IL
CROGIUOLO
di Arthur Miller
Dramma
terrificante, sul tema della caccia alle streghe, che qui, però, non
sono autentiche operatrici del demonio, quanto piuttosto cagnette
invidiose, maligne e meschine, che porteranno una cittadina allo
sfacelo.
E
la cittadina, ovviamente, è Salem,
Ed
è atroce vedere come è facile innescare il meccanismo della
persecuzione, come sia facile da un lato autosuggestionarsi, cedere
alla superstizione, e dall'altro approfittare delle circostanze per
sbarazzarsi dei... nemici?
No,
nemici è eccessivo.
Qui
si tratta di semplici vicini bizzosi, di questioni terriere o,
peggio, di pruriti sentimentali e abissi squisitamente umani.
E
il processo, in particolare, è allucinante.
E
la rabbia che ti monta in corpo e il senso di impotenza, di
ingiustizia, che ti frustra.
Ad
un certo punto ti viene davvero da arrenderti e limitarti a
sospirare.
Arthur Miller ritratto dal nostro vignettista
La
verità, in effetti, è che l'opera è davvero notevole, riesce a
caricarti del pathos e dell'ansia, sottolineando al contempo la
ridicolaggine della situazione, la sua crassa assurdità, pur
drammatica e potenzialmente letale.
E
altri temi si accarezzano, altresì. Quello della coerenza,
dell'onestà intellettuale, del sacrificio, della dignità e
dell'amor proprio... e sì, anche della nobiltà d'animo.
Un'opera
che affonda le sue radici nella storia, ben documentata, del
Massachussetts, ma che è stata scritta nel 1953, in pieno
Maccartismo, e che a quello si rivolge. E non solo, visto che è
tuttora attuale, interessando qualsiasi potenziale caccia alle
streghe.
Di
Miller avevo già letto “Morte di un commesso viaggiatore”, che
avevo apprezzato. Ma mai come “Il Crogiuolo”.
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