Se ti è piaciuto il mio blog


web

mercoledì 23 agosto 2017

Duro e lapidario

L'AMORE MOLESTO
di Elena Ferrante


Questo romanzo può essere recensito in due modi: procedendo con oppure evitando accuratamente il paragone con la tetralogia de “L'amica geniale”, della medesima autrice.
Ebbene, nel primo caso patiremo il divario tra le due opere (nettamente a favore della tetralogia), tanto sul piano stilistico quanto su quello contenutistico.
Ne “L'amore molesto” non ci sono personaggi che travalicano lo scritto divenendo fidi compagni dei nostri giorni più lieti, mancano la complessità di tematiche e riflessioni, la contezza e del linguaggio, la polifonia di toni e stati d'animo proprie della storia di Lila e Lenù. A confronto, anzi, mancano vertigini e vibrazioni, brividi e speranze. Ma a confronto, appunto.
Perché se invece consideriamo “L'amore molesto” come un libro a se stante non saremo così severi.
D'accordo, lo stile è più semplice, ma non banale e non involuto o scadente. E' funzionale, invece, pratico, veloce, a tratti duro e lapidario, incisivo, con qualche momento particolarmente ispirato, ma sempre denota forza, carattere, con un misto dolente di rabbia e rassegnazione. La trama inoltre è affascinante, coinvolge e incuriosisce. Perché la madre si è suicidata? Perché indossava biancheria intima costosa, laddove di norma si vestiva con approssimazione e slip slabbrati? Chi è 'sto Caserta? Che ruolo ha avuto? Le domande che ci sospingono in avanti sono molte e per giunta la storia è orchestrata bene, delineata con un buon montaggio, un buon ritmo, e un significativo impianto architettonico. E pure il ritratto di Napoli mi piace, con il suo brulicare di brutti ceffi e contraddizioni, così come trovo interessante il rapporto madre-figlia, l'incedere non lineare, la composizione scomposta della trama.
Il punto focale del libro, costituito, come rivela il titolo, dall’amore malato e distorto, peraltro, mi disturba un po', lo patisco. Ma questo è un problema mio e non deve inficiare il giudizio complessivo dell'opera. 
Che non è un capolavoro immortale, ma che è breve, rapida, non chiede molto al lettore, ed è due gradini più in su del mero intrattenimento. Offre infatti molti spunti di discussione e in qualche modo aggiunge un tassello alla personalità dell'autrice, che accarezza il tema principale anche nella tetralogia, sia pure in mezzo a mille altre questioni e con suscitando in noi maggior empatia, già che amiamo le protagoniste.

Nessun commento:

Posta un commento