CORTO
MALTESE SOTTO IL SOLE DI MEZZANOTTE
di
Juan Dìaz Canales e Rubén Pellejero
Per
il ritorno di Corto Maltese, dopo non so quanti anni (lo so, ma non
voglio pensarci) dalla morte di Hugo Pratt, troviamo due autori
eccezionali.
E,
riconosciamolo, l'opera che danno alla luce è valida e scintillante,
tanto che se l'avessi letta immediatamente di seguito a quelle del
Maestro non avrei probabilmente colto discrasie o “salti di
stile”...
C'è
Rasputin, c'è l'avventura, c'è Corto in tutta la sua meravigliosa
ambiguità morale (che alla fine ambigua non è, ma solo diversamente
elastica), ci sono cambi di rotta, riferimenti storico-letterari,
accenni al passato – e quindi in continuity – e passioni e
ribaltamenti...
Insomma,
riesce nel difficile compito di inserirsi nella tradizione prattiana,
rivelandosi in armonia con gli antefatti e con il personaggio, che
riesce a non snaturare, a non tradire, dimostrandosi onesta e
genuina.
In
più si legge volentieri, intrattiene, ma al contempo fa riflettere e
istruisce, donandoci alla fine qualcosa di più, soprattutto sotto il
profilo umano, esattamente come capitava ai bei tempi con il Maestro.
A
mancare (ma forse sono solo io ad essere prevenuta o a voler trovare
a tutti i costi il pelo nell'uovo) sono soltanto le strizzatine
d'occhio che Hugo Pratt si divertiva a rivolgere al lettore, i sorrisi
sotto i baffi, i cenni d'intesa. Sottili, ma continui.
Del
resto, potremmo davvero accettarli da qualcuno che non sia lui?
Probabilmente
no.
Per
una forma di purismo, magari, o di rispetto.
Che
abbiamo noi, in quanto lettori, ma che penso il Nostro alla fine
avrebbe approvato.
Hugo
Pratt.
E
penso che comunque si sarebbe dichiarato soddisfatto di questa
graphic novel.
La
sono anche io, nonostante l'ansia iniziale. Nonostante abbia divorato
la trama in modo famelico e forse troppo rapido, a causa della lunga
astinenza, ma anche per capire se sul serio mi potevo “fidare”.
Posso.
Però...
C'è
un però.
Che
più che un però è una virgola, ma che devo esplicitare.
Quest'estate,
se non erro pubblicate da “Fumettologica”, ho letto le prime due
pagine di un'altra storia inedita di Corto extra Pratt.
Non
un'opera amatoriale, ma quella di due grandi artisti: Joann Sfar e
Cristophe Blain.
Non
sto a rievocare la vicenda editoriale andata storta (per cui il
titolo dell'articolo era qualcosa tipo “Il Corto Maltese che non
leggeremo mai”).
Dico
solo che quelle due pagine sono una bomba.
Personali,
vibranti. Intense.
Ti
prendono subito portandoti alle stelle, e non si limitano a
restituirti qualcosa che temevi perduto, ma ti regalano un nonsoché
di nuovo, di potente, di innovativo.
Che
non puoi confondere con Pratt, perché è diverso.
Ma
che ti fa venire voglia di far risuonare il tuo barbarico YAWP sopra
i tetti del mondo.
Non
sto dicendo che sia meglio di “Sotto il sole di Mezzanotte”.
Anche
perché non lo so.
Ma
lo vorrei. Vorrei saperlo.
Perché
non dovrebbe esserci un “o”, in questa vicenda di storie inedite,
ma un “e”.
Dovremmo
poter leggere e l'una e l'altra.
Quindi
prego.
La
Rizzoli Lizard, la Casterman o chi per esse: fateci leggere anche
l'altro non Pratt, l'inedito, quello di Sfarr e Blain.
E,
possibilmente, vi prego, permettete alle avventure di Corto di
continuare su entrambi i binari. Quello nuovo e quello tradizionale.
Quello
di Canales e Pellejero e quello di Sfarr e Blain.
Vi
prego, vi prego, vi prego.
Per
amore di Pratt, e per amore nostro.
Dei
vostri fedeli lettori.
Vi
prego, vi prego, vi prego.
Perché
Corto non ci basta mai, e, lo giuro, compreremo e divoreremo tutto.
Vi
prego.
Mai
è una parola così marrone.
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