LOVING VINCENT
di Dorota Kobiela e Hugh Welchman
(2016)
Non disegni, ma dipinti animati.
Quelli di Van Gogh, riprodotti alla perfezione, e resi dinamici, brulicanti, vivi, con suoi colori violenti e dolorosi che si aggrovigliano in vortici di meraviglia. Basterebbe questo per restare incantati, vedere il sig. Roulin muoversi e parlare, scoprire la notte stellata, assistere ai vari autoritratti fattisi carne avvicendarsi e dar corpo ad una storia. Si rimane abbagliati, avvinti, e si diviene tutt'occhi, per cercare di non perdere nulla, cercando di cogliere i riferimenti biografici e artistici, storici e pittorici, nella convinzione che comunque di Van Gogh si è già letto molto e si sa quasi tutto.
Ma anche la trama è originale e presto ci si dimentica di essere in un lungometraggio e si diviene tutt'uno con l'intreccio, e con Vincent stesso. Ci si scorda di quello che si era convinti di sapere, e si diviene disponibili a rimettere tutto in discussione, aspettandoci dei risvolti nuovi, una nuova scoperta.
In principio, infatti, pensiamo di essere in una sorta di documentario animato. Che inizia alla rovescia, magari, dalla morte del pittore, ma che, di fatto, raccoglie testimonianze e fornisce informazioni. Presto ci rendiamo conto che la struttura è invece quella del thriller e come tutti i thriller ruota attorno ad un delitto, ad un mistero. E se Van Gogh non si fosse suicidato? E se fosse stato ucciso? Era sereno negli ultimi giorni di vita e si è sparato allo stomaco. Chi si sparerebbe mai allo stomaco? La logica vorrebbe che l'arma si puntasse alla tempia o si mettesse in bocca...
Ascoltiamo, rapiti. Elucubriamo. Elaboriamo congetture, sposiamo quelle di altri.
E veniamo colpiti dal terzo punto di forza del film: il protagonista. Sentiamo il suo dolore, la sua sofferenza, ma anche il suo genio. Sentiamo lui, pur consci di non poter davvero raggiungere le profondità immense della sua anima. E alla fine comprendiamo. Comprendiamo il mistero e la morte, i motivi che l'hanno determinata.
Loving, Vincent.
Persino il titolo è perfetto.
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