LA LEGGE DELLA NOTTE
di Dennis Lehane
La legge di chi non ha regole.
O la storia di un fuorilegge che diventa gangster, ma resta un uomo con dei principi saldi e un animo buono, e di un amore romantico e devastante, che in realtà non era quello, ma altro; una storia di padri e di figli, di amici e tradimenti, di violenza e disperazione, romantica, a suo modo, e spietata, anche quando trasuda compassione.
Una trama ricchissima, in effetti, con tante sotto trame e innumerevoli tematiche, inclusi razzismo e Ku Klux Klan, vendetta e religione, e personaggi forti, imprevedibili, e colpi di scena, il tutto avvolto in una prosa incalzante, a tratti persino cinematografica, ma descrittiva, inframmezzata da dialoghi a volte spiazzanti, a volte intessuti di verità, capace di prendersi le sue pause, quando ne ha bisogno, ma senza languire..
Si comincia nel 1926 e si procede seguendo le vicende di Joe Coughlin, in un’avventura fatta di alti e bassi, di prigione e successo, di caduta e riscatto (anche se il personaggio che preferisco è la sua spalla, Dion).
L’ho detto, ci sono un mucchio di cose qua dentro. Cose brutte, cose belle, cose incendiarie e che non ti aspetteresti (la faccenda di Loretta, in tutte le sue balzane evoluzioni, e la descrizione, sublime, del suo tipo di bellezza, da venerare e non da possedere).
Insieme finiscono per dare vita ad un mix originale, imprevedibile, intenso, e caldo, tra una sparatoria ed un omicidio a sangue freddo.
E mi piace com’è scritto il romanzo, nonostante di Lehane avessi trovato più ipnotico e originale Shutter Island.
Ho visto anche il film, con, e forse di, Ben Affleck e ho apprezzato anch’esso.
Ma il libro ti permette di gustare di più ogni passaggio, e, in generale, una maggior ponderazione. Per assimilare. Emozioni, Sentimenti. Pensieri.
Non il mio genere, ma comunque un’esperienza polisemica e avvincente.
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