MANGA,
DISINFORMAZIONE, TV SPAZZATURA
Non
guardo la Tv: mi deprime, annoia, avvilisce e mi uccide i neuroni. E’
stato infatti il MPM, colpito dalle discussioni sui social più
diffusi, a portare alla mia attenzione questo servizio de “Le Iene”
sui Manga e la Pedopornografia... Così, incuriosita, l’ho guardato
su Mediaset On Demand, e, come previsto, mi ha depressa, avvilita e
ha vituperato i miei neuroni.
Tuttavia
non mi ha annoiata, mi ha dato sui nervi.
Ma
si può essere più ignoranti ed avere un approccio più
intenzionalmente sviante e disonesto verso qualcosa che non si
conosce (ciò è evidente se si considera che per sta Nadia Toffa,
che conduce le interviste, i manga sono indifferentemente fumetti,
anime e generica roba giapponese)?
E
non ha il diritto di cronaca i limiti di verità e continenza?
La
giurisprudenza dice di sì (a mero titolo di esempio: Cass. Civ.,
sez. III, 19 gennaio 2007, n. 1205, in senso conforme Cass. Civ.,
sez. III, 22 marzo 2007 n. 6973; Cass. pen., sez. V, 09 ottobre 2007,
n. 42067), ma evidentemente questo a “Le Iene” non interessa.
E
qui il problema non è dato solo da ciò che si afferma (facendo,
peraltro, un bel minestrone), ma, ancora di più, da quel che
artatamente si insinua e suggerisce.
Veniamo
al servizio: l’associazione da cui parte sta Nadia Toffa è Manga =
Sesso (dice anche
Sesso, va bene, ma ci scivola sopra, come se avesse paura di
scottarsi) = Porno = Bambine, ossia Pedopornografia = i Giapponesi
sono dei pervertiti. La domanda – provocatoria e suggestiva – con
cui conclude è: ma i manga sublimano un desiderio o lo scatenano?
Il
servizio prende in considerazione varie realtà (manga,
prostituzione, idol, bambole di silicone), le mescola e confonde
senza approfondire (forse in quel locale le ragazze si limitano a
parlare con i clienti, non fanno altro… ma noi non indaghiamo, ci
limitiamo a trarre conclusioni affrettate e decidere che si
prostituiscono, e se non lì, senza dubbio altrove), ci offre
spezzoni di interviste fatte di domande suggestive (quelle che
suggeriscono la risposta), cercando di glissare sulle questioni che
non rispondono alla verità distorta che l’intervistatrice si
affanna a cercare di dimostrare…
Ebbene,
intanto trovo gratuita e vergognosa l’associazione di partenza,
soprattutto perché decontestualizzata ed estrapolata dalla cultura
(doppia) a cui appartiene: quella dei fumetti e quella giapponese.
Partiamo
dai fumetti: si tratta di un ambito vastissimo, come dire: la
letteratura.
E
come in letteratura i generi sono tanti e diversificati. Quindi,
contrariamente a ciò che dà per intendere il servizio, non tutti i
manga sono erotici e non tutti gli erotici hanno come protagoniste
ragazzine. In più in Giappone si è molto più sensibili alla
differenziazione per fascia d’età (idem per gli anime), quindi non
tutti i fumetti sono destinati ai bambini e agli adolescenti (nemmeno
qui, del resto).
Insomma,
dire manga= porno è come dire letteratura = Harmony (che è peggio).
A
questo punto la Toffa insinua che le bambine giapponesi a furia di
leggere i porno decidano di dedicarsi alla pedopornografia. Ma
certo!!! Perché adesso le ragazzine nipponiche leggono i porno, non
gli Shojo… E poi che ragionamento è, misericordia? A me piacciono
gli horror, quindi vado ad ammazzare la gente? (In realtà era
proprio questo che si sentiva spesso in Tv e sui giornali spazzatura
quando ero al Liceo… Leggi Dylan Dog, quindi sei un’aspirante
omicida… Del resto, qualche anno dopo, si diceva: se guardi Sailor
Moon diventi gay… Offendendo ad un tempo le bambine, il femminismo
e i gay…)
E
poi c’è la cultura giapponese: è diversa dalla nostra, complessa,
multiforme… Ma noi la riduciamo alle fanciulline in deshabillé,
applicandovi per giunta, supinamente e acriticamente, i nostri
parametri di giudizio. Questo per me è sintomo di razzismo e
intolleranza.
Non
solo. Non è giornalismo.
Mancano
totalmente la volontà di capire, di approfondire. E soprattutto di
contestualizzare.
Per
tacere del fatto che si salta di palo in frasca, mettendo tutto in
unico calderone (ad esempio, siamo sicure che le baby-prostitute si
vestano da personaggi manga per adescare clienti? La scolara, la
ninja… Non sono piuttosto icone dell’immaginario collettivo
nipponico?) e contornandolo di domande tipo: Lei,
signore, non vorrebbe avere rapporti sessuali con una
quattordicenne?, come
se significasse qualcosa. Già, perché immagino che in Italia gli
uomini direbbero tutti di no… E certamente sarebbero tutti sinceri…
Pare
(ma io non so il giapponese, indi non lo so) che persino le
traduzioni siano sbagliate e distorte…
Ma
veniamo alla domanda finale: i manga sublimano un desiderio o lo
scatenano?
La
risposta che vuole indurci a dare il servizio è, ovviamente, che lo
scatenano, suscitando il nostro scandalo. Ma, vediamo…
Sul
fatto quotidiano.it mi si dice che il reato più frequentemente
commesso in Giappone è il furto della bici… Su
giappopazzie.blogspot.com scopriamo che la percentuale di stupri che
ci sono in Italia è di 4 volte superiore a quella nipponica.
Direi
che, allora, la risposta corretta è lo sublimano.
E
non ci vedo niente di male.
E
adesso pongo io un quesito a sta Nadia Toffa: Preferisci che il tuo
vicino di casa sessantenne ti stupri o che tenga sul divano una
bambola di silicone?
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