FIDO
di Andrew Currie
(2006)
Dove Fido è uno zombie, non un cane. Ma in cui l'allusione non è casuale.
E il film non è proprio un horror (benché qualche scenetta bella trucida non manchi), ma piuttosto una commedia satirica salace e ricca di peculiarità.
Siamo, infatti, nell'America perbenista anni '50, in una sorta di futuro distopico in cui la Guerra degli Zombi è da poco terminata e i buoni cittadini americani vivono in zone protette residenziali, ove, se vogliono, possono usare uno o più morti viventi come schiavi grazie ad un collare elettrico che li tiene sotto controllo. E se non vuoi sfigurare col vicino, almeno uno zombettino domestico dovresti averlo. Sperando, ovviamente, che il collare non si rompa (e si sa come avviene di norma in questi casi... che ci che si paventa, accade!).
Fido, in particolare, è il neoservitore della famiglia di Timmy, un ragazzino trascurato dal padre e tormentato dai bulli, che, a dispetto della diffidenza iniziale, presto, scoprirà nello zombie un caro amico e un valido difensore.
La pellicola non è perfetta, a tratti il ritmo stagna un po', e, forse, con qualche taglio, potrebbe risultare più efficace, ma in linea di massima è stata ingiustamente ignorata.
Infatti, offre istanti genuinamente divertenti, fa qualche concessione al gore, talvolta con esiti piacevolmente disgustosi, e può essere foriera di riflessioni e discussioni stimolanti sul piano etico.
È creativa, originale e intelligente. E mette sapientemente in ridicolo il mito del benessere a tutti i costi, sia pure facendo leva su situazioni diametralmente opposte rispetto a quelle sfruttate dal Maestro George Romero.
Si segnala nel cast la presenza di un'insolita Carrie-Anne Moss, e i colori pastello imperanti a deliziare opportunamente l'atmosfera nonché ad accentuare i contrasti e le magagne di questa assurda società.
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