ORANGE
IS THE NEW BLACK
Da
tanto non amavo così una serie Tv.
E
ciò benché la protagonista, una smorta biondina dagli occhi
appiccicati e incassati nel cranio, mi irriti (la sua ex-ragazza,
però, Alex, mi fa impazzire...)
Ispirato
ad una storia vera, racconta le vicende, tra il drammatico e il
faceto, di Piper Chapman, tipica WASP in procinto di sposarsi, che
finisce in carcere per un reato commesso dieci anni prima, con
tutto ciò che, a valanga, ne consegue...
E
all'inizio siamo vincolati a lei, alla sue inadeguatezze nel mondo
delle detenute: ci affascina la situazione, ci incuriosisce, a tratti
ci induce all'indignazione o al riso, ma non ci fa uscire di testa.
Non ancora. E' quando familiarizziamo con le compagne di prigionia,
quando impariamo a conoscerle, che il telefilm spicca il volo.
Sul
piano affettivo, ma anche su tutti gli altri (da quello narrativo a
quello artistico).
Perché
la prigione ti mette a nudo e ti toglie parenti, amici e
sovrastrutture. E alla fine rimanete solo tu, i tuoi sbagli e le tue
paure. E queste ti mozzano il respiro. Ma al contempo sai che devi
reagire o verrai schiacciata. E reagisci, dunque. Ma non è detto che
il tuo sia il modo migliore.
E
a volte la detenuta e il reato che l'ha condotta in carcere sono una
cosa sola, a volte paiono appartenere ad altri, e non sembrano avere
ormai più nulla da spartire con lei. Ma ce l'hanno, e il passato
riemerge, non solo come flashback.
Ciò
che importa, però, ciò che davvero apprendiamo, è che le detenute
sono innanzitutto persone e che le persone sbagliano, spesso
continuando a farlo. Non per forza con cattiveria. Ma anche sì.
Altre volte, invece, ci sono un prima e un dopo, e poi tutto cambia.
O quasi.
E
il panorama che ci viene offerto – in quanto ad umanità,
situazioni, e storie – è vastissimo, non solo femminile, non solo
legato alle recluse. Valutiamo la corruzione del sistema (carcerario,
in primis), le sue ingiustizie, il mondo dentro – con le sue regole
e le sue peculiarità – e il mondo fuori – così lontano e
distante. E ci rendiamo conto che spesso delinquere è quasi
inevitabile, ma sempre e comunque, in definitiva, una scelta, più o
meno consapevole.
E
ciò che all'inizio ci sembrava il male, magari è solo uno sfogo. E
poi saltano fuori pure gli idealisti e le brave persone, così come
le criticità che hanno reso tali quelle che non le sono.
L'arancione
sarà il nuovo nero, ma in mezzo c'è un'infinità di sfumature.
Ed
è questa la bellezza suprema di “Orange”.
Farle
risaltare tutte, in una prospettiva mutevole e sfaccettata,
alimentata dalla solidarietà e dalla crudeltà, ad un tempo.
Una serie meravigliosa e imperdibile, che ci aiuta ad ampliare i nostri
orizzonti e a crescere interiormente.
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