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martedì 21 gennaio 2020

Il Sublime tarantiniano

C'ERA UNA VOLTA... A HOLLYWOOD
di Quentin Tarantino
(2019)


Film controverso, di cui ho sentito dire tutto il contrario di tutto.
Ma che per me è un capolavoro, e che è arrivato a colmarmi di Sublime. 
Ebbene, per quanto mi riguarda, non avete il diritto di giudicarlo se non ne avete visto la fine. Perché è lì il segreto. 

ATTENZIONE SPOILER

E non per il gustoso festival action-splatter dell'ultima mezz'ora (abilmente preparato in ogni dettaglio, e che, altrimenti, risulterebbe esagerato e illogico, ma che, viste le dettagliate premesse, è invece perfetto e calibrato ad arte, sicuramente molto tarantiniano), ma per il significato immenso che assume.
Il fatto è che seguiamo sì la travagliata parabola discendente dell'attore Rick Dalton (con tutti i suoi dialoghi analitici e lucidi, il suo dolore moribondeggiante, e le varie digressioni, citazionistiche e non... con qualche perla, da Bruce Lee ai cameo elettrizzanti). Ma siamo anche coscienti di essere in un film del vecchio Quentin. E sentiamo continuamente la presenza obliqua e sottile, ma imponente, di Roman Polanski e di Sharon Tate, i vicini di casa di Rick. E visto che siamo proprio alla fine degli anni sessanta, siamo atrocemente consci di che cosa succederà e sentiamo  strisciare accanto a noi il presagio terribile di Charles Manson e della sua Setta di squinternati. E ogni volta che vediamo Sharon (Margot Robbie), così bella e promettente, e prossima ad essere spezzata nel modo peggiore, ci si stringe lo stomaco. Perché pensiamo che non è giusto. Non lo sarebbe comunque, ma così lo è ancora meno.
E stiamo male, dunque, e affoghiamo volentieri nella lenta, ma ordinaria, rovina di Rick. Anche se continuiamo a tremare, ogni volta che viene aggiunto un tassello, ogni volta che si accende un indizio. Ogni volta che vediamo preparasi il finale.
Solo che...

ATTENZIONE SPOILERISSIMO

Il finale è diverso da quello che avremmo creduto.
Oh, sì.
Perché gli spantegati di Charlie sbagliano casa.
E ci sono Rick e Cliff (Brad Pitt) sotto acido ad attenderli. Con un cane super addestrato, una notevole prestanza fisica e un lanciafiamme. Ops. 
Ed è un atto di sensibilità, e un regalo bellissimo che viene fatto a tutti. Perché restituisce quello che non si può più rendere, e che, al contempo, solo il cinema, forse, può davvero ridare. E al contempo è vendetta e risarcimento, e sublime incanto e giustizia. E un inanellarsi magico di se e di ma, che, pur solo per un attimo (che però, per me, non è ancora finito), diventano veri.
E splendenti come tutto il firmamento.

Non so se questa è una pellicola che vorrei vedere la seconda volta (dura tantissimo, ed è lenta). Però, credetemi, la prima volta, se seguite il flusso e non vi mostrate impazienti, se vi affidate al regista, tenete conto di tutto e non fate i capricci, ebbene, la prima volta è pura magia. E vi lascia dentro una scheggia di Dio.
Che resta, e non se va.   
Eccezionale.

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