IL
RICHIAMO DEL CORNO
di Sarban
L’argomento
è la caccia umana, quella, in pratica, in cui le persone vengono
predate da altre persone… E già questo mi basta per sentire il
brivido dell’attrazione.
In
più, qui, la faccenda può essere peggiore e resa ancora più
grottesca e alienante da vari pittoreschi elementi: ad esempio, se
sei una preda vieni dotato di sgargiante costume da bestia,
realizzato ad arte, nei minimi dettagli, così che tu appaia qualcosa
di diverso e persino più tragico e dolente: riconoscibile come uomo
o donna, ma altresì identificabile come vittima predestinata, dulcis
in fundo, intenzionalmente disumanizzato.
Poi
ci sono “le donne felino”, cattive, feroci, dotate di artigli,
ma non più di coscienza, eppure umane anch’esse… Solo alterate a
livello genetico per spersonalizzarle e renderle belluine. E questo è
solo un altro esempio, per tacere di come vengono utilizzate le prede
dopo la cattura...
Sul
piano dell’inventiva e del sadismo il romanzo, scritto attorno al
1950, decisamente in anticipo sui tempi, eccelle e assurge a classico
immortale: abbastanza soft per i canoni odierni sotto il profilo
della cruda violenza, ma sempre tremendo e straniante da un punto di
vista squisitamente concettuale, che ti urta e sale su per la
schiena.
Le
caratteristiche rilevanti, peraltro, non sono solo di matrice horror,
ma pure fantascientifica, infatti abbiamo salti temporali, universi
quantistici (se vogliamo) e addirittura un po’ di fantastoria, nel
senso che il protagonista, Alan Querdilion (che cognome spaziale!) si
ritrova in una sorta di universo parallelo, centodue anni avanti al
suo, in cui i Nazisti hanno vinto la Seconda Guerra Mondiale e
dominano l’Europa...
La
prosa di Sarban presenta un frasario ricercato, capace di rendere con
precisione ogni azione, pensiero, fremito, ma scorrevole e non
invadente.
Ho
trovato un po’ troppo lunga la premessa, ma in termini
trascurabili, che infatti non precludono nulla, mentre l’atmosfera
e la descrizione degli stati emotivi sono notevoli e piacevolmente
accurati.
Da
leggere anche la postfazione…
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