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giovedì 22 marzo 2018

L'apocalisse non è per tutti

OBLIVION SONG
di Robert Kirkman e Lorenzo De Felici


Ci sono i mostri, uno scenario postapocalittico e Robert Kirkman alla sceneggiatura: una serie che sembra fatta per me.
Anche se, plausibilmente (“The Walking Dead” docet), la cosa importante non saranno i mostri e lo scenario postapocalittico – benché l'azione non manchi – quanto piuttosto le relazioni fra i personaggi, le motivazioni che li spingono ad agire e la complessità umana, anche se, per il momento, appare tutto ancora in embrione e un po' da definire.
In realtà pure come postapocalittico di Kirkman questo fumetto è particolare, nel senso che l'apocalisse è per molti, ma non per tutti.
E a quei molti la faccenda non dispiace.
La faccenda, infatti, è partita con una “trasposizione”: una bella fetta della città di Philadelphia si è volatilizzata, per ricomparire in una realtà alternativa (Oblivion), infestata da creature minacciose.
Perchè? Per come? 
Lo scopriremo, ma intanto sono dieci anni che cerchiamo di riportare indietro i superstiti... Solo che loro, di norma, si sono adattati e non sono d'accordo. 
E' questo il nodo gordiano, l'elemento di vero interesse: la tensione drammatica e la dicotomia tra il voler recuperare i propri cari e i cari che non vogliono essere recuperati, vissuta su scale personale e sotto il profilo della collettività. 
Le trasposizioni e i mondi paralleli, per quanto non fra gli escamotage più sfruttati, non sono una novità. La reticenza dei sopravvissuti a ritornare alla normalità... forse. E comunque trattasi di un tema assai ricco, che può originare fior di intrecci e sottotrame. Più degli zombie.
Ma siamo solo all'inizio.
Insomma, le premesse sono promettenti, ma la vera scommessa è come si svilupperanno. Non vedo l'ora di scoprirlo...

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