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venerdì 29 aprile 2016

Non c’è nulla di scontato

DI COSA PARLIAMO QUANDO PARLIAMO D’AMORE
di Raymond Carver


Di Carver avevo letto soltanto l’antologia “Cattedrale” e questa mi sembra sulla stessa lunghezza d’onda: racconti brevi, asciutti, scarnificati, che narrano la normalità e le infelicità che si nascondono dentro di essa.
Che ti lasciano lì, sul momento, basito, inerme, ma poi, quando li ripercorri nella tua mente, ti accorgi che ti hanno lasciato qualcosa. Che non sai che cos’è, ma ha un sapore amaro, ma pure autentico e, se tutto va bene, consolatorio. Uno spiraglio di luce. Frammista a polvere, ma sempre luce.
Non c’è ironia, in queste righe. Solo distanze siderali, cose non dette e altre che preferiresti non aver sentito, perché fanno male.
Ti spiazzano, ti alienano.
Ma ti ammaliano, anche, restituendoti qualcosa che immaginavi solo tuo, ma che invece è di tutti e la condivisione rende prezioso.
E a volte ti sorprendi che non accada altro, a volte rimani pietrificato perché non ti immaginavi questa deflagrazione improvvisa, con tutto quel sangue. Si fosse trattato di un altro autore… allora magari sì, ci saresti potuto arrivare. Ma da Carver ti attendevi toni più posati, situazioni più ordinarie, più banali…
Invece…
Non c’è nulla di scontato, nemmeno l’ovvio, perché non sai mai da che parte il vento decide di soffiare.
Diciassette racconti, diciassette finestre sul mondo e sui sentimenti, di solito deteriorati, di persone che non ce la fanno più, per una ragione o per l’altra.
Di cosa parliamo quando parliamo d’amore?

A volte di noi, a volte di niente.

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