LA FAMIGLIA AUBREY
di Rebecca West
Due sono i motivi principali per cui questo libro – il primo di una trilogia – mi ha stregata: le descrizioni puntigliose e screziate, specie quelle relative ai moti dell'animo, approfonditi nel dettaglio, attraverso accostamenti contraddittori, ma capaci di catturare la complessità umana senza sbavature, e la consapevolezza della superba eccentricità della famiglia, vissuta, peraltro, a seconda dei personaggi, in modo completamente diverso.
Se, infatti, Cordelia, la figlia maggiore, se ne vergogna e non vuole altro che fuggire, le gemelle Mary e Rose (la narratrice) e il piccolo Richard Quinn la amano, senza rimpiangere nulla, nemmeno la povertà, perché, sostanzialmente, si stanno divertendo e sanno che è proprio questo a renderli speciali e ricchi di talento.
E poi ci sono le tematiche sottese, che in parte proprio non mi aspettavo: fondamentale (e a tratti quasi fanatico) è l'amore per la musica, vissuto con trasporto e devozione, così fortemente da divenire metro di giudizio dello spirito, ma in mezzo, quasi incidentalmente, vengono tirate in ballo altre questioni, abbastanza insolite per questo genere di narrazione: dai poltergeist ad un omicidio efferato.
La verità è che se i Cazalet colpivano per l'eleganza, la raffinatezza e per le fitte relazioni di una grande famiglia allargata che attraversa la Storia, gli Aubrey seducono e basta, scatenando sentimenti più pacati, ma più profondi e ben radicati. Persino il padre disgraziato, che ci disgusta, ma che pure, in certa misura, ci conquista e per il quale, pur nolenti, proviamo affetto.
Ora non mi resta che comprare il secondo volume ;-).
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