Se ti è piaciuto il mio blog


web

lunedì 26 ottobre 2015

Il dolore sotteso


IL PIATTO PIANGE
di Piero Chiara
 
 
Romanzo vivido, vivace e vitale, che offre uno spaccato della cittadina di Luino, sul Lago Maggiore, dei suoi abitanti – osservati in superficie e in profondità – con molti momenti ironici, sovente quasi umoristici, parecchie trovate divertenti, ma anche fattacci di sangue, malattie veneree, aborti, drammi, e risvolti tragici…

Sì, perché in quel di Luino (in cui Chiara è nato), dove tutto appare calmo e in ordine, persino addormentato, le cose non stanno proprio così, e la variopinta fauna umana che popola il paesino appena può si divide tra segreti e partite di carte clandestine, facendo, quando riesce, una puntata alla casa di piacere di Mamarosa, la tenutaria, che ormai è divenuta un’istituzione fra le più care.

Il registro è principalmente ironico, ma non ci impedisce di ascoltare soprattutto sventure – dal sapore squisitamente realistico – e nemmeno di percepire ombre o di lanciare sguardi sul futuro, che di solito si presenta fosco.

Piero Chiara ritratto dal nostro vignettista

Al momento siamo negli anni 30, il Fascismo è diffuso, ma è più occasione di burla e di equivoco, che vero e proprio spettro… La faccenda cambierà nel 1943, in molti casi, quando la Storia presenterà il suo conto...

L’andamento della trama, tuttavia, non è lineare e nemmeno organico: si parte dalla bisca clandestina, e, a poco a poco, si seguono i personaggi di spicco del paese, e i loro guai, saltando dall’uno all’altro: il Càmola, con la sua passione per le donne (ma chi non ce l’ha?); il Tetàn, con le sue vicissitudini mediche; lo Sberzi, il Dottor Guerlasca…

C’è anche Piero Chiara, che spunta, occhieggia, raccoglie confidenze, mentre ci offre un assaggio neorealista di questa umanità in fermento, e soprattutto commenta, con il sorriso sulle labbra, tra un sottinteso e una strizzata d’occhio, perseguendo la sottile arte del non dire, del lasciare intendere, specie al cospetto delle questioncelle più scabrose…

E anche noi ci divertiamo, sebbene, come di consueto nei romanzi di quest’autore, non possiamo ignorare l’amarezza che permea quasi tutte le situazioni, il dolore sotteso, la tragicità di tante vicende…

Che, infatti, a volte finiscono male.

Se non oggi, domani.

Se vogliamo, ogni molto, c’è pure una spruzzatina truce (ad esempio, si veda lo svizzero divoratore di cani o il terribile scenario relativo all’operazione della Giustina).

In principio, dico la verità, il libro non mi aveva presa molto, pur apprezzandone l’arguzia, ma superate le prime tre decine di pagine è decollato, e mi sono appassionata… Peraltro, è piuttosto breve e non ruba troppo tempo, rivelandosi presto godibile, curioso e amenamente vintage.

La domanda finale, tuttavia, è: dove inizia la fantasia e dove finisce la realtà? Chiara spergiura che sia tutta finzione, ma ne siamo davvero convinti?

Eppure la risposta non è importante: un fatto, per essere vero, mica deve per forza essere accaduto…

Nessun commento:

Posta un commento