L’AMANTE
di Marguerite Duras
Una
storia dolce e delicata, malinconica, in parte autobiografica, che
però viene avvolta, almeno in apparenza, in una confezione diversa,
fatta di carne e di fisicità.
Che
c’è, che è importante, ma in fondo, nemmeno così tanto…
Non
se avulsa dal contesto.
Siamo
in Indocina, alla soglia degli anni ’30, la protagonista, di cui
non sappiamo il nome (ma che probabilmente si chiama Marguerite, come
l'autrice), ha quindici anni, è francese, ed è una studentessa non
proprio benestante, con una madre vedova, afflitta da disturbi
mentali, e due fratelli (il maggiore cattivo, il minore buono, ma
dalla salute precaria).
La
fanciulla viene adocchiata da un ventisettenne di origine cinese,
decisamente facoltoso, che presto ne fa la sua amante.
Le
famiglie non sono d’accordo (ci sono la differenza d’età, la
differenza di ceto…), ma l’attrazione è forte e lei finisce per
approfittarne, si fa pagare…
Ma
si tratta davvero di questo? Di approfittarne?
Una giovane Marguerite Duras, immaginata dal nostro vignettista
Una
storia romantica, ma tutt’altro che melensa.
Cruda,
semmai.
E
in lotta con il mondo, le convenzioni, i sentimenti.
Romantica
nell’accezione più preziosa del termine e stupendamente
contraddittoria. Perché ci si scontra con la realtà, ma anche con
se stessi.
Perché
non sempre è facile esprimersi ed essere onesti, nemmeno nei propri
confronti.
Perché
a volte, per non soffrire, si è disposti ad autoingannarsi,
proteggendosi con il cinismo, di cui però si finisce per pagare il
prezzo…
Che
a volte è il rimpianto, a volte l’amarezza, e va oltre ciò che
comunque sarebbe stato inevitabile.
Si
tratta di un romanzo davvero breve, che si legge nell’arco di poche
ore, ma intenso, lucido, profondo, denso di riflessioni e salti
temporali, intimo e introspettivo.
Che
prima conquista per il suo stile spontaneo e trasparente, poi avvince
per la sua sincerità, ed infine, quando si rivela, affascina in modo
indissolubile.
Soprattutto
quando davvero comprendiamo, oltre ogni dubbio.
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