IL
RESPIRO DEL BUIO
di Nicolai Lilin
Ultimo
romanzo della Trilogia Siberiana, meno poetico e appassionante del
primo, ma più interessante del secondo...
In
alcuni capitoli si recupera l'incanto di “Educazione siberiana”,
ad esempio quando si narra della Taiga e di nonno Nicolai, del modo
di vivere e della mentalità degli abitanti della foresta, che sanno
essere generosi, ma posso ucciderti senza tante cerimonie perché hai
invaso il loro territorio... In altri si torna all'equivalente
cittadino (mi si passi la definizione) della guerra in Cecenia, con i
falsi attentati per lo pseudo KGB, le armi e gli esplosivi... Ma ci
sono anche elementi nuovi, come la parte iniziale relativa al
Disturbo Post Traumatico da Stress di cui soffre Nikolaj dopo il
congedo (assai notevole), o la figura dell'anziana sola che non sa
come accendersi la stufa (davvero lirica)...
Le
tematiche, dunque, sono varie, alternate, la narrazione lineare,
cronologicamente definita, ma ricca di parentesi, di storie nelle
storie (splendidi i consigli relativi alla sopravvivenza nella
foresta)... Ed è stimolante osservare come le prospettive e le
persone continuano a cambiare, ad evolversi, a succedersi, e quali
bizzarre e avventurose pieghe intraprende la vita di Nicolai... Al
contempo, però, dispiace che non ritornino i personaggi del primo
romanzo, anche solo en passant (fatta eccezione per nonno Boris, che
comunque viene giusto menzionato un paio di volte), e che ci sia una
maggior continuità tra le tre singole opere, il cui filo conduttore,
alla fine, è principalmente il protagonista...
Nel
complesso una lettura coinvolgente, seppur non in modo trascendente,
intimista, benché priva vibrazioni, con qualche descrizione molto
bella, scorrevole, ed alcuni (scusabili) inciampi a livello di ritmo.
gran libro
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