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martedì 19 aprile 2016

Un ragazzino sognatore

L’INVENTORE DI SOGNI
di Ian McEwan


Raccontini per bimbi, fantasiosi, soavi, immaginifici, che hanno in comune il protagonista, l’inventore di sogni del titolo, un ragazzino di dieci anni che ha l’abitudine di perdersi nei suoi stessi pensieri, creando realtà alternative, avventure, e piccole meraviglie con suggestioni fantasy o horror, nonché la sua famiglia, composta da mamma, papà, sorellina e gatto.
Alcuni brani sono davvero piacevoli, con intuizioni felici e una certa delicatezza di fondo, che, nonostante tutto, non sa di buonismo, ma solo di umana benevolenza (ad esempio il racconto relativo al bulletto della scuola, per certi versi estremamente realistico, per altri di una sensibilità fuori dal comune), altri, invece, (ad esempio quello della bambola cattiva…), mi sanno di già sentito, di un po’ pedante, sono poco incisivi, appesantiti da troppe riflessioni, e ho faticato a concluderli, benché siano brevi, ben scritti e scorrevoli.
Il fatto è che ci sono punti in cui si gode della genuinità e del candore del mondo visto con gli occhi di un ragazzino sognatore, avvertendone la poesia e l’incanto, e tanto basta; ma ce ne sono altri in cui si percepiscono il desiderio di stupire a tutti i costi, l’artificiosità del contesto, la scarsa originalità della trama, una non sufficiente caratterizzazione del protagonista, e … beh, si rimpiange Neil Gaiman.
O anche altre opere di McEwan (Espiazione, La ballata di Adam Henry…), più adulte, complesse, ma anche più originali e autentiche.
In generale, però, questo romanzo a racconti è gradevole, grazioso, la lettura si affronta con piacere.

Il segreto, credo, sta nell'accettare semplicemente quanto ci viene offerto, senza soffermarcisi troppo, senza pretendere nulla.

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