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venerdì 1 aprile 2016

Sailor Nadia e la bambola di silicone

MANGA, DISINFORMAZIONE, TV SPAZZATURA


Non guardo la Tv: mi deprime, annoia, avvilisce e mi uccide i neuroni. E’ stato infatti il MPM, colpito dalle discussioni sui social più diffusi, a portare alla mia attenzione questo servizio de “Le Iene” sui Manga e la Pedopornografia... Così, incuriosita, l’ho guardato su Mediaset On Demand, e, come previsto, mi ha depressa, avvilita e ha vituperato i miei neuroni.
Tuttavia non mi ha annoiata, mi ha dato sui nervi.
Ma si può essere più ignoranti ed avere un approccio più intenzionalmente sviante e disonesto verso qualcosa che non si conosce (ciò è evidente se si considera che per sta Nadia Toffa, che conduce le interviste, i manga sono indifferentemente fumetti, anime e generica roba giapponese)?
E non ha il diritto di cronaca i limiti di verità e continenza?
La giurisprudenza dice di sì (a mero titolo di esempio: Cass. Civ., sez. III, 19 gennaio 2007, n. 1205, in senso conforme Cass. Civ., sez. III, 22 marzo 2007 n. 6973; Cass. pen., sez. V, 09 ottobre 2007, n. 42067), ma evidentemente questo a “Le Iene” non interessa.
E qui il problema non è dato solo da ciò che si afferma (facendo, peraltro, un bel minestrone), ma, ancora di più, da quel che artatamente si insinua e suggerisce.
Veniamo al servizio: l’associazione da cui parte sta Nadia Toffa è Manga = Sesso (dice anche Sesso, va bene, ma ci scivola sopra, come se avesse paura di scottarsi) = Porno = Bambine, ossia Pedopornografia = i Giapponesi sono dei pervertiti. La domanda – provocatoria e suggestiva – con cui conclude è: ma i manga sublimano un desiderio o lo scatenano?
Il servizio prende in considerazione varie realtà (manga, prostituzione, idol, bambole di silicone), le mescola e confonde senza approfondire (forse in quel locale le ragazze si limitano a parlare con i clienti, non fanno altro… ma noi non indaghiamo, ci limitiamo a trarre conclusioni affrettate e decidere che si prostituiscono, e se non lì, senza dubbio altrove), ci offre spezzoni di interviste fatte di domande suggestive (quelle che suggeriscono la risposta), cercando di glissare sulle questioni che non rispondono alla verità distorta che l’intervistatrice si affanna a cercare di dimostrare…
Ebbene, intanto trovo gratuita e vergognosa l’associazione di partenza, soprattutto perché decontestualizzata ed estrapolata dalla cultura (doppia) a cui appartiene: quella dei fumetti e quella giapponese.
Partiamo dai fumetti: si tratta di un ambito vastissimo, come dire: la letteratura.
E come in letteratura i generi sono tanti e diversificati. Quindi, contrariamente a ciò che dà per intendere il servizio, non tutti i manga sono erotici e non tutti gli erotici hanno come protagoniste ragazzine. In più in Giappone si è molto più sensibili alla differenziazione per fascia d’età (idem per gli anime), quindi non tutti i fumetti sono destinati ai bambini e agli adolescenti (nemmeno qui, del resto).
Insomma, dire manga= porno è come dire letteratura = Harmony (che è peggio).
A questo punto la Toffa insinua che le bambine giapponesi a furia di leggere i porno decidano di dedicarsi alla pedopornografia. Ma certo!!! Perché adesso le ragazzine nipponiche leggono i porno, non gli Shojo… E poi che ragionamento è, misericordia? A me piacciono gli horror, quindi vado ad ammazzare la gente? (In realtà era proprio questo che si sentiva spesso in Tv e sui giornali spazzatura quando ero al Liceo… Leggi Dylan Dog, quindi sei un’aspirante omicida… Del resto, qualche anno dopo, si diceva: se guardi Sailor Moon diventi gay… Offendendo ad un tempo le bambine, il femminismo e i gay…)
E poi c’è la cultura giapponese: è diversa dalla nostra, complessa, multiforme… Ma noi la riduciamo alle fanciulline in deshabillé, applicandovi per giunta, supinamente e acriticamente, i nostri parametri di giudizio. Questo per me è sintomo di razzismo e intolleranza.
Non solo. Non è giornalismo.
Mancano totalmente la volontà di capire, di approfondire. E soprattutto di contestualizzare.
Per tacere del fatto che si salta di palo in frasca, mettendo tutto in unico calderone (ad esempio, siamo sicure che le baby-prostitute si vestano da personaggi manga per adescare clienti? La scolara, la ninja… Non sono piuttosto icone dell’immaginario collettivo nipponico?) e contornandolo di domande tipo: Lei, signore, non vorrebbe avere rapporti sessuali con una quattordicenne?, come se significasse qualcosa. Già, perché immagino che in Italia gli uomini direbbero tutti di no… E certamente sarebbero tutti sinceri…
Pare (ma io non so il giapponese, indi non lo so) che persino le traduzioni siano sbagliate e distorte…
Ma veniamo alla domanda finale: i manga sublimano un desiderio o lo scatenano?
La risposta che vuole indurci a dare il servizio è, ovviamente, che lo scatenano, suscitando il nostro scandalo. Ma, vediamo…
Sul fatto quotidiano.it mi si dice che il reato più frequentemente commesso in Giappone è il furto della bici… Su giappopazzie.blogspot.com scopriamo che la percentuale di stupri che ci sono in Italia è di 4 volte superiore a quella nipponica.
Direi che, allora, la risposta corretta è lo sublimano.
E non ci vedo niente di male.


E adesso pongo io un quesito a sta Nadia Toffa: Preferisci che il tuo vicino di casa sessantenne ti stupri o che tenga sul divano una bambola di silicone?

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