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mercoledì 12 agosto 2015

Un povero e sfortunato uomo comune

MARCOVALDO
di Italo Calvino


Ossia un’antologia di racconti che hanno sempre lo stesso protagonista, Marcovaldo, appunto, di cui viviamo le bizzarre disavventure e che, a poco a poco, conosciamo in tutta la sua ingenua umanità.
La prima volta l’ho letto alle Elementari: brani selezionati dal libro di lettura, se possibile ancora più brevi di quelli “canonici”.
Mi piaceva, lo trovavo simpatico, divertente, leggero. Specie la novella della panchina o quella dei funghi.
Da grande ho recuperato l’opera integrale e ho cambiato idea: non fa ridere, per niente, piuttosto è il canto dell’amarezza, del rimpianto della natura, della povertà e dell’ignoranza, e mi ha riempita di tristezza!
Ho rivisto tanti racconti con occhi diversi, e soprattutto quello del supermercato mi ha lasciata afflitta, perché non senti solo il dolore del protagonista, ma pure quello dei suoi pargoli e di sua moglie Domitilla, e il sentimento rimbalza dall’uno agli altri, ravvivandosi nella pena reciproca, quella del padre verso la prole, della prole verso il padre (etc.), che va oltre il semplice scontento materiale, ma tocca pure l’inadeguatezza di vivere...
Vero, io sono una che se guarda Fantozzi (lasciamo perdere gli ultimi, imbarazzanti film, alludo ai primi, quelli che erano ancora Cinema) patisco anziché ghignare, però… Però Marcovaldo non è Fantozzi. E' peggio.
E’ un povero e sfortunato uomo comune, un manovale, con una famiglia numerosa sulla schiena (sei figli), meno grottesco e più sensibile, più “normale”, più sognatore. Più tragico dunque. E più terribile.
Perché le sue storie sono plausibili e a loro modo attuali: il poverello fatica ad arrivare a fine mese e spesso cerca assurdamente (e fantasiosamente) di arrangiarsi... peggiorando la situazione.

Italo Calvino, rivisto dal nostro vignettista

Indubbiamente dal punto di vista letterario questi racconti sono adorabili (che diavolo, sono di Calvino!), e hanno pure il pregio di essere brevi e apparentemente poco impegnativi. Strutturati attorno alle quattro stagioni, prendono in considerazione il loro succedersi in città – brutta e industriale –, con i tipici pro e contro (più contro che pro) di estate, inverno etc... Ma sotto sotto sono un invito alla riflessione su molte questioni, inclusa quella ecologica.

Contestualizzando, l’intento di Calvino era criticare con ironia il boom economico anni ’60 e il conseguente passaggio da una realtà agreste ad una industriale, insistendo sul riflesso che questo ha avuto sull’uomo medio, di estrazione popolare… Adesso, forse, questo tema è meno sentito, ma... resta tutto il resto: l'umanità, il disagio, la crisi, lo stile impeccabile.

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