LA
SPIAGGIA
di Alberto Lattuada
(1954)
Film
neorealista ambientato in Liguria (in località inventate, eppure
riconoscibili in scorci di Finale Ligure, Spotorno, Noli e
Varigotti), che ha destato il mio interesse per motivi legati a
costume e società, ma che ha finito per sedurmi più che altro
grazie alla profondità e sagacia insite nella trama.
Iniziamo
con questa bella signora milanese, Anna Maria Montorsi (Martine
Carol), che si ricongiunge alla figlioletta Caterina, a scuola dalle
suore, e va in vacanza con lei al mare… Alloggia in uno degli hotel
più esclusivi, desta la curiosità degli altri villeggianti, ricchi
e snob, che la riconoscono subito come una donna di classe, e ammalia
il Sindaco (Raf Vallone) con la sua riservata femminilità…
Solo
che lei è una prostituta e quando un cliente, pure lui in vacanza al
mare, la riconoscerà, la poveretta e la sua bambina verranno
ghettizzate da tutti, in particolare dai supposti nuovi amici
conosciuti in hotel…
Ci
aspettiamo che il Principe Azzurro, alias il bel Sindaco, la tragga
di impaccio?
Allora
resteremo delusi… Ma anche no, perché accadrà qualcosa di meglio,
di più spiazzante e arguto, ironico, preparato con cura, ma non
scontato, che ci indurrà al sorriso, solleticherà riflessioni,
provocando al contempo, in noi, una sensazione di calore e dolcezza…
Stucchevole?
No.
Lo zucchero c’è, ma non nausea, anzi, favorendo nuove dicotomie,
incrementa il quantitativo di fiele.
Ottimo
il cast (specie lei, Martine Carole, dalla grazia spontanea, inquieta
e sofferente, ma ben caratterizzati pure i personaggi di contorno),
valida la regia, e ancora di più avvincente e significativa la
sceneggiatura, con un buon ritmo, per pause e accelerazioni, e un
perfetto equilibrio di sentimenti e stati d’animo, melodramma e
critica sociale.
Senza
dubbio, con il mutare dei tempi, il film non suscita più scandalo,
ciò nondimeno il messaggio contro l’ipocrisia borghese e la
piccineria umana resta intatto, e piace come si affrontano argomenti
spinosi senza esagerare, con moderazione, delicatezza ed eleganza,
facendo leva sulla sensibilità e lo spirito di contraddizione.
Incantevole.
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