L'ENIGMA
DEL SOLITARIO
di Jostein Gaarder
Gaarder
è diventato famoso con “Il Mondo di Sofia”, ma trai suoi libri
quello che avevo preferito io in gioventù era senz'altro questo.
Altri
come “Il viaggio di Elisabet” o “C'è nessuno?”, pur
gradevoli, mi erano parsi infantili e pedanti, “Il mondo di Sofia”
eccessivamente didascalico...
“L'enigma
del Solitario”, invece, era perfetto, per giunta con
un'impostazione di base più variegata e originale.
Ricordo
poco della trama, se non che mi era piaciuta, che riguardava legami
familiari perduti e che era ricca di corrispondenze e colpi di scena,
oltre che pregna di suggestioni filosofiche. Anche qui c'era la
trovata de “il libro nel libro”, ma connotata da una maggior
omogeneità con la vicenda principale, inoltre i personaggi, in
generale, mi erano più simpatici, suscitavano più spontanea
empatia, mentre la narrazione risultava più genuina e meno
paternalistica.
Jostein Gaarder visto dal nostro vignettista
Ad
impreziosire ulteriormente l'opera, poi, le piccole perle di saggezza
sparse un po' ovunque: magari non tali da rivelare verità
fondamentali, ma espresse con garbo e chiarezza, senza petulanza, ma
con incisività.
In
seguito alla lettura, poi, rammento di aver sviluppato un'attrazione
particolare per i Joker dei mazzi di carte... In effetti, mi piaceva
che fossero un elemento importante a livello narrativo e mi
incuriosiva l'interpretazione che ne dava l'autore.
A
conti fatti, anche in questo caso la storia era più che altro un
paradigma – per quanto fantasioso e immaginifico – della vita,
con le sue grandi domande... Domande che non sempre trovano una
risposta assoluta, ma che sono profonde e interessanti di per sé,
tanto più che hanno il potere di farti venire le vertigini.
Anche
se, ammettiamolo, anche in quanto ad inventiva e fantasia, Gaarder
non se la cava per niente male!
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