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martedì 29 gennaio 2019

OTTA AWARDS 2018 - IV

FILM


Anno magro, il 2018: 141 film, contro i 191 dell'anno precedente... oltretutto ne ho recensiti pochissimi – che segnalo, come sempre, fra parentesi – perché... be', perché ai film preferisco i libri (che ci devo fare?). 
Cominciamo con quelli che, per un verso o per l'altro, mi hanno colpita di più, ovvero:
“The Ones Below – I Nuovi Vicini” (2015) di David Farr – che mi ha agghiacciata ben bene, dall'inizio alla fine, pur non essendo un horror;
“Madre!” (2017) di Darren Aronofsky, su cui mi sono già pronunciata (post 16 marzo 2018), ma che resta pazzesco;
“The Congress” (2013) di Ari Folman, molto originale, seppur non eccelso;
“The Belco Experiment” (2016) di Greg McLean, vagamente disumano e profondissimamente umano al contempo, con uno stimolante incipit;
“Ogni cosa è segreta” (2014) di Amy Berg, infido e scioccante,
“The Party” (2017) di Sally Potter, pare una pièce, ma è sorretta da un cast strepitoso e da una sceneggiatura al vetriolo entusiasmante;
“Terminal” (2018) di Vaughn Stein, lentino, eccessivamente stroboscopico, ma piacevolmente cervellotico.
Si badi, ho detto che questi film mi hanno colpita, non che mi sono piaciuti. Alcuni di essi, in realtà, mi sono anche piaciuti, ma di sicuro in ognuno il piacere strettamente intellettuale (???) prevale sul coinvolgimento emozionale.
Tra le pellicole che invece ho amato a tutto tondo e che mi hanno lasciato pure un bel sentimento, invece: il biografico “Professor Marston & the Wonder Women” (2017) di Angela Robinson; lo spumeggiante ma impegnato “Il diritto di contare” (2016) di Theodore Melfi, di cui non vedo l'ora di leggere il romanzo; il grandioso “The Greatest Showman” (2017) di Michael Gracey (post 7 maggio 2018); e “Tonya” (2017) di Craig Gillespie (post 25 luglio 2018), perché adoro Margot Robbie e adoro Tonya persino di più... anche se il più bello in assoluto è l'eccellente e durissimo “Tre manifesti a Ebbing, Missouri” (2017) di Martin McDonagh, autentico capolavoro.
Una menzione d'onore a “Blade Runner 2049” (2017) di Denis Villeneuve, che è riuscito ad arricchire la mitologia di Blade Runner senza insudiciarne il ricordo (post 27 febbraio 2018).
Tra le commedie nere, la palma delle migliori (oltre a “The Party”) va a: “Suburbicon” di George Clooney (2017) e “In ordine di sparizione” di Hans Petter Moland (2014), tutt'e due di ottimo livello.
Mentre tra i Cartoni animati scelgo senza esitare “Loving Vincent” (2016) di Dorota Kobiela e Hugh Welchman (post 7 marzo 2018) e “Gatta Cenerentola” di Alessandro Rak (tra gli altri). Avrei voluto menzionare altresì “Mary e il fiore della strega” (2017), che sulla carta era il mio favorito, ma... c'era qualcosa che non andava nella pellicola. Anche “Gatta Cenerentola” è altamente imperfetto, ma in modo perturbante ed ipnotico e l'ho trovato complessivamente superiore.
In ultimo, tra i più spassosi ricordo : “Fido” (2006) di Andrew Currie (post 22 maggio 2018) e “Game Night – Indovina chi muore stasera?” (2018), che mi ha fatto sbellicare, mentre per la categoria horror (che non può mancare) trionfa lo sfumato “Hereditary – Le Radici del Male” (2018) di Ari Aster, che presto recensirò.
Domani si conclude con le Serie Tv.

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