LE
AVVENTURE DI PINOCCHIO
di Carlo Collodi
Tra
i romanzi per l'infanzia più belli di sempre, che, infatti, alla
fine, si gusta quasi meglio da adulti, perché i lati terrorizzanti
si accettano con maggior facilità (il povero grillo parlante
schiatta crudelmente e piuttosto in fretta, quei conigli neri che
vanno a prendere i morti me li sogno ancora adesso – con buona pace
di Paco, il mio cucciolo – e quelle scale infinite, e la fata
defunta, e la pancia del Pescecane...) e così quelli più patetici
(la pera da mangiare con la buccia o i sacrifici del povero
Geppetto).
In
effetti, a guardare solo il grazioso lungometraggio animato della
Disney si perdono un mucchio di cose: si conservano, sì, il sense of
wonder, la magia, e la meraviglia... Ma si smarriscono la cattiveria
(a partire da Pinocchio, che non è così ingenuo e candido come nel
cartoon) e i numerosi brividelli di terrore, e, se vogliamo, anche la
dimensione morale, ben più incisiva e determinante, nelle intenzioni
di Collodi.
Tuttavia
non mancano i momenti comici, o anche solo divertenti, e quelli
addirittura commoventi (Mangiafuoco, in particolare) o avventurosi...
Collodi, nell'immaginazione del nostro vignettista.
L'elemento
più bello, però, è proprio quello catturato dalla Disney: la
fantasia e l'immaginazione rutilante dell'autore, che non si
circoscrivono al burattino parlante e alla Fata Turchina (che forse
non è proprio buona come la si tende a ricordare), ma che si tingono
di mille colori, assumendo infinite sfaccettature e riuscendo sovente
a sorprendere, ancora oggi, rivelandosi attuali e stupefacenti.
E
mi piace il linguaggio un po' aulico e un po' da cantastorie di
Collodi. Tollero persino i suoi accenti paternalistici, perché
aggiungono atmosfera e passione.
E
siamo dinanzi una fiaba, dunque, ma pure ad un originale romanzo di
formazione, altamente simbolico, che sfrutta l'incanto della fantasia
per raccontare il percorso di crescita di ogni fanciullo bisognoso di
forgiare la propria personalità, che passa dal gretto egoismo
all'amore disinteressato, o, come nel caso del nostro eroe,
dall'essere un burattino di legno ad un ragazzo vero... Tra mille
peripezie, tante buone intenzioni e... beh, ovviamente, le cattive
compagnie e un mare di bugie, che gli fanno allungare il naso.
Un
classico senza tempo, da riscoprire nella sua versione completa ed
originale, da non dimenticare e da amare senza condizioni.
P.S.
Di
Collodi avevo letto anche “Giannettino”... Un po' la versione
realistica di Pinocchio, con il ragazzino discolo che deve darsi una
regolata... Solo che, sfrondato degli elementi fantastici, non mi
aveva entusiasmato granché, ed anzi, mi era sembrato limitato,
obsoleto e noioso... Amen.
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