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giovedì 22 ottobre 2015

Il ritorno di Corto Maltese

CORTO MALTESE SOTTO IL SOLE DI MEZZANOTTE
di Juan Dìaz Canales e Rubén Pellejero


Per il ritorno di Corto Maltese, dopo non so quanti anni (lo so, ma non voglio pensarci) dalla morte di Hugo Pratt, troviamo due autori eccezionali.
E, riconosciamolo, l'opera che danno alla luce è valida e scintillante, tanto che se l'avessi letta immediatamente di seguito a quelle del Maestro non avrei probabilmente colto discrasie o “salti di stile”...
C'è Rasputin, c'è l'avventura, c'è Corto in tutta la sua meravigliosa ambiguità morale (che alla fine ambigua non è, ma solo diversamente elastica), ci sono cambi di rotta, riferimenti storico-letterari, accenni al passato – e quindi in continuity – e passioni e ribaltamenti...
Insomma, riesce nel difficile compito di inserirsi nella tradizione prattiana, rivelandosi in armonia con gli antefatti e con il personaggio, che riesce a non snaturare, a non tradire, dimostrandosi onesta e genuina.
In più si legge volentieri, intrattiene, ma al contempo fa riflettere e istruisce, donandoci alla fine qualcosa di più, soprattutto sotto il profilo umano, esattamente come capitava ai bei tempi con il Maestro.
A mancare (ma forse sono solo io ad essere prevenuta o a voler trovare a tutti i costi il pelo nell'uovo) sono soltanto le strizzatine d'occhio che Hugo Pratt si divertiva a rivolgere al lettore, i sorrisi sotto i baffi, i cenni d'intesa. Sottili, ma continui.
Del resto, potremmo davvero accettarli da qualcuno che non sia lui?
Probabilmente no.
Per una forma di purismo, magari, o di rispetto.
Che abbiamo noi, in quanto lettori, ma che penso il Nostro alla fine avrebbe approvato.
Hugo Pratt.
E penso che comunque si sarebbe dichiarato soddisfatto di questa graphic novel.
La sono anche io, nonostante l'ansia iniziale. Nonostante abbia divorato la trama in modo famelico e forse troppo rapido, a causa della lunga astinenza, ma anche per capire se sul serio mi potevo “fidare”.
Posso.
Però...
C'è un però.
Che più che un però è una virgola, ma che devo esplicitare.
Quest'estate, se non erro pubblicate da “Fumettologica”, ho letto le prime due pagine di un'altra storia inedita di Corto extra Pratt.
Non un'opera amatoriale, ma quella di due grandi artisti: Joann Sfar e Cristophe Blain.
Non sto a rievocare la vicenda editoriale andata storta (per cui il titolo dell'articolo era qualcosa tipo “Il Corto Maltese che non leggeremo mai”).
Dico solo che quelle due pagine sono una bomba.
Personali, vibranti. Intense.
Ti prendono subito portandoti alle stelle, e non si limitano a restituirti qualcosa che temevi perduto, ma ti regalano un nonsoché di nuovo, di potente, di innovativo.
Che non puoi confondere con Pratt, perché è diverso.
Ma che ti fa venire voglia di far risuonare il tuo barbarico YAWP sopra i tetti del mondo.
Non sto dicendo che sia meglio di “Sotto il sole di Mezzanotte”.
Anche perché non lo so.
Ma lo vorrei. Vorrei saperlo.
Perché non dovrebbe esserci un “o”, in questa vicenda di storie inedite, ma un “e”.
Dovremmo poter leggere e l'una e l'altra.
Quindi prego.
La Rizzoli Lizard, la Casterman o chi per esse: fateci leggere anche l'altro non Pratt, l'inedito, quello di Sfarr e Blain.
E, possibilmente, vi prego, permettete alle avventure di Corto di continuare su entrambi i binari. Quello nuovo e quello tradizionale.
Quello di Canales e Pellejero e quello di Sfarr e Blain.
Vi prego, vi prego, vi prego.
Per amore di Pratt, e per amore nostro.
Dei vostri fedeli lettori.
Vi prego, vi prego, vi prego.
Perché Corto non ci basta mai, e, lo giuro, compreremo e divoreremo tutto.
Vi prego.

Mai è una parola così marrone.

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