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venerdì 13 dicembre 2019

2019 IN PELLICOLE 3/5

EXCURSUS ULTIMI FILM VISTI (3 di 5)
HORROR
    


In rigoroso ordine sparso: 

Annabelle 3 (2019) di Gary Dauberman: Tornano i nostri coniugi soprannaturali preferiti, Ed e Lorraine Warren, e la continuity diretta con The Conjuring. Ma, soprattutto, il film fa paura davvero. E riesce a dire e a dare qualcosina di nuovo allo spettatore, pur senza uscire dai canoni del genere.

La Llorona – le lacrime del male (2019) di Michael Chaves: il solito filmaccio senza sugo, sebbene realizzato in modo discreto e con una leggenda alla base non molto sfruttata. Più che altro è interessante perché – sorpresa – è lo stesso universo narrativo di Annabelle... E questa, per gli horror, è quasi una novità.

Suspiria (2018) di Luca Guadagnino: Parte benissimo, pur discostandosi parecchio dall'originale di Dario Argento, e somigliando più ad un sequel/prequel che ad un remake, dotato di eleganza estetica e superbe scelte registiche, impreziosito dalla danza anche sul piano concettuale. Ma non fa paura e quando arriva all'horror vero e proprio... si perde completamente, diventando solo sgradevole, confusionario, lento e malsano. La scena del sabba è persino imbarazzante.

Ancora auguri per la tua morte (2019) di C. B. Landon: Un secondo capitolo fresco ed originale, che riesce a non limitarsi alla ripetizione di stilemi già usati, ma diverte, incuriosisce e tiene il ritmo alle stelle. Spassoso!

Noi (2019) di Jordan Peele: horror politico che sfiora il capolavoro e che ha qualcosa di profondo da dire, sfiorando corde ancestrali e segrete. Terrorizzante, magnetico e suggestivo nella prima parte, si perde nella seconda, perché, purtroppo, non risulta sufficientemente coerente e coeso. Inferiore a Get Out! è comunque sei spanne sopra la media del genere. 

Mom and Dad (2017) di Brian Taylor: pura genialità. Pura cattiveria. Pura tensione. Spiazzante, feroce... 10 e lode al soggetto. Nonostante Nicolas Cage, che, anzi, è perfetto per la parte. 

Viral (2016) di H. Joost e A. Schulman: Disgustoso e derivativo, in alcuni punti ho lottato per non rimettere, ma non è orrendo, e sfoggia un suo perché. Ritmo impeccabile. 

Midsommar – Il villaggio dei dannati (2019) di Ari Aster: Horror solare (letteralmente, non c'è una scena al buio) di ambientazione svedese, disturbante come pochi, ma assolutamente affascinante, che ti si imprime nella mente anche a distanza di tempo. La tematica principale, quella delle piccole comunità malate, mi avvince da sempre, ma qui ce ne sono altre di questioni, sottese, ma non secondarie (l'elaborazione del lutto, la disfunzionalità delle relazioni...) che aggiungono spessore al film. Lento, ma costellato di scene fortissime, visivamente ed emotivamente. Io l'ho amato, pur col maldipancia, MPM l'ha eletto a schifezza dell'anno.

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