OTTA AWARDS 2017 - FILM
Nel 2017 ne ho visti 190 (più una decina di iniziati e non finiti) contro i 124 del 2016, e ciò attingendo soprattutto a: Netflix, Sky, Infinity e RaiPlay, e alla collezione di Blu-ray di MPM. Poco al Cinema e solo se necessario (prendendo di solito delle gran batoste).
Ebbene, tra i semplicemente belli annovero: “Lo chiamavano Jeeg Robot” di Gabriele Mainetti (2015), “L'ultima parola – la vera storia di Dalton Trumbo” di Jay Roach (2015); e il poco conosciuto “Jimmy Grimble” di John Hay (2001), che non spicca per originalità né per mezzi, ma ti arriva dritto al cuore.
L'Otta Award per l'avventura, va a: “King Arthur – il Potere della Spada” di Guy Ritchie (2017); “The Great Wall” di Zhang Yimou (2016) – più che altro per i bellissimi combattimenti – e “Kong: Skull Island” di Jordan Vogt-Roberts (2017).
Per l'Azione: a “The Accountant” di Gavin O' Connor (2016); “I Magnifici 7” di Antoine Fuqua (2016); “The Nice Guys” di Shane Black (2016), tutti e tre caratterizzati dal fatto che non si limitano solo a quella.
Tra i film di Animazione, spiccano, nell'ordine, “Oceania” - Disney 2016 (che non avrei mai detto, perché i disegni non mi piacciono) “Sing” di Garth Jennings – 2016 (spassosissimo) e “Sausage Party: Vita Segreta di una Salsiccia”, di Greg Tiernan (2016), che ho doviziosamente già recensito.
Nell’ambito horror, nell'ordine: “10 Cloverfield Lane” di Dan Trachtenberg – 2016 (che non so se considerare proprio horror, ma che è geniale) “Scappa – Get Out” di Jordan Peele (2016); “Train to Busan” di Sang-ho Yeun – 2016 (meno imperfetto del precedente, in realtà, ma anche meno sconvolgente); “La Cura dal Benessere” di Gore Verbinski (2017) e “It Follows” di David Robert Mitchell – 2014 (che sotto certi profili non è niente di che, ma che mi ha tenuta incollata allo schermo sino alla fine).
Nella categoria “Supereroi”: decisamente “Logan – The Wolverine” di James Mangold (2017) – niente “Spiderman Homecoming” di Jon Watts (2017), niente “Guardiani della Galassia 2” di James Gunn (2017), niente “Wonder Woman” di Patty Jenkins (2017), benché siano abbastanza carini.
Tra i Classici: “Il fascino discreto della borghesia” (1972) e “Un chien Andalou” (1929), entrambi di Luis Buňuel. Forse non esattamente belli, ma di sicuro restano impressi.
Fantascienza: “Passengers” di Morten Tyldum (2016) e “Arrivals” di Denis Villeneuve – 2016 (che metto al secondo posto, nonostante la trama potente, perché mi ha in parte disturbata. Anche “Passengers”, in realtà, ma meno).
Scioccanti, per ragioni diverse, “Festen – Festa in Famiglia” di Thomas Vinterberg (1998) e “Personal Shopper” di Olivier Assayas – 2016 (che è riuscito a far saltare sul divano MPM).
Tra i più divertenti: “Smetto quando voglio” di Sydney Sibilia – 2014 (di cui però non ho gradito più di tanto il secondo capitolo) e, mi vergogno ad ammetterlo, “Mike & Dave: un matrimonio da sballo” di Jake Szymanski (2016). Sarà stata la serata giusta, ma mi ha fatta sganasciare.
Divertenti e toccanti (in misura completamente diversa fra loro): “Noi e la Giulia” di Edoardo Leo (2015), “Io prima di te” di Thea Sharrock (2016), e “Questione di Tempo” di Richard Curtis (2013).
Menzione speciale a: “Kiki e i Segreti del Sesso” di Paco Leòn (2016), “Catfight – Botte da Amiche” di Onur Tukel (2016), “Le Streghe Son Tornate” di Alex de la Iglesia (2013) e “Swiss Army Man: Un amico multiuso” (2016). Quest'ultimo, in particolare, è pazzesco. Anche un po' lentino e noioso, a tratti snervante, ma comunque da vedere.
Il peggiore dell'anno, invece, è “La Torre Nera” di Nikolaj Arcel (2017), che, incredibilmente, batte persino “Star Wars VIII: Gli Ultimi Jedi” di Rian Johnson (2017)!
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