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mercoledì 12 giugno 2019

La rottura della quarta parete

FLEABAG


Che serie Tv!  
Pillole di malvagità e scorrettezza, collocate in una cornice drammatica, fatta di colpe, ma anche di reazioni, che alla fine dimostrano... Beh, che un triangolo ha molti lati.
E ci viene da grattarci, ma anche un po' da commuoverci.
Perché, nonostante i temi affrontati (il lutto, in particolare, ma anche il rimorso e la deriva della propria esistenza) la serie è leggera, frizzante, divertente (da risate vere), ma anche triste, tanto che spesso ti fa sentire il vuoto cosmico e la voglia di rifugiarti sotto le lenzuola, senza uscirne mai più. 
Situazioni grottesche, ma anche realistiche, in un certo qual modo, estetismi da urlo (la scena in metropolitana, quella che coinvolge tutti i passeggeri, è superba), gli interpreti magnifici, specie Phoebe Waller-Bridge (eccezionale) e Olivia Colman, che sfoggia la sua ricca espressività in un ruolo odioso quanto ben riuscito.
E poi c'è la rottura della quarta parete (che nella seconda stagione sfiora quasi traguardi metafisici), il ritmo vertiginoso, l'imprevedibilità, che però non è finalizzata a stupire, in quanto presenta un quadro ben concepito, con tanti ritorni, rimandi, cerchi che si chiudono.
E se all'inizio può sembrare la solita sitcom, magari con qualche inclinazione in più del solito al politicamente scorretto, graffiante e dissacrante, presto ci si rende conto che è molto di più, perché si rifiuta di restare in superficie, ma esplora tutto quello che c'è sotto.
Due stagioni, di sei episodi ciascuna, ognuno di circa ventiquattro minuti.  
Un gioiello.

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