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venerdì 11 agosto 2017

Più coerente del film

THE DRESSMAKER
di Rosalie Ham


Il film mi è piaciuto (si veda post 18 maggio 2017), ma era altamente imperfetto: vulnerato da schematismi, pretestuosità e da un'eccessiva accelerazione verso il finale. 
Il romanzo è diverso: migliore in molti passaggi, più fluido, più coerente ed equilibrato, specie riguardo alla trama, benché alcuni dei cambiamenti apportati nella pellicola siano azzeccati, utili a creare colpi di scena e a fomentare curiosità e interesse. 
Nel libro, d'altro canto, alcune questioni vengono meglio delineate (ad esempio il motivo per cui Tilly decide di tornare) e risultano più plausibili, così come certi destini, o i dettagli relativi ai personaggi. 
In quanto a questi ultimi, peraltro, si rimpiangono le performaces degli interpreti – la maggior parte dei membri del cast si è prodotta in caratterizzazioni di rara maestria, che superano le capacità di Rosalie Ham in ordine all'approfondimento psicologico –, così come alcune scene (ad esempio, Marygold alla riscossa) sono senz'altro più d'effetto rese in maniera visiva, e ciò in riferimento tanto a momenti scioccanti, come a gag comiche. 
In linea di massima, tuttavia, il romanzo è piacevole, scorrevole, ed emozionante, con meno pecche e meno scivoloni rispetto alla pellicola. La vicenda, a grandi linee, è la medesima e alterna sorriso, lutto e indignazione, senza cali di ritmo, divertendo e coinvolgendo. 
Le angherie che è costretta a subire Tilly, sin dall'infanzia, sono indecenti... se avesse avuto un registratore, altro che le tredici cassette di Hannah Becker: ne avrebbe dovute incidere almeno il doppio, e per torti veri e gravi, non per paturnie adolescenziali!!! Anche se, per fortuna, prima o poi, ognuno ha quel che si merita.
In ultimo, rilevo che anche qui la fine è un po' sbrigativa. Non tanto in merito alla costruzione dell'azione, che va benissimo, quanto perché avrei preferito ancora un paio di pagine, dopo la conclusione, che ci mostrassero i pensieri e i propositi di Tilly. Non che non siano intuibili, ma... li avrei voluti leggere ugualmente.

P.S.
Non fidatevi né della copertina, né della tagline... Sono svianti!

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