e il motivo per cui il mondo è destinato a finire! La storia, per quanto sappia di preconfezionato in certi punti e sia eccessiva in altri (troppe spiegazioni, intellettualismi, polpettoni), è altamente emozionante e ti commuove… Inoltre si sfiorano parecchie tematiche interessanti, quali specie e individuo, l’etica dei sentimenti (e della scienza), la solitudine… Si può non condividere il modo in cui vengono sviluppate, ma ciò che è più interessante è proprio aver posto il dilemma. Inoltre, si avverte potente l’amore… l’amore che lega tra loro i protagonisti nelle loro varie accezioni, reazioni, passioni, l’amore che sa essere crudele, ma anche tanto forte da permetterti di superare qualunque ostacolo e che si fa ancora più fragoroso in una pellicola che, tutto sommato, può essere definita come “cerebrale”.
La trama, per quanto dilatata, non è mai statica e la prima parte, in particolare, è davvero ben realizzata, sia per quanto ci viene rivelato, sia in ordine al “non detto” relativo al destino e al presente terrestre. Stupendi i personaggi e l’atmosfera, che nella seconda parte si smorza un po’, soffocata da troppi ragionamenti e troppe parole superflue, sebbene… sebbene siano perdonabili, e forse utili per rimarcare percorsi e concetti (ma senza, gli stessi non sarebbero stati più efficaci, invogliando, magari, gli spettatori ad una seconda visione?).
Ottimi gli interpreti, e numerosi i momenti riusciti. Ad esempio la parentesi con Matt Damon o le peculiarità del “pianeta con le onde”, per tacere dei bellissimi sfasamenti temporali o della rivelazione del Professore in punto di morte.

Insomma, alla fine il mio giudizio è sicuramente positivo, ma non nego che il film sarebbe stato perfettibile.

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