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mercoledì 3 luglio 2019

Una semplicità elementare

MILK AND HONEY
di Rupi Kaur


Ne ho sentito tanto parlare, così ho dovuto comprarlo.
È un'antologia di poesie (ah!) che spaziano tra l'amore, il sesso, la sofferenza e il motivazionale.
Ma, per quel che mi riguarda, non è sto granché.
Si legge volentieri, non dico di no, a prescindere dall'ossessione pilifera dell'autrice, ma a volte i componimenti sono più prosaici che poetici, sono ripetitivi e, sempre, per quanto sottolineino anche questioni condivisibili, sono scontate e si limitano a puntare all'ingenuo sensazionalismo, spesso con sfumature infantili, che ricordano tanto le frasette incise sui banchi di scuola.
Io, in ordine alle poesie, sono di impostazione shakespeariana, nel senso che sono d'accordo con il Grande Bardo quando definisce il poeta come un ladro di fuoco. Qui, però, non è stato rubato nulla, tanto meno sostanze ustionanti. Al più un po' di pruderie sconvolta, di sesso crudo e senza amore, volto a stupire, a disturbare, e a non lasciare traccia.
E anche stilisticamente, 'ste strofe non fanno faville. Sono di una semplicità elementare mascherata da arguzia, con qualche tocco ad effetto e qualche invito all'autoaiuto. 
Niente i male in questo, certo. Ma, mi dispiace, nessun capolavoro.
Poesie? Magari aforismi con parecchi “a capo”.
Perché non lasciano niente.
Probabilmente, il vero pregio dell'opera è che per decodificarla non servono strumenti di alcun tipo. Non si richiedono sforzi al lettore, né cultura, sensibilità o preparazione alcuna, perciò si adatta a chiunque.
Anche a chi la poesia non la mastica proprio.

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