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martedì 19 gennaio 2016

I sacrifici del povero Geppetto

LE AVVENTURE DI PINOCCHIO
di Carlo Collodi


Tra i romanzi per l'infanzia più belli di sempre, che, infatti, alla fine, si gusta quasi meglio da adulti, perché i lati terrorizzanti si accettano con maggior facilità (il povero grillo parlante schiatta crudelmente e piuttosto in fretta, quei conigli neri che vanno a prendere i morti me li sogno ancora adesso – con buona pace di Paco, il mio cucciolo – e quelle scale infinite, e la fata defunta, e la pancia del Pescecane...) e così quelli più patetici (la pera da mangiare con la buccia o i sacrifici del povero Geppetto).
In effetti, a guardare solo il grazioso lungometraggio animato della Disney si perdono un mucchio di cose: si conservano, sì, il sense of wonder, la magia, e la meraviglia... Ma si smarriscono la cattiveria (a partire da Pinocchio, che non è così ingenuo e candido come nel cartoon) e i numerosi brividelli di terrore, e, se vogliamo, anche la dimensione morale, ben più incisiva e determinante, nelle intenzioni di Collodi.
Tuttavia non mancano i momenti comici, o anche solo divertenti, e quelli addirittura commoventi (Mangiafuoco, in particolare) o avventurosi...

Collodi, nell'immaginazione del nostro vignettista.

L'elemento più bello, però, è proprio quello catturato dalla Disney: la fantasia e l'immaginazione rutilante dell'autore, che non si circoscrivono al burattino parlante e alla Fata Turchina (che forse non è proprio buona come la si tende a ricordare), ma che si tingono di mille colori, assumendo infinite sfaccettature e riuscendo sovente a sorprendere, ancora oggi, rivelandosi attuali e stupefacenti.
E mi piace il linguaggio un po' aulico e un po' da cantastorie di Collodi. Tollero persino i suoi accenti paternalistici, perché aggiungono atmosfera e passione.
E siamo dinanzi una fiaba, dunque, ma pure ad un originale romanzo di formazione, altamente simbolico, che sfrutta l'incanto della fantasia per raccontare il percorso di crescita di ogni fanciullo bisognoso di forgiare la propria personalità, che passa dal gretto egoismo all'amore disinteressato, o, come nel caso del nostro eroe, dall'essere un burattino di legno ad un ragazzo vero... Tra mille peripezie, tante buone intenzioni e... beh, ovviamente, le cattive compagnie e un mare di bugie, che gli fanno allungare il naso.
Un classico senza tempo, da riscoprire nella sua versione completa ed originale, da non dimenticare e da amare senza condizioni.
P.S.

Di Collodi avevo letto anche “Giannettino”... Un po' la versione realistica di Pinocchio, con il ragazzino discolo che deve darsi una regolata... Solo che, sfrondato degli elementi fantastici, non mi aveva entusiasmato granché, ed anzi, mi era sembrato limitato, obsoleto e noioso... Amen.

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